Martedì, 26 Novembre 2024
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Teatro Golden. L’amore migliora la vita e non è un cliché

Recensione dello spettacolo L’amore migliora la vita in scena al Teatro Golden dal 25 ottobre al 20 novembre 2016

Che l’amore migliori la vita è ovvio quasi quanto un italiano che mangia pasta e pizza o il fatto che non ci siano più le mezze stagioni. Talmente ovvio che i protagonisti dell’omonima commedia di Angelo Longoni, in scena al Teatro Golden di Roma fino al prossimo 20 novembre, l’hanno dimenticato. Almeno i quattro adulti della storia.

Marco e Anna (Giorgio Borghetti e Edy Angelillo) e Franco e Silvia (Ettore Bassi e Eleonora Ivone) sono due coppie di genitori solo apparentemente perfetti e felici. Molto diversi per estrazione sociale e livello di istruzione, ma anche per carattere e stile di vita si ritrovano, ironia della sorte, seduti attorno allo stesso tavolo, accomunati dallo stesso “tragico” destino: “essere genitori di due ragazzi adolescenti, Edoardo e Matteo, omosessuali ed innamorati.
I due giovani sono, a dirla tutta, la ragione d’essere della pièce: pur non comparendo mai sulla scena, se non attraverso l’escamotage di una voce fuori campo e solo in un secondo momento, sono al centro sia delle omissioni, delle discussioni e degli sfoghi dei genitori, sia delle riflessioni e delle risate del pubblico. Lo stesso che, dapprima impaziente e attento a ricostruire quel pezzo di storia mancante, si ritrova poi a riflettere su di una tematica sempre attuale e scottante, anche quando non è strillata sulle prime pagine dei quotidiani.
Nel mentre, in uno svelamento progressivo, si scoprono come stanno realmente le cose, a partire dalla vita di coppia dei quattro, non proprio rose e fiori, anzi, perlopiù vittima della rassegnazione e dell’abitudine, dell’ipocrisia e dell’assopimento di quell’amore vero e sincero che quando c’è migliora, senza dubbio, la vita. Si scoprono segreti più o meno inconfessabili: gli spinelli fumati di nascosto, una storia lesbo ai tempi delle Orsoline, il progetto di andare a vivere a Londra e studiare moda. Si evidenzia la mediocrità di pensiero, anche dei due genitori apparentemente open mind, e quanto sia semplice, in teoria, fingersi moderni e aperti a nuove possibilità.
Il tutto con alle spalle una scenografia che catapulta lo spettatore in più ambienti e situazioni contemporaneamente e gli ricorda l’esperienza di Longoni nel cinema e nella televisione. Grazie all’artificio di una rete velata retroilluminata, il pubblico si ritrova, infatti, ora in salotto, ora sul pianerottolo, ora per strada, ora seduto su di una panchina. Ma, l’impianto scenico non è l’unico elemento della rappresentazione ben riuscito.
Il pubblico apprezza e sorride alle battute di un Ettore Bassi cinico, “anticonformista” e contrario a qualsiasi luogo comune, anche a costo della felicità del proprio figlio. “Un gay che studia moda?”, ma quale cliché! E apprezza e sorride quando il dialogo si fa comico e tragico allo stesso tempo, di fronte ad un finale che si preannuncia scontato e lieto (un altro stereotipo?), ma non risparmia quel retrogusto amaro fil rouge dell’intera pièce e dei tempi moderni.

Concetta Prencipe
10/11/2016

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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