Venerdì, 22 Novembre 2024
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Al Teatro Trastevere “Tutti sono mio cugino”

Recensione dello spettacolo “Tutti sono mio cugino” andato in scena dal 2 al 4 febbraio 2018 al Teatro Trastevere di Roma

 Commedia esilarante e molte volte suggestiva per gli artifizi comici che propone all’interno della storia. Enrico Lombardi attore protagonista narra con i mezzi che il comico dispone la storia delle sue radici di provenienza e delle vicende che riguardano la sua famiglia. Lo spettacolo ha inizio con Enrico che entra dalla platea, già dall’inizio è sottolineata l’importanza del rapporto con il pubblico. Prima di cominciare la narrazione l’attore invita gli spettatori a mandare un SMS ad una qualsiasi persona conosciuta e che appare nella propria rubrica del cellulare; in modo di avvertirla a richiamare ad un numero che vedremo essere il corrispondente di una cabina telefonica presente in sala.

Un’idea scenica che avvalora l’effetto sorpresa contenuto nello spettacolo, in quanto sia il protagonista che il pubblico sono sempre in attesa che qualcosa potrebbe accadere da un momento all’altro e lo spettacolo è subito pronto a ricordare che le regole sono fatte dalla fantasia e dal gioco, non creando scompiglio però, perché la tecnica del comico è sempre capace di domare ogni uscita dai ranghi. In questi intermezzi creati dal pubblico la storia di Lombardi procede nel narrare i paradossali avvenimenti che riguardano il suo paese di provenienza, Casalgrande. Ad accompagnare l’attore reggiano in scena è Dario Aggioli che interpreta un personaggio davvero esistente della cittadina di Casalgrande, “Sgaiber”. La figura di Sgaiber è pantomimica, infatti non ha parola e fa della mimica la rappresentazione del suo modus vivendi e teatralmente diviene sostenitore e accompagnatore delle dinamiche comiche innescate all’interno dello spettacolo da Lombardi. In questo canovaccio ben definito i due comici attraverso il racconto portando ad una riflessione su come i valori tradizionali esplicitano le condizioni più paradossali della vita di tutti i giorni e che riguardano le vicende delle persone. La storia si conclude proprio sulla figura di Sgaiber che fa della propria esistenza scenica il fulcro di una riflessione dal carattere esistenziale.

Ad incorniciare l’intero clima ludico è la scelta della scenografia. Infatti le chiamate che il pubblico riceve sono accolte da una cabina telefonica che assume carattere di luogo deputato e punto di appoggio per l’andamento dello spettacolo. Inoltre gli attori ospitano lo spettatore a salire sul palco dopo che egli ha ricevuto la chiamata, offrendoli un bicchiere di vino e una fetta di salame. Questa scelta registica sottolinea la volontà da parte degli autori di coinvolgere il pubblico e portarlo all’interno del racconto, affidandogli un ruolo che rende lo stesso spettatore non solo parte integrante della storia, ma anche conoscitore di quel mondo raccontato da Lombardi e Aggioli.

La validità dello spettacolo è affidata al lavoro comico e mimico dei due attori, alla  consapevolezza della creazione del canovaccio da parte di Dario Aggioli e dall’ottimo modo di maneggiarlo di Enrico Lombardi. Aggioli è fondatore di “ Teatro Forsennato”, il suo lavoro sul canovaccio non è da confondersi con quello dell’improvvisazione. Aggioli spiega che l’importanza dello sviluppo del canovaccio parte dall’osservazione di un dettaglio, un oggetto scenico con il quale interagisce l’attore e che da li è in grado di creare un’azione, un testo. In questa scelta drammaturgica si coglie la volontà da parte dell’autore di cogliere l’irrepitibilità del teatro, l’azione drammaturgica che si sviluppa nel hic et nunc  e che solo il canovaccio può sviluppare. In questa conduzione registica si apre una vera e propria ricerca dello spazio, intesa come luogo di scoperta del sé dell’attore, posto in cui il personaggio crea in quel momento la storia. E’ quello che fa Enrico Lombardi; l’attore durante tutto lo spettacolo rivisita i propri luoghi di appartenenza attraverso la curata scelta del luogo scenico, che diviene l’ambiente vitale del racconto. Sotto questo aspetto è sottolineato l’ottimo lavoro attoriale condotto da Enrico Lombardi, il quale conferma la validità dell’esperienza artistica della “Quinta parete”,  associazione culturale da lui fondata dal 2008.

 

Emiliano De Magistris

13 febbraio 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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