Recensione dello spettacolo Di & Viv & Rose in scena al Teatro dei Conciatori dal 3 al 13 novembre 2016
Di & Viv & Rose in scena al Teatro dei Conciatori dal 3 al 13 novembre 2016, ci porta in una realtà che a molti italiani, specialmente i nati negli anni Settanta, è sembrata diversa e migliore della nostra:quella anglosassone. Londra, infatti, ha rappresentato per un’intera generazione d’italiani la città dove tutto era possibile, dove andare a passare anche il solo capodanno per uscire dalla routine. L’autrice del testo Amelia Bullmore classe 1964 è nata nel quartiere londinese di Chelsea una delle aree della capitale inglese da sempre più permeabili alle avanguardie artistiche, e all’accoglienza di artisti controversi e innovatori (vi abitarono Oscar Wilde e William Turner).
Durante gli anni 60’ del XX secolo Chelsea fu uno dei centri di maggiore diffusione del movimento culturale rivoluzionario, contro le armi nucleari e a favore della rivoluzione sessuale. denominato “Swinging London.” Il testo della Bullmore è incentrato sui rapporti di amicizia, in questo caso totalmente al femminile, e sugli effetti del tempo sull’amicizia stessa. Le tre protagoniste: Di (Sara Pallini), Viv (Caterina Gramaglia) e Rose (Selene Gandini) sono tre studentesse universitarie a Londra in pieni anni 80’. Rose è un’anima pura, forse ingenua, forse no. Lei vive la vita con grande intensità, come se fosse un’ avventura piena di cose bellissime che le si offrono e lei non ha che da prenderle al volo. Viv, sembra l’opposto speculare di Rose, chiusa in se stessa e nei suoi studi, asettica, la vita, quella fatta di piccole cose, sembra scivolarle addosso, lei punta in alto. Di è lesbica, iper sportiva, indipendente, vuole essere padrona della sua vita. Le tre si trovano a condividere un appartamento. In un primo momento le cose non sembrano essere semplici, Rose è logorroica, Viv pensa solo a studiare, Di è il collante tra loro due. Il testo della Bullmore comprende 20 anni, quindi si arriva sino ai primi anni del nostro secolo, in cui, se da una parte e agile seguire la crescita dei tre personaggi, dall’altra bisogna fare uno sforzo in più per capire cosa è successo durante il tempo non narrato. Antonio Serrano dirige le tre attrici in modo sapiente. Il Teatro dei Conciatori è una piccola-grande realtà del quartiere ostiense,e ci offre con questo spettacolo, in cui viene utilizzata una pedana rotante per il cambio scena, uno spaccato della società britannica, da noi tanto spesso amata e invidiata al contempo, rivelandoci un paradosso, infatti, ad un certo punto, sentiamo lamentarsi uno dei personaggi, che dopo il trasferimento in America deve tornare in Inghilterra, per un’urgenza e dice “Questo paese è finito”. Tutto quindi è relativo, e su questa riflessione, si impregna tutto il testo. Tutto infatti dipende dalle circostanze, Rose che sembrava la stupida del gruppo, aveva le sue ragioni per affrontare la vita a suo modo,finché ne ha avuto la possibilità. Le tre attrici riescono perfettamente ad entrare in empatia con il pubblico, portando in scena tre tipologie di donne diverse e mettendo in risalto ognuna i pregi e difetti, del proprio personaggio con una recitazione puntuale ma non fredda. Un testo acuto che lascia il segno, come un caffè non mescolato, dove sul fondo della tazzina c’è l’amaro. I sogni rimangono tali, la vita o non ti permette di realizzarli, o se te lo permette, poi si inventa qualche altro trabocchetto.
Miriam Comito
10/11/2016