Recensione del musical “La Regina di Ghiaccio” in scena al Politeama Genovese dal 15 al 17 dicembre.
E’ possibile trasformare un’opera lirica donandole i sapori e i colori di una fiaba? Modificare l’incompiuta “Turandot” di Giacomo Puccini in cui si giunge a parlare di morte fino a renderla uno spettacolo adatto a tutta la famiglia? Non facile, certo, ma è possibile. Ce lo dimostra il regista Maurizio Colombi, che trova l’ingrediente segreto di questa operazione circondandosi dello stesso gruppo di lavoro già fautore del grandissimo successo di pubblico del suo “Rapunzel”. Fantasia, ingegno, capacità, voglia di fare sono tutte caratteristiche che ritroviamo a due anni di distanza ne “La Regina di Ghiaccio”, il musical andato in scena al Politeama Genovese dal 15 al 17 dicembre, ma, questa volta, era indispensabile andare oltre.
Serviva tanto coraggio per rivisitare con originalità un grande classico della nostra cultura. Colombi ricrea allora a suo modo l’opera pucciniana dando vita a personaggi inediti tra i quali spiccano le tre malefiche streghe Tormenta (Valentina Ferrari), Gelida (Federica Buda) e Nebbia (Silvia Scartozzoni) a contrasto dei fidi ma alquanto inefficaci consiglieri dell’imperatore Ping (Giancarlo Teodori), Pong (Jonathan Guerrero), Pang (Adonà Mamo). Il regista, però, ha soprattutto il merito di ideare un family-show che davvero sprizza talento da tutti i pori. Perché prima di fare riferimento ai venti straordinari performer sul palco, non si possono non notare gli effetti speciali realizzati con le più moderne tecnologie, le scenografie imponenti, i diciotto brani totalmente inediti che compongono la colonna sonora (alcuni dei quali vere e proprie canzoni d’amore capaci di vita autonoma), le coreografie e i costumi ispirati entrambi all’antico Oriente.
Ci addentriamo così nell’impero di Altoum, in un’atmosfera affascinante, soggiogata ahimè dal ghiaccio e dal vento polare, perché imprigionata dall’incantesimo delle tre perfide streghe che hanno tramutato in pietra il cuore di Turandot. Nel regno dell’imperatore Altoum (Paolo Barillari) niente più ventagli ma solo lana calda, ombrellini e tanto freddo mentre ogni uomo è costretto a indossare una maschera per proteggersi dallo sguardo stregato della principessa che tutti fa innamorare di sé. Solo chi sarà così abile da risolvere i tre enigmi da lei imposti potrà averla in sposa, altrimenti.... ‘via la testa!’ per opera delle sue katane. Ma chi è Turandot? A interpretare questo personaggio così incapace di provare amore, Colombi ha richiamato Lorella Cuccarini, chiedendole di essere ancora più perfida della sua già cattivissima Madre Gothel di “Rapunzel”. E Lorella, grazie a lui, sorprende ancora una volta. Se la sua versatilità nota da tempo a pubblico e addetti ai lavori le consente di incarnare al meglio un donna complessa e bipolare, a stupire ora sono le doti vocali che giungono a sfiorare le corde del canto lirico. Non sveliamo di più, se non che accanto a lei per la terza volta dopo le esperienze di “Grease” e “Il Pianeta Proibito” troviamo Pietro Pignatelli, pienamente a suo agio nei panni del principe Calaf che nulla teme.
Perdutamente innamorato e convinto di riuscire a sciogliere presto il cuore di Turandot, questo cavaliere dolce e gentile esiliato dal proprio regno non è altro che l‘“uomo dell’amore”, l’eroe buono in cui ogni ragazzino può identificarsi. Al suo fianco a tifare per lui avrà costantemente il Signore del Sole Yao (Sergio Mancinelli), accompagnato dalla Bambina della Luna Chang’è, capace di predire e cambiare il futuro. E qui sta la vera novità, il deus ex machina dello show. Colombi ha rinunciato alla Dea della Luna presentata al Teatro Brancaccio di Roma nella primavera scorsa, preferendo affidarsi ora alla vivacità di Daniela Simula (“Cenerentola”, “Peter Pan il Musical”, “Tutti insieme appassionatamente”) per arricchire la trama di nuovi colori e linguaggi. E anche quest’idea si rivela una trovata vincente.
La Bambina della Luna è poesia, bellezza, ritmo, dolcezza, amore puro. Lei sì che in pochi istanti riesce davvero a sciogliere ogni cuore in platea!
Già, la platea. Il pubblico genovese reagisce con un entusiasmo che sfiora la commozione. Sono sufficienti poche note dell’ouverture a sipario ancora chiuso per scatenare applausi impazienti mentre durante lo show da più parti il grido è “Bravi!”, un complimento collettivo inevitabile quando è facile percepire a pelle l’affiatamento di una compagnia. Affiatamento indispensabile anche per la preziosissima squadra di dodici tecnici pronti, dopo due ore e mezza di spettacolo, a smontare velocemente il tutto. Via, di corsa! Bisogna trasportare al più presto le emozioni de “La Regina di Ghiaccio” a Roma (dal 20 dicembre al 7 gennaio) e in giro per l’Italia fino a fine febbraio. Innumerevoli cuori aspettano!
Giulia Grondona
19 dicembre 2017
informazioni
Produzione: Alessandro Longobardi per Viola Produzioni – Teatro Brancaccio
Musiche: Davide Magnabosco, Paolo Barillari, Alex Procacci
Testi: Maurizio Colombi, Giulio Nannini
Scene: Alessandro Chiti
Costumi: Francesca Grossi
Coreografie: Rita Pivano
Disegno Luci: Alessio De Simone
Disegno Suono: Emanuele Carlucci
Direzione Musicale e Arrangiamenti: Davide Magnabosco