Sabato, 23 Novembre 2024
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Un settecento in cornice dark per "Le donne gelose"

Recensione dello spettacolo Le donne gelose in scena al Piccolo Teatro Studio Melato di Milano dal 13 al 29 ottobre 2016

Il 29 ottobre si concluderà al Piccolo di Milano lo spettacolo Le donne gelose, di Carlo Goldoni, messo in scena dal giovane regista Giorgio Sangati. L’avventura però non finisce qui, perché la performance toccherà altre città italiane come Venezia, Padova, Modena, Brescia, Pordenone e Udine. 

Per assistere a quest’allestimento è consigliabile aver letto prima il copione o almeno una trama approfondita, perché essendo recitato totalmente in dialetto veneziano, non è di facile comprensione, anche se aiutano i “soprattitoli” che accompagnano lo spettacolo; il problema è che seguendoli si perde l’aspetto visivo dello spettacolo. La storia si svolge a Venezia durante la festa del Carnevale e troviamo molti elementi tipici delle commedie di Goldoni: gli equivoci che portano le donne a credere ai tradimenti dei rispettivi mariti, la gelosia, il Carnevale e il tipico personaggio della Commedia dell’arte, Arlecchino.

Il cast è composto da bravissimi attori sia per la loro recitazione, gestualità e  mimica facciale, tra tutti hanno spiccato: Sandra Toffolatti (Lucrezia), Valentina Picello (Giulia), Leonardo De Colle (Todero) e Ruggero Franceschini (Baseggio). Il personaggio che alla fine ha ricevuto più applausi è stato Alercchino, interpretato da un bravissimo Fausto Cabra. La versione che ci è presentata di questa maschera è una sorta di buffone alla Tim Burton, che fa divertire ma che allo stesso tempo crea inquietudine e a rafforzare questa idea, il costume che indossa ed il trucco. 

Se teniamo in considerazione i codici del teatro, sembra di trovarci di fronte ad una versione dark della commedia di Goldoni. La scenografia, ideata da Marco Rossi, è bipartita; gli attori recitano le scene che si svolgono in interni su una grande pedana quadrata posta in platea, mentre il pubblico forma un semicerchio; non ci sono arredi, soltanto quattro cubi e due botole, una da cui salgono e scendono i vari attori, l’altra per nascondere oggetti. Il palcoscenico rappresenta invece una strada di Venezia, il fondale è invece formato da nicchie geometriche nere, con pannelli che si alzano a formare porte e finestre. Claudio De Pace ha fatto un ottimo lavoro con le luci e gli effetti speciali che accompagnano la scenografia, molto spettacolare l’effetto pioggia che apre e chiude la commedia.

In questa cornice che definirei minimalista, ottimi i costumi realizzati da Gianluca Sbicca che rievocano perfettamente il Settecento. Come si può leggere anche sul libretto di sala, non vengono utilizzati però né velluti né broccati, ma cotone e lino, per simboleggiare un mondo ormai in decadenza. La sensazione di dark la troviamo soprattutto nei costumi del Carnevale, dove le maschere non sono vivaci e colorate, ma molto più cupe.

Elemento da non trascurare infine è la musica, le Variazioni sulla follia, che fa da “cornice” quasi angosciante e ossessiva, soprattutto nei cambi scena.

Nonostante mancasse la classicità della scenografia tipica goldoniana, il pubblico ha reagito molto bene, applaudendo più volte alla fine della serata sia il cast, che lo spettacolo nella sua interezza.

Gabriele Isetto

27 ottobre 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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