Recensione dello spettacolo “Questo amore”, in scena al Teatro Off/Off dal 20 al 25 Marzo 2018
Cosa succede quando l’amore diventa assenza? Quando le attese per il futuro ancora non consumato si tramutano in ricordo del passato? Quando la celebrazione è quotidiano rito funebre?
È il tema che Roberto Cotroneo affronta in questa trasposizione teatrale del suo romanzo del 2006, affidata alla regia di Matteo Tarasco.
Anna (Laura Lattuada) e Edo (Massimiliano Vado) sono stati una coppia innamorata. Coppia improbabile: un’insegnante ed un ex calciatore, uniti da una passione per la poesia, che hanno materializzato nella loro libreria, tempio custode delle parole del loro amore. Poi Edo è sparito in un buco della memoria. Da allora Anna è in coma. 23 anni.
Non è la morte, ma un congelamento delle relazioni. Anna c’è, è sulla scena, a lato del suo corpo inerte, della sua lingua muta. La malattia è solo il contenitore in cui ha racchiuso ogni ipotesi di felicità e da cui non vuole uscire. A nulla servono i disperati richiami a vivere che la figlia Margherita (Eleonora De Luca) quotidianamente le lancia. Solo lì, nel laboratorio segreto della mente, l’assenza può trasformarsi in ricordo, il ricordo in nostalgia, la nostalgia nell’unica evoluzione possibile dell’amore.
L’autore la definisce narcisisticamente una storia semplice, ma in realtà “Questo amore” è una ambiziosa speculazione, una artificiosa costruzione letteraria, uno sfoggio di pensiero cheap (con tanto di ovvia citazione dei versi di Prèvert). Nella sua esposizione Roberto Cotroneo si bea di affermazioni che vogliono elevarsi all’apodittica, ma restano alla quota della massima ad effetto, di riflessioni che ambiscono alla profondità ma galleggiano nello stagno della retorica. Frasi che, estrapolate dalla massa fluida del romanzo e isolate nel dialogo teatrale, si riducono a comporre il catalogo di aforismi di un suo personale manuale d'amore. Ragione, non cuore. Intellettualismo dei sentimenti.
Laura Lattuada traduce nella sua recitazione l’impianto stilistico dell’autore: espressione perennemente intensa e modulazioni virtuosistiche della voce sono gli elementi di un compiaciuto tecnicismo formale, di una maniera tanto impostata quanto gelida.
Quanto poco ciò abbia a che fare con l'amore, di cui pur si sta parlando, appare in tutta la sua evidenza dal confronto stridente con la struggente interpretazione della giovane e talentuosa Eleonora De Luca, che, pur negli ambiti di una misura composta, è capace di strappare fitte nel cuore con il lacerante, inascoltato appello “Mamma, mamma…”. Poche battute, ma scavate direttamente dalle viscere. Non ragione, ma cuore. Tutto quello che manca nel resto della pièce.
Eppure la regia di Matteo Tarasco è efficace: delimita l’azione in un asettico spazio unico, racchiuso da un fondale traslucido dietro cui personaggi appaiono per quello che sono: fantasmi; impernia l’ellisse degli essenziali movimenti scenici attorno all’ideale fuoco del letto di dolore; richiede alla protagonista tono altisonante e dominio della scena, sia pur da posizione defilata; impone una benda agli occhi di Edo e volatile presenza alla recitazione di Massimiliano Vado.
Il pubblico della prima che ha riempito l’elegante sala dell’Off/Off ha espresso il suo gradimento con un convinto applauso. L’intellettualismo prêt-à-porter, lo constatiamo anche fuori dai teatri, trova comunque ampi spazi di consenso.
Ma noi che, in una serata piovosa, cercavamo calore, dolce od amaro che fosse, nei discorsi di due amanti, abbiamo sentito pulsare il cuore solo di fronte al grido di rabbia di una ragazza che “Questo amore” non ha ricevuto mai.
Valter Chiappa
22 marzo 2018