Recensione dello spettacolo Alice Dragstore in scena al Teatro Argo Studio dal 25 al 27 ottobre 2016
Cinque sedie vuote messe li, soggetti inanimati nell’atto di aspettare, dietro di loro vestiti femminili, davanti a loro trousse, matite per labbra e per occhi, questa è la scenografia dello spettacolo ALICE DRAGSTORE in scena al Teatro Argot Studio dal 25 al 27 ottobre 2016, primo spettacolo della stagione Small. Il testo di Daniele Aureli e Massimiliano Burini vuole mettere a nudo l’animo umano, scavando in quel particolare alveo chiamato solitudine.
La solitudine non fisica, ma spirituale, la solitudine dell’anima, a cui nulla serve scappare dal mondo cosiddetto “normale” per rifugiarsi in uno onirico fatto di luci e paillettes. Ogni sedia vuota rappresenta un personaggio, una storia,ogni storia viene narrata non come dialogo ma come monologo che si interseca e frappone con gli altri quattro monologhi. Punto centrale la maschera, la drag queen infatti è la maschera per eccellenza dei nostri giorni, è uno strumento che permette di alienarsi dalle convenzioni spazio-temporali al fine di proiettarsi in un’ altrove. L’incomunicabilità di pirandelliana memoria,è un altro punto nodale dello spettacolo, i cinque personaggi, tentano annaspando, ciascuno con il proprio stile, di crearsi uno spazio di felicità ma vengono interrotti dal buio, dalla pubblicità, da un’urgenza temporale. Il tempo che tutto governa è un tiranno, sovente rappresentato pittoricamente come un vecchio uomo alato, permea della sua alea tutto lo spettacolo, e come se i personaggi fossero in attesa di un cambiamento, di un arrivo, di un ‘epifania che non arriva mai. La maschera quindi serve, aiuta? O invece nasconde e ripropone? Lo sdoppiamento altro punto cruciale dello spettacolo tra il personaggio di Alice, e quello della Regina, strettamente legato a quello della maschera. Il riferimento ad Alice nel paese delle meraviglie di Lewis Carroll, parte dal nome dell’avventurosa Alice che cade nel dragstore e là incontra i più svariati personaggi, che la stordiranno e la trasformeranno. I cinque personaggi in scena, sono al contempo chiusi in se stessi, ma anche fluidi e permeabili, a significare, una assoluta equità di situazioni.
Miriam Comito
27/10/2016