Recensione dello spettacolo Natale in casa Cupiello in scena al Teatro Parioli Peppino De Filippo dal 27 ottobre al 27 novembre 2016
E’ un classico della tradizione teatrale partenopea nonché lo spettacolo natalizio per eccellenza: di ‘Natale in casa Cupiello’ non si può mai fare a meno ed è impossibile non vederlo in televisione se trasmesso ma ancora di più è impossibile non assisterne alla rappresentazione teatrale. Quando poi il palco di tale rappresentazione è quello del Teatro Parioli di Roma e lo spettacolo vede in scena di nuovo un De Filippo come protagonista, dopo Eduardo stesso, la visione è quasi obbligatoria.
Con tali premesse, infatti, l’opera sembra avere tutti i requisiti per far rivivere al pubblico l’atmosfera magica di quel capolavoro senza tempo, i cui temi risultano anche oggi, a distanza di ben 85 anni dalla prima rappresentazione avvenuta al Teatro Kursaal di Napoli, estremamente attuali.
Probabilmente è proprio perché le tematiche sono rimaste tali, che Luigi De Filippo, nipote di Eduardo, ha pensato bene di regalare al pubblico una nuova versione del testo dello zio. Solo che, a chi ha visto più e più volte l’originale, questa versione dev’essere apparsa meno impegnativa e dalla vena troppo ‘didattica’. In effetti, la commedia si è aperta con un breve preambolo a mo’ di spiegazione di quel che lo spettatore avrebbe visto e dell’insegnamento che avrebbe dovuto trarne. Insomma, un inizio troppo didattico che si riallaccia poi alla morale finale che si poteva evitare. Nello spirito e nella concezione del teatro per Eduardo, tale aspetto ‘didattico’ non avrebbe avuto ragione d’essere poiché De Filippo lasciava che fosse lo spettatore a cogliere il messaggio insito nel testo e a trarre la sua interpretazione: alla fine della rappresentazione, al pubblico spettava il compito di riflettere, di elaborare e assimilare in tutta la sua profonda verità il messaggio lanciato dalla commedia. Nella versione che va in scena al Parioli invece, il succo della commedia viene spiegato forse anche in modo un po’ riduttivo tanto che il testo risulta quasi privo di spessore e di carica emotiva e non riesce a trovare nel pubblico una corrispondenza empatica.
L’empatia è uno degli elementi che si è più perso in questa versione dell’opera forse anche per via della mancata prova d’attore: fermo restando che non si possono eguagliare mostri sacri come Eduardo, Pupella Maggio, Luca De Filippo o Lina Sastri, i giovani attori della compagnia non riescono a trasmettere le stesse emozioni al pubblico. Fatta eccezione per il personaggio di Luca Cupiello, infatti, gli altri brillano di luce riflessa e non riescono ad arrivare appieno allo spettatore: sarà un’interpretazione meno profonda e approfondita dei personaggi, ma si notano inevitabilmente le carenze rispetto a un cast originale che vantava tutti attori di un certo spessore e di una certa esperienza, che in ogni caso sarebbe stato impossibile emulare.
Se la volontà del nipote di Eduardo era di portare in scena un ‘Natale’ più moderno, la rappresentazione pecca proprio di un’estrema modernità che stride con lo spirito originario dell’opera: ad esempio, il personaggio di Concetta, che nell’opera originale rappresenta lo stereotipo della perfetta casalinga del dopo guerra, qui è diventata una efficiente massaia perdendo di mordente e risultando meno credibile. Ciò accade anche per l’episodio della lettera di Tommasino: una delle scene più famose del teatro di Eduardo e più caratteristiche dell’opera, un vero punto di forza del testo, è stata resa qui in modo poco incisivo, al punto da farla passare quasi inosservata al pubblico nonostante sia un episodio tragicomico emblematico perché buffo e grottesco al tempo stesso. Ci si è trovati di fronte a scene che erano perfette e importanti ridotte all’osso: cercando di evitare il rischio emulazione, la compagnia ha finito per far perdere all’opera originale troppo del suo significato e del suo contenuto. Il testo di Eduardo è preciso e perfetto così com’è, a che scopo attualizzarlo se poi il risultato è quello di perdere di incisività e di rendere il tutto più semplicistico? Molte battute importanti sono passate in secondo piano proprio perché smontate e ridotte troppo all’osso.
Le attualizzazioni che sono state operate sul testo originale, se da un lato hanno reso l’opera più fruibile a un pubblico più giovane e, soprattutto, non profondo conoscitore della commedia come può essere il pubblico romano, dall’altro lato hanno fatto perdere fascino al testo originale, ai suoi personaggi, al contesto e alla storia ambientata in una Napoli antica che oggi non esiste più, ma non per questo meno interessante perché ancora se ne respira la magia.
Il testo eduardiano trasmetteva bene l’idea di un tempo andato, perduto forse per sempre, e di tante piccole cose che oggi non esistono più. Così si sono persi anche quel languore e quel pessimistico senso della realtà tipico di Eduardo: la scena finale, in cui è chiaro il destino che attende Luca Cupiello in seguito allo shock subito, nella trasposizione del Parioli viene molto edulcorata e le si affida un nuovo significato rispetto a quello di Eduardo. Il finale infatti, viene reinterpretato alla luce di una nuova speranza di vita che viene data a Luca Cupiello, lasciando che la commedia si concluda in modo ottimista come non è mai stato per l’originale.
Il ‘Natale in casa Cupiello’ del Parioli si regge fondamentalmente sulla sola figura di Luigi De Filippo che, però, nella sua rilettura e reinterpretazione dell’opera, l’ha trasformata al punto da ottenere una versione più edulcorata e più piacevole per tutti e magari consigliabile a chi voglia avere una breve introduzione al testo originale. A chi piace l’originale o a chi vuole assistere al vero ‘Natale in casa Cupiello’ consigliamo la versione originale con Eduardo.
Diana Della Mura feat. Eugenio Magliocco
31/10/2016