Recensione dello spettacolo Michelangelo e il pupazzo di neve, andato in scena al Teatro Brancaccino di Roma dall' 8 all' 11 febbraio 2018
Al Teatro Brancaccino è andato in scena uno spettacolo dal titolo promettente: "Michelangelo e il pupazzo di neve", di e con Carlo Vanoni con la regia di Gian Marco Montesano. Tutto lascia presagire un' inedita e originale rilettura della vita e della personalità di uno dei più grandi artisti di tutti i tempi: Michelangelo Buonarrotti.
Dotato di una grandezza fuori dal comune ma allo stesso tempo di un' indole poco mite, intransigente, spigolosa, a tratti inquietante, in questa pièce viene fatto un ritratto più completo dell'artista, presentato come un uomo che aspira anche alla gloria e anche al benessere materiale. Ebbene sì, in questo spettacolo spesso vengono elencati i lauti guadagni di Michelangelo senza i quali non avrebbe accettato le commissioni di principi e papi con cui ha collaborato. Il suo scopo è ridare prestigio alla sua famiglia decaduta e il denaro in questo si presta molto bene. Ci viene presentato poi un Michelangelo complesso anche dal punto di vista sessuale, che oscilla tra l'amore platonico per Vittoria Colonna e quello per il giovanissimo Tomaso Cavalieri, di cui s'innamora all'età di 60 annie e vorrebbe vivere questa relazione fino in fondo.
Vanoni ci fa poi un excursus sulle tappe principali della vita personale e artistica di Michelangelo, delle sue principali opere e dei rapporti con i suoi committenti e con gli artisti suoi contemporanei. Per rendere appieno il suo personaggio il regista ha costruito l'opera attraverso una commistione di generi, contaminando la video art con l'accompagnamento musicale della chitarra di Vanoni che si alterna ai suoi monologhi che entra ed esce dal personaggio come un narratore onnisciente, commentando le vicende con una visione super partes della realtà.
Inoltre la presentazione delle opere michelangiolesche attraverso video e foto avviene sempre in maniera originale e non convenzionale, arricchendo la visione tradizionale del pubblico in sala che partecipa attento e meravigliato. Unico neo della rappresentazione che non ne preclude però la qualità del prodotto finale, può essere rintracciato nell'interpretazione a tratti monocorde di Vanoni che potrebbe appiattire i molteplici ruoli da lui ricoperti.
Mena Zarrelli
14 febbraio 2018