Martedì, 26 Novembre 2024
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Che gioia le feste di famiglia, ma nessuno è al sicuro e niente è quel che sembra

Recensione dello spettacolo Festa di famiglia in scena al Teatro Vascello dal 2 al 6 maggio 2018

 

Inizia tutto con una stanza lasciata fuori posto. Oggetti alla rinfusa, un tavolo con tante sedie rovesciate, poltrona e divano consunti dal vecchiume tracciato dal tempo che passa.
Gli attori sono disposti nei quattro angoli al centro del palco, spicchi di un frutto lasciato a marcire all’aperto. Il finire di una battuta di uno costituisce l’incipit per la battuta dell’altro, una sorta di recitazione corale che trova il culmine nel canto. Una storia dolente, dove – in rarissimi momenti – si ride e si soffre, si raggiungono note violente e si lambisce il grottesco.


Festa di famiglia è una matassa di emozioni, difficile da sbrigliare e spiegare con semplici parole, soprattutto se la storia è costruita su un impianto scenico che si dispiega a mo’ di puzzle.
È il sessantesimo compleanno di Ignazia (Alvia Reale) e le tre figlie, Mina (Manuela Mandracchia), Frida (Sandra Toffolatti) e Donata (Màriangeles Torres) le hanno organizzato una festa a sorpresa, ma non tutto andrà come previsto. La festa si tramuterà in un pretesto per tirar fuori veleni, rancori, abusi e soprusi di quella che sembra una famiglia normale. Attorno al tavolo apparecchiato per la cena ci sono anche Leone (Diego Ribon), compagno di Donata e Rico (Fabio Cocifoglia), marito di Mina. Ogni personaggio nasconde un segreto, un lato debole e aggressivo che scatena l’inferno.
In questa perfetta parvenza di festa famigliare assisteremo alle recriminazioni di Frida contro la madre per aver premesso al marito di molestarla sessualmente quando era ancora una ragazzina, alla violenza psicologica e fisica di Rico nei confronti della moglie e alle frustrazioni di Donata e Leone che fingono di essere la coppia modello che tutti vorrebbero essere. Si passa così da un clima di tranquillità – alleggerito da canti, melodie, ricordi di un tempo passato – a un clima di tensione (sempre più spesso v’è una reiterazione di scene in cui gli interpreti parlano tutti assieme). La magia di questa rappresentazione è costituita – oltre che da un cast di attori che definirli superlativi è anche poco – dall’alternarsi di questi attimi di leggerezza e di gravità che permeano la vicenda, questa continua battaglia di amore e odio tra i personaggi come il sentimento che Mina nutre nei confronti di Rico, l’affetto celato di Frida nei confronti di Ignazia così simile a quello di Donata nei confronti di Leone, e l’alternarsi della recita e del canto. Non mancano infatti melodie di auguri, canzoni intonate per la festa (splendido l’effetto della musica creato dalle sole vibrazioni delle voci degli attori), salvo poi tornare ai momenti bui della famiglia e alle aggressioni verbali. C’è da dire però che, nonostante le battute vengano recitate in maniera contemporanea, non creano fastidio, le parole non si disperdono nell’aria anzi, il loro peso resta sospeso in teatro quasi a far sì che penetri nello spettatore per dargli il tempo di assimilarlo pian piano.
Lunghissimi gli applausi profusi al termine dello spettacolo spingendo gli attori ad uscire sul palcoscenico più del dovuto, forse perché Festa di famiglia offre uno spaccato della vita di tutti i giorni mostrando quella che è la vita reale, non sempre perfetta ma sempre soggetta a forti scossoni, cambiamenti, scelte di vita che inevitabilmente incidono negli equilibri famigliari.
Un pretesto quindi per raccontare la realtà per come è realmente, cosa di cui troppo spesso ci dimentichiamo nascondendoci dietro falsi miti, idoli, apparenze, maschere, facendo finta che tutto ciò che accade là fuori è qualcosa che non ci riguarda.
Raccontare dunque “una storia che assomiglia alla Storia in cui tutti siamo” (come si legge nelle note sul progetto dello spettacolo) per ricordarci, ancora una volta, chi siamo e che tipo di uomo o donna scegliamo di essere.

 

Costanza Carla Iannacone
4 maggio 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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