Recensione dello spettacolo L'eternità dolcissima di Renato Cane in scena al Teatro Brancaccino dal 3 al 6 novembre 2016
"Morire, dormire. Dormire? Sognare forse"
(William Shakespeare, Amleto, atto III scena I)
Dal Mondo n.19 Renato Cane ci racconta la sua vita terrena. Messa in questi termini può sembrare che la trama sia fantascientifica e il finale già svelato, invece no L'eternità dolcissima di Renato Cane con Marco Vergani per la regia di Vinicio Marchioni nasconde fin troppe sorprese.
In breve. Renato Cane ha la sua bella famiglia con moglie e figlio e un posto di lavoro sicuro alla Bretafarm, casa farmaceutica produttrice di psicofarmaci. La sua vita scorre tranquilla e monotona, ma senza preoccupazioni, infatti non se ne lamenta più di tanto, finché una visita medica non cambia ogni cosa. La scoperta di due linfonodi sanciscono la presenza di un cancro e la sua morte nel giro di 3-4 mesi.
Con la vita agli sgoccioli e le spalle al muro Renato Cane apre finalmente gli occhi e comincia a mettere diverse cose in dubbio.
Lascia il lavoro senza che a nessuno interessi niente, neanche ai suo colleghi di sempre. A casa la moglie, in quanto "potenziale morto", ha perso ogni forma di desiderio sessuale nei suoi confronti. Il figlio è troppo preso dal giocare alla playstation per preoccuparti nell'immediato del padre...e così via dicendo piccole e grandi ipocrisie della società contemporanea vengono a galla. Unica felicità diventano le pitture schiacciate che una ragazza gli ha venduto e spiegato come fare durante il viaggio di ritorno in treno.
Sostanzialmente l'uomo medio è uscito dal suo mondo ideale che si era creato per sopravvivere ed è entrato in contatto con la grigia realtà di tutti i giorni fatta di consumismo e indifferenza.
Come fare per uscire da questa situazione? Ci pensa la B.B.B. Azienda specializzata in funerali e anche in qualcosa di più: l'ETERNITA'.
Un grottesco nano ai limiti del mefistofelico lo convince a firmare il contratto col demonio, ma a carte fatte ancora una volta il destino beffardo ci mette lo zampino.
Tornato a casa Renato racconta tutto alla moglie che però gli dice di provare con uno di questi paramedicisantoniradicalkitsch che tanto vanno di moda. Detto fatto, il paramedicisantoniradicalkitsch che gli somministra una tisana equo solidale che d'improvviso fa il miracolo: Renato Cane guarisce!!!
Cambia di nuovo tutto, ossia torna tutto come prima ma in realtà non del tutto ed è proprio reinserirsi nella vita tranquilla e monotona di tutti i giorni che diventa impossibile: alla Bretafarm non vogliono riassumerlo, la moglie chiede il divorzio, l'amica delle pitture schiacciate non gli scrive più, il nano che gli ha venduto l'Eternità non ne vuole più sapere di lui dato che all'ultimo momento a rifiutato...ma purtroppo così va il mondo nel secolo XXI e a Renato Cane non resterà che accontentarsi di quest'ultima comprata a carissimo prezzo.
Un monologo grottesco e ironico che a livello drammaturgico senza alcun dubbio è interessante e stimolante, mentre a livello interpretativo è ben recitato da Marco Vergani accompagnato sulla scena dal monotono e ansioso scandire il tempo di un metronomo e da What a Wonderful World nella versione per armonica cromatica di Toots Thielemans. La regia di Vinicio Marchioni e la supervisione artistica di Milena Mancini puntano, pur se il testo tratta tematiche abbastanza forti, a mantenere una certa leggerezza nel tutto che non guasta assolutamente e, al contrario di quel che si può pensare, colpisce molto più nel profondo gli spettatori.
Fabio Montemurro
08/11/2016