Recensione dello spettacolo La Wally andato in scena al Teatro del Giglio di Lucca venerdì 19 e domenica 21 gennaio 2018
A Lucca, città natale del promettente compositore scomparso prematuramente, Alfredo Catalani, è andata in scena una delle sue sei opere liriche: La Wally di cui Luigi Illica scrisse il libretto. Il regista Nicola Berloffa ne ha curato un allestimento tradizionale.
L’Orchestra Filarmonica Pucciniana, guidata da Marco Balderi ha eseguito la particolare melodia riuscendo a renderne tutte le sfumature.
L’intreccio si svolge nel 1800 a Hochstoff, nell’alto Tirolo e narra la vicenda della giovane Wally che ha un debole per il cacciatore Giuseppe. Costretta però dal padre Stromminger a sposarsi con Gellner o a lasciare la casa, opta per quest’ultima soluzione e prende la via della montagna assieme al suo amico Walter. Dopo la morte del padre, la giovane ereditiera torna in paese e nuovamente, tra mille complicati intrecci, prosegue la disputa tra Gellner e Giuseppe per ottenere il suo amore e questo porterà il primo a tentare l’omicidio del secondo. Sconvolta dagli eventi di cui si ritiene responsabile, Wally si ritira in una capanna sulle montagne, dove viene raggiunta da Giuseppe ma insieme troveranno la morte. Lui travolto da una valanga, e lei disperata si getta nel burrone.
Accanto ai buoni comprimari Francesco Facini (Stromminger), Irene Molinari (Afra), Marcello Rosiello (Vincenzo Gellner), Graziano Dallavalle (Pedone di Schnals) e Paola Leoci (Walter), i protagonisti Serena Farnocchia, soprano dalle indubbie qualità che per la prima volta si è cimentata nel ruolo di Wally ed il bravo tenore Zoran Todorovich nel ruolo di Giuseppe.
La scenografia di Fabio Cherstich ci ricorda molto l’ambiente montano, infatti ha usato una serie di pedane trattate in modo tale da sembrare blocchi di neve e collegate fra loro quasi a ricordare un labirinto. A rendere ancor più l’ambiente esterno, l’effetto nevicata. I costumi di Valeria Donata Bettella sono naturalmente (e forse anche un po’ troppo marcatamente) adatti all’ambiente di montagna: pesanti cappotti, sciarpe e vari cappelli.
L’unica pecca di questo spettacolo sta nella scena finale e più precisamente per l’effetto della valanga nella scena finale. Sarebbe stato opportuno usare una maggior quantità di ghiaccio secco per rendere ancora meglio l’effetto, che è risultato invece un po’ troppo debole.
Il pubblico è comunque rimasto molto soddisfatto dalla totalità dell’opera, applaudendo a lungo e richiamando più volte i protagonisti sul palcoscenico.
Gabriele Isetto
23 gennaio 2018