Recensione dello spettacolo E allora cadi, in scena al teatro dell'Angelo dal 26 al 29 aprile 2018
Ieri sera la prima di “E allora cadi” al Teatro dell’Angelo, che si replicherà per ancora altre due serate fino al 29 aprile. L’autore e interprete è Francesco Marioni, giovane romano con un diploma di maturità classica e la frequenza dell’Accademia internazionale di teatro; con la regia e interpretazione di Antonello Avallone. Scene e costumi di Red Bodò.
Gianmaria è un uomo sulla cinquantina, proprietario di una piccola libreria in una zona periferica e poco frequentata di Roma. Vedovo da qualche anno, si è ritrovato a gestire da solo un’attività che ormai non porta praticamente alcun guadagno. I debiti si accumulano, così come l’amarezza di non sapere come pagarli e la vergogna di sentirsi sempre in dovere nei confronti di qualcuno. Elìas è un ventisettenne romano di borgata, figlio di genitori assenti, semplici, educato ai valori della mera sopravvivenza.
E’ cresciuto per la strada insieme ad altri delinquenti come lui e oggi gira col suo motorino senza una direzione, né in strada né nella vita. Vive di espedienti: qualche passamano, qualche furtarello e qualche rapina in piccoli negozi di periferia. Due esistenze che percorrono vie opposte ma destinate a incontrarsi una sera come un’altra, quando Elìas decide di entrare nella libreria di Gianmaria armato del suo coltello da salumiere. “Una semplice rapina” pensa il ragazzo, un colpo sicuro nella piccola libreria ancora aperta alle nove di sera. Non sa che, come dice Gianmaria “le cose cambiano velocemente”.
La situazione si ribalta in un batter d’occhio: Gianmaria inaspettatamente tira fuori una pistola e chiude il negozio con il rapinatore dentro. Ora è lui a chiedere i soldi a Elìas: tutto quello che ha lo spenderà in libri. E li leggeranno insieme, altrimenti lui li butterà via. “L’unico modo di inibire la violenza è attraverso l’arte” diceva Oscar Wilde, “non me ne frega un cazzo”, risponde Elìas sempre più disgustato. Preferirebbe che gli sparasse, piuttosto che ascoltare un’altra poesia o un altro stralcio di libro. Gianmaria lo sfida, lo mette alla prova, lo provoca: uno è un delinquente, sì, ma in fondo è lui quello armato tra i due. Elìas, nella sua semplicità, si dimostra più profondo di quello che vuol far sembrare. Chiusi per un paio d’ore nella tranquillità del piccolo negozio isolato, i due troveranno alcuni punti di contatto inaspettati, una stima reciproca che non vuole essere dichiarata, ma c’è. Elìas capirà con vergogna l’assurdità della sua intenzione di rapinare qualcuno che forse sta peggio di lui, Gianmaria farà i conti con un punto di vista che non conosceva e che gli aprirà gli occhi nel momento più sbagliato. Poi l’inaspettato: la polizia bussa alla serranda. Che cosa è successo? Chi l’ha chiamata? Gianmaria ha fatto tutto questo per incastrare Elìas? O forse sta nascondendo un segreto più grande?
Grande al termine dello spettacolo la manifestazione di gradimento del pubblico con un lungo applauso.
Alfredo Rovere
27 aprile 2018