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Estremo Centro: la politica disorientata secondo Alessandro e Renato Pace

Recensione dello spettacolo Estremo Centro, in scena al teatro Trastevere dal 26 al 30 ottobre 2016

Successo per “Estremo centro”, opera prima di Alessandro Pace scritta a quattro mani con suo padre Renato. Finalmente assistiamo a uno spettacolo che ha il coraggio di parlare dell’attuale situazione politica, nonché sociale, senza scendere in facili allusioni o retoriche e che nasconde nel testo molti spunti di riflessione.

Sì, è proprio nella complessità del testo che lo spettatore trova il primo muro contro il quale scontrarsi. Si tratta di un muro che lo costringe a svegliarsi a stare attento e pensare, ponderare quanto viene detto. Quella messa in scena da Pace è una drammaturgia che fa della decostruzione e riformulazione della parola la sua arma vincente. Ci troviamo nello stato di Totàlia, sita in Eutropia, i cittadini vessati da una profonda crisi dovuta a una cattiva gestione degli ultimi governi assiste impassibile alla nascita di una nuova coalizione, quella dell’Estremo Centro. Due fazioni politiche in astio da sempre si trovano a dover collaborare. Unica soluzione, questa, per tenere le redini dell’Urlatorio (Parlamento).

La scena, ben curata e in grado di rendere alla platea l’idea di caos controllato che viene vissuto dai protagonisti, si apre (come potete vedere in foto) con una bambola gonfiabile posta su una sedia di vimini sul lato sinistro del palco. Al centro troviamo una sedia a rotelle, che ospiterà Zerilio (Gianluca Passarelli), un politico talmente abituato a stare seduto che ha perso l’uso delle gambe e un cappello a cilindro che accompagnerà i comizi del suo acerrimo rivale Meganotto (Luigi Testoni). A muovere le file la strega cattiva Àcabra (Francesco Verzaro) che fra sortilegi, elisir e formule magiche farà di tutto pur di mantenere rigide le file del gregge di politici che da anni soggioga con efficacia. La vera protagonista della pièce però è proprio quella bambola gonfiabile, che più non ricorda il suo nome e per questo si fa chiamare Fantasy. Una scelta forte questa, che nasconde una storia nella storia dal grande impatto drammatico, ma che rende ancor più efficace il messaggio che lo spettacolo vuole dare.

Sul palco troviamo in tutto sei personaggi divisi per tre attori che si muovo e che muovono la scena avvolgendo e coinvolgendo con buona efficacia il pubblico presente in sala. Plauso anche alla loro abilità nell’aver saputo dosare nella giusta maniera le forti peculiarità dei loro personaggi e di cambiare velocemente registro recitativo. Per quest’ultimo aspetto veramente ottima la performance di Francesca Verzaro nel duplice ruolo di strega cattiva e “poverella”.

Alti riferimenti letterari, cinematografici e teatrali (con un finale shakespeariano inaspettato) un livello recitativo degno di nota e una drammaturgia in grado parlare in maniera diretta, seppur usando parole nettamente indirette, della realtà che viviamo quotidianamente… insomma buona la prima per Alessandro Pace che ha tirato fuori dal cilindro una bella ciliegina che speriamo vedere  ancora sulle torte/palchi dei teatri nostrani.

 

Enrico Ferdinandi

29 ottobre 2016

 

informazioni

 

Regia: ALESSANDRO PACE

Con FRANCESCA ROMANA VERZARO, GIANLUCA PASSARELLI, LUIGI TESTONI

Voci fuori campo: ROBERTO FABRA, FRANCESCA ROMANA VERZARO

Music & Sound Design: ALESSANDRO PACE

Luci: GIACOMO CAPPUCCI

Prodotto da KEMONIA RIVER SRL

Teatro Trastevere

Biglietti: 12 Euro (Intero) - 10 Euro (Ridotto)

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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