Martedì, 26 Novembre 2024
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N.E.R.D.S : famiglia tradizionale allo sbaraglio

Recensione dello spettacolo N.E.R.D.s – Sintomi in scena al teatro Brancaccino dal 19 al 22 aprile 2018


Una famiglia apparentemente perfetta con una coppia ottantenne e i suoi quattro figli maschi, Nico, Enri, Robi e Dani festeggiano 50 anni di matrimonio dei genitori. La location scelta per l’evento è un agriturismo con un laghetto di papere (o anatre si chiedono i protagonisti) e la scenografia in sala ripropone il giardino circostante tutto in verde che costituirà lo spazio scenico su cui si muoveranno per tutto il tempo i protagonisti. Uno dei quattro figli sta cercando di comporre un discorso per l’occasione, ma non riesce a trovare parole e concetti: o viene criticato o viene interrotto dai fratelli che lo trovano troppo tendente al metafisico (lo definiscono un discorso sacerdotale, per la precisione).

Man mano che ci si addentra nelle relazioni e nelle situazioni familiari, inizia ad apparire evidente che una famiglia proprio perfetta non è. I rapporti sentimentali dei quattro figli maschi si presentano tutti problematici e intrecciati tra loro. Nico è sposato con Rita da cui sta per avere un bambino, ma è innamorato di Laura che invece ha una relazione con suo fratello Enri. Intanto il figlio concepito da Rita è in realtà di Dany, dichiaratamente gay, che a sua volta ritrova alla cerimonia un uomo con il braccio infortunato, una sua ex-fiamma che, pur essendo sposato con figli, ha appena interrotto una relazione sessuale con l’ultimo dei suoi fratelli, Robi. Questi sembra, per certi versi, il personaggio chiave che fa da perno alla rappresentazione. Mentre cerca di comporre il discorso in onore dei suoi genitori, i fratelli ruotano attorno a lui con le loro vicende. Robi è il più fragile e sensibile tra i suoi fratelli a loro volta insicuri e confusi e pagherà il suo modo di essere. Tenterà il suicidio quando verrà scaricato dall’ex amante di Dany, ricorrendo ai numerosi farmaci e psicofarmaci di cui si è liberata Rita, sapendo di essere incinta. Alla fine, dopo tutti i numerosi intrecci sentimentali che si sono succeduti nel corso delle vicende, si ritornerà alla situazione di partenza: Nico tornerà da Rita che non vorrà più dire che il figlio è di Dany che a sua volta si riavvicinerà all’uomo con il braccio infortunato, mentre Enri rimane con Laura e Robi resta solo.

Con cinismo ed ironia, viene proposta dall’autore e regista Bruno Fornasari, un agghiacciante quadro della natura delle relazioni nella realtà contemporanea. Rapporti sentimentali e sessuali che si intrecciano senza una direzione. Non c’è differenza di genere nella scelta del partner, come nel caso di alcuni personaggi che sono attratti da entrambi i sessi. Ma non solo, Fornasari ci delinea la disintegrazione della famiglia tradizionale, come dimostra la chiusura dello spettacolo che apre un flash-back sulla coppia dei genitori ottantenni che prima delle cerimonia si erano volgarmente aggrediti, buttandosi addosso 50 anni di frustrazioni e insoddisfazioni, per poi tornare belli, sorridenti e affettuosi dinanzi agli invitati all’evento. Colpisce poi l’immaturità e l’egoismo dei figli non solo indifferenti l’uno alle problematiche dell’altro, ma che addirittura si danneggiano per soddisfare il proprio bisogno personale del momento. L’unico a pagarne le spese è Robi, che con la sua sensibilità e fragilità rimane vittima di questo spietato ingranaggio.

Neanche di fronte al suo tentato suicidio i fratelli sembrano particolarmente provati. A sottolineare quest’ingiustizia, la riproposta quasi ossessiva nei dialoghi della teoria darwiniana per cui non sopravvive l’organismo più intelligente, ma quello che si sa meglio adattare all’habitat in cui è collocato. Con scene paradossali ed esilaranti che divertono enormemente il pubblico in sala, Fornasari ci rappresenta l’apice a cui è arrivata la società liquida teorizzata da Bauman, in cui non ci sono più certezze e direzioni neanche nella vita di relazione, né per il concetto di coppia né per l’identità sessuale e di genere. Questo malessere personale e sociale di cui tutti, indistintamente sono pervasi, è simboleggiato dal reflusso gastroesofageo, disturbo molto comune di origine psicosomatica di cui soffre ogni personaggio della pièce. Anche il riferimento agli psicofarmaci, in particolar modo alle benzodiazapine, principio contenuto in numerosi ansiolitici, è costante a dimostrazione di un uomo psicologicamente disorientato e senza risorse.

Davvero eccezionali drammaturgia e regia: il testo è sarcastico e pungente, ma profondo e amaro, come l’amaro che lascia in bocca allo spettatore all’uscita dal teatro. Interessanti e originali alcune scelte, come quella di inserire nei cambi scena gli attori con la testa ricoperta dalla maschera di papera, quasi a voler simboleggiare l’abbrutimento e la bestialità a cui è giunta la specie umana. Anche il titolo intriga il pubblico: cosa significherà N.E.R.D.s? Giovane poco avvenente, che compensa questa mancanza con una passione ossessiva per la tecnologia, come nell’accezione comune? Non sembra dallo spettacolo. Si riferisce ai nomi dei protagonisti? Di sicuro vi allude, ma sappiamo che il testo vuole far riferimento al non erosive reflux disease, sintetizzato nell’acronimo NERD, ossia il reflusso gastrointestinale a cui fa riferimento lo spettacolo. Riuscita e vincente anche la caratterizzazione dei personaggi sia femminili che maschili, tutti interpretati sapientemente dai quattro attori Tommaso Amadio, Riccardo Buffonini, Michele Radice e Umberto Terruso. Questa trovata aggiunge comicità e divertimento allo spettacolo, senza scadere in caricature disturbanti, ma allo stesso tempo sembra ribadire l’inesistenza di un’identità di genere, con il trionfo della società liquida.

 

Mena Zarrelli
26 aprile 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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