Sabato, 23 Novembre 2024
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Parola di Macbeth: versione odierna del classico shakespeariano

Recensione della spettacolo Parola di Macbeth, in scena al Teatro Brancaccino il 22 e 23 febbraio 2018

 

Rivisitare ed adattare il Macbeth, una delle opere più potenti e suggestive del grande Shakespeare è un’impresa ardua e coraggiosa. Con lo spettacolo Parola di Macbeth, al Teatro Brancaccino ci hanno provato gli allievi attori del terzo anno della Stap Accademia Brancaccio Lorenzo Gioielli, una piéce teatrale prodotta dalla Sala Umberto di Alessandro Longobardi. La Stap Accademia di recitazione, drammaturgia e regia ha riscritto il Macbeth all’interno della rassegna “Classici del secolo futuro” trasponendo i personaggi della tragedia del Seicento in un odierno campo scout con risultati non sempre entusiasmanti.

Per lo spettatore in sala, attirato dall’aspettativa che il titolo promette, disorienta l’apertura della  scena con ragazzi scout in momenti di scanzonatezza e leggerezza tipica di adolescenti riproposta forse anche in modo troppo caricaturale, a cui si alternano poi momenti dell’opera originaria dal tono solenne. Come è noto, il personaggio di Macbeth rappresenta la sete di potere smisurata che ha conseguenze nefaste. Macbeth, generale dell’esercito scozzese e parente del re, accecato dall’obiettivo di diventare a sua volta re, uccide il legittimo sovrano Duncan, poi il suo amico Banquo che in base alla predizione delle streghe incontrate nel bosco, avrà una discendenza reale, la moglie e il figlio di Macduff, temibile avversario, ma alla fine lui stesso cadrà vittima dello stesso Macduff. 

Personaggio chiave della vicenda è Lady Macbeth, che manipola e induce il marito a commettere gli atroci delitti per diventare regina. Lady Macbeth, nell’adattamento, invece è diventata la mamma di Macbeth a sua volta in versione figlio attaccato alla gonnella di una madre che lo soggioga completamente. Tutto questo trasposto tra adolescenti scout appare a tratti eccessivamente decontestualizzato e Macbeth in versione calzoncini corti e calzettoni lunghi, camicia e cappellino da capo scout ha un effetto più comico che tragico.

Nell’intento originario di Alberto Bellandi e Daniele Prato che hanno curato l’iniziativa e di Carlotta Solidea Aronica, Jacopo Badii, Ludovica D'auria, Assunta Del Pomo, Lara Galli, Rose Marie Gatta, Federico Gatti, Valeria Iovino, Pietro Lasciato, Mattia Lauro, Chiara Lorusso, Vittorio Magazzu' Tamburello, Antonio Muro, Clarissa Rollo, Susanna Valtucci che hanno scritto e interpretato l’opera,  c’è la volontà di fare un’operazione di riscrittura che attualizzi il significato e le dinamiche di potere della grande tragedia shakespeariana per diffonderla anche tra le nuove generazioni. Il risultato finale appare, però, più vicino alla parodia che alla riscrittura attualizzante. Difficile immaginare un odierno Macbeth in calzoncini che uccide spietatamente per diventare capo scout!

L’interpretazione però dell’attore allievo nei panni di Macbeth, non è da sottovalutare nei passaggi tragici della rappresentazione in cui vengono ripresi i versi originari dell’opera. In questi frangenti, l’allievo si distingue per la bravura e le ottime doti recitative che riescono a rendere la tragicità dei delitti, della follia in cui versa Macbeth e della gabbia in cui è caduto a causa della madre manipolatrice che lo ha condotto in quello stato di delirio di onnipotenza. Dunque, una parte del senso dell’opera, si può considerare salva, quando dimentichiamo di essere in campo scout e i versi memorabili e potenti di Shakespeare ci riportano alle atmosfere e ai passaggi autentici del testo. 

Da sottolineare anche la presenza delle due sorelle gemelle amiche di Lady Macbeth, anche loro brave nella recitazione. Il loro inserimento appare una trovata originale che vuol dare un guizzo di brio alla narrazione, ma in alcuni momenti, l’ironia utilizzata, si allontana nuovamente dal testo shakespeariano, apparendo anche in questo caso decontestualizzata. Lodevoli quindi le capacità e la resa interpretativa degli allievi attori, ma poco convincente e troppo decontestualizzata le scelte registiche che hanno condotto la trasposizione in tempi odierni di un classico della portata del Macbeth di Shakespeare.

 

Mena Zarelli

26 febbraio 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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