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Se ci sei, batti un colpo... una pièce scritta col cuore

Recensione dello spettacolo "Se ci sei, batti un colpo" in scena al teatro teatro Lo Spazio di Roma dal 7 al 12 novembre 2017

 

Prosegue la stagione teatrale a Lo Spazio in via Sannio, con un’ originale piéce “Se ci sei, batti un colpo” di Letizia Russo, con Fabio Mascagni e la regia di Laura Curino. La drammaturgia firmata dalla giovane e talentuosa Letizia Russo, ci presenta un testo interessante, ironico ma mai banale. Si tratta di una storia paradossale, a tratti surreale, ma che stimola molte domande sulla realtà dell’essere umano. Franco è un uomo nato senza un organo essenziale: il cuore! Contro ogni previsione riesce a sopravvivere, ma la sua vita è priva di coinvolgimento emotivo in ogni cosa che fa, mancano le emozioni nella sua vita…

Per questo inizia a riflettere sul senso stesso dell’esistenza e interroga tutti coloro che possono aiutarlo a darsi una spiegazione sul nostro viaggio in questo mondo e dopo la morte. Parla con Cristo, con un negoziante musulmano che risponde interpretando il Corano, con un buddista, un induista. Ognuno di loro darà la sua visione dell’esistenza e delineerà il proprio concetto di aldilà, ma nessuno in particolare appagherà il nostro Franco. Questo caleidoscopio di personaggi è messo in scena dal solo Mascagni che con indicibile bravura riesce a passare da un ruolo all’altro caratterizzando con gran disinvoltura ed ironia ogni personaggio. Alla fine, un destino dispettoso, farà morire il nostro protagonista in cerca di risposte, con una scossa della paletta elettrica per zanzare. In quel momento di passaggio, Franco proverà una struggente malinconia e nostalgia per la vita terrena lasciata alle spalle e si prepara a raggiungere una nuova dimensione, solo intravista in lontananza ma ancora sconosciuta.

Questo percorso di ricerca del nostro personaggio il cui finale rimane aperto, assume un afflato universale. Ogni individuo può identificarsi nel nostro protagonista, nelle suo bisogno di capire e di sapere qual è il fine ultimo dell’esistenza umana. Ma una materia così complessa, correva il rischio di essere indigesta se la regia di Laura Curino non l’avesse trattata con disinvoltura e ironia, in modo da renderla fruibile ad un ampio pubblico, facendo riflettere, divertendo. Azzardiamo, infine, anche un’ipotesi: tra le righe, potrebbe nascondersi un messaggio inconscio della stessa Russo che fa nascere il suo personaggio senza cuore, quindi in una vita arida e monotona poiché senza emozioni. Ci vengono in aiuto le parole di Antoine de Saint-Exupéry nel Piccolo principe “non si vede bene che col cuore”. Franco infatti entra profondamente in crisi, proprio quando si rende conto di non provare empatia, coinvolgimento, passioni, amori veri, nessuna fede, per cui la vita gli sembra inutile e da lì parte la sua ricerca.

 

Mena Zarelli

22 novembre 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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