Recensione dello spettacolo A steady rain in scena all’Eliseo Off dal venerdì al lunedì dal 17 novembre all’11 dicembre 2017
Denny (Matteo Taranto) è un poliziotto di origini italiane e tutto d’un pezzo. Duro e attaccabrighe ma capace di improvvisi slanci di tenerezza, non si fa scrupolo di infrangere un certo numero di regole - non solo etiche - per ottenere ciò che vuole. Le cose a cui tiene di più sono la moglie Connie, che ama moltissimo ma non disdegna di tradire, e i due figli. Una bella casa, una famiglia regolare e una certa stabilità economica sono tutto ciò che chiede alla vita. Sin dall’infanzia ha un migliore amico, Joey (Davide Paganini), che proprio non ne vuol sapere di mettere la testa a posto: destabilizzato dall’alcolismo e incapace di scendere a compromessi quando serve, conduce un’esistenza randagia che Denny non sopporta.
Per questo lo costringe a passare molto tempo in casa sua, al fine di abituarlo ai suoi stessi obiettivi e magari trovargli una donna con cui sistemarsi. I due sono anche colleghi e vorrebbero diventare detective ma, per colpa degli sprezzanti commenti razzisti di Denny che Joey ha tentato di minimizzare con la sua testimonianza, entrambi sono praticamente esclusi da ogni possibile promozione. Il loro è un rapporto simbiotico, sia dal punto di vista personale sia lavorativo: tanto il primo è incapace di controllare gli scatti d’ira tanto il secondo ha paura dei propri desideri. Perché, in realtà, Denny non avrebbe bisogno ergersi a esempio per Joey: senza ammetterlo nemmeno a se stesso, quest’ultimo vorrebbe tutto ciò che l’amico ha. E non in senso puramente metaforico.
Una serie di indagini condotte superando di molto i limiti della legalità e il tragico epilogo di un caso che riguarda un serial killer cannibale scaglieranno i due inseparabili amici in un turbinio di tentazioni, equivoci ed eccessi che minerà alle fondamenta il loro legame.
A steady rain, una specie di Eva contro Eva al testosterone e punto di partenza per ciò che si tradurrà in True detective, è un’opera di Keith Huff. L’apprezzato co-autore e co-produttore di serie di successo come Mad man, American crime o House of card porta a teatro tutte le tematiche care al filone: il lato oscuro del potere, le infinite possibilità di abuso a disposizione di chi della legge dovrebbe essere il primo tutore, l’invidia che alberga nel cuore di ogni uomo, la cui gratificazione può avere effetti deflagranti. Rappresentata a Broadway con enorme riscontro da due attori della caratura di Hugh Jackman e Daniel Craig, in Italia A steady rain è interpretata dai già citati Matteo Taranto e Davide Paganini che ne curano anche la regia. Inevitabilmente, però, il risultato ne risente: la fisicità dei due protagonisti è eccellente, molto meno l’interpretazione. Evocare continuamente il grigiore di Chicago, una pioggia che si abbatte su vicende sempre più sordide, le dinamiche di polizia e i relativi protocolli - che il pubblico conosce ormai a menadito grazie alle innumerevoli saghe televisive - è un buon punto di partenza: a patto, però, di evitare certe inflessioni tipicamente nostrane nei dialoghi. In più, qualche incertezza ed errore di troppo nei serrati botta e risposta tra i due ci ricordano troppo spesso di essere in uno spazio teatrale invece che immersi in una storia il cui ritmo dovrebbe mozzare il fiato. Davide Paganini appare, comunque, più a suo agio nel maneggiare le contraddizioni, le frustrazioni e le latenti intenzioni del suo personaggio mentre Matteo Taranto si concede, forse, qualche stereotipo di troppo. A entrambi, in ogni caso, va riconosciuto il merito di aver accettato una sfida molto coraggiosa e di aver riportato in Italia un interessante estratto di teatro contemporaneo.
Cristian Pandolfino
22 novembre 2017