Recensione di Slurp, al teatro Vittoria dal 12 al 16 ottobre 2016
Per la prima volta dopo anni di recensioni teatrali mi trovo in difficoltà nello scrivere. Non per mancanza di argomenti su quanto visto a teatro (come potrete leggere nelle prossime righe), ma nel trovare una giusta collocazione su quello che ho visto. Sto parlando di Slurp, versione teatrale del libro di Marco Travaglio edito nel 2015 da Chiarelettere.
Quella che sto scrivendo è una recensione, sì ma non sono ben convinto che Slurp rientri né nella categoria “spettacolo” né in quella “dibattito giornalistico” né tanto meno si può parlare del tutto di “recital teatrale” così come di “satira”. Marco Travaglio, accompagnato dall’attrice Giorgia Salari, mostra al pubblico, nell’arco di due lunghe ore, i vari uomini politici che, da Mussolini a Renzi (impropriamente paragonati), hanno dominato la scena politica nostrana. Con essi i giornalisti “lecchini” che non hanno effettivamente reso giustizia alla verità dei fatti.
Una retorica, quella di Travaglio che, dopo anni ha però stancato. Manca nel suo lavoro, di intrattenimento più che giornalistico, un’evoluzione positiva e propositiva. Marco Travaglio in sostanza è uno dei tanti protagonisti delle nostre scene che predica bene e razzola male. Ebbene sì perché non fa altro che parlare delle nefandezze dei politici, dei loro giornalisti/uffici stampa, ma poi si accoda ad essi diventando l’ultimo anello di una catena che mangia e lucra sulla situazione politica che viviamo. Travaglio trae il suo guadagno sul prenderli in giro, manca però come detto un’evoluzione propositiva: una volta preso atto dello status quo, cosa si può fare?
Marco Travaglio quindi predica bene e razzola male, perché quello visto è un giornalismo decadente che tende solo a mettere in luce le cose negative della nostra politica e dei media che la raccontano. Un giornalismo decadente che però sa trarre profitto da tutto ciò. Elemento eloquente è quella lattina di Coca Cola, decisamente fuori contesto sul palco, ben visibile sulla scrivania di Travaglio. Questa, palesemente vuota, viene presa più volte in mano dal “giornalista-attore” che fingendo di berla mostra il vistoso logo alla platea: questo è il simbolo del suo predicare bene e razzolare male.
La platea del Vittoria, composta per lo più da over 60, al termine dello spettacolo si è divisa in due fazioni, quelli divertiti pronti a mostrare grandi risate e applaudire il giornalista/attore e quelli annoiati-assonnati che, lesti, si sono avviati verso l’uscita.
Un'ultima riflessione. "Lecchini, cortigiani e penne alla bava. La stampa al servizio dei potenti che ci hanno rovinati", va bene, ma è mai possiibile che debba sempre e solo passare il messaggio che il motivo dell'attuale situazione di "rovina" sia solo dei potenti che ci hanno rovinato e non di ogni singolo cittadino che nel suo piccolo, proprio come Travaglio, predica bene, ma razzola male?
Enrico Ferdinandi
16 ottobre 2016