Martedì, 26 Novembre 2024
$ £

LINDSAY KEMP RACCONTA LA FAVOLA DEL FLAUTO MAGICO

Recensione dello spettacolo Il flauto magico in scena al Teatro Goldoni di Livorno l’11 e il 13 novembre 2016

Ieri sera è stata inaugurata la stagione lirica 2016/2017 del Teatro Goldoni di Livorno, e per l’occasione è stato scelto uno dei titoli più famosi di Mozart, Il flauto magico. La regia è stata affidata a un nome molto noto, Lindsay Kemp, il quale ha curato anche scenografie e costumi.

Il titolo rimanda al mondo delle fiabe e ritroviamo elementi fantastici e anche del sogno, come ad esempio: oggetti fatati, creature magiche e la Regina della Notte. Se il pubblico si reca a teatro solo perché attratto dal titolo, dovrebbe prima procurarsi il libretto dell’opera oppure, prima che si alzi il sipario, leggere la trama poiché, pur essendo accompagnato da una musica stupenda, è cantato completamente in tedesco e quindi per chi non conosce i fatti non è di facile comprensibilità. È vero che ci sono i “soprattitoli”, ma come ci tengo spesso a ripetere, leggendoli si perde l’aspetto visivo della messinscena.

L’orchestra è stata guidata da Dejan Savić, che ha diretto anche tutti i cantati in modo molto accurato. Tra tutti i bravissimi interpreti dello spettacolo spiccano: Manrico Signorini (Sarastro), Blagoj Nacoski (Tamino), Sarah Baratta (Regina della Notte) e William Hernandez (Papageno). 

Per questo melodramma è stata realizzata una scenografia fissa formata da una parte di legno (il Tempio) e una pittorica (il cielo). La facciata del grande ed imponente Tempio è formata da tre grandi porte ad arco con relativo cancello, e tre archi superiori da cui si affacciano gli attori. Sulla facciata sono presenti elementi esotici provenienti sia dall’Egitto che dall’Asia. Per la realizzazione della scenografia Sergio Seghettini si è avvalso con molto piacere dell’aiuto di alcuni studenti provenienti dai  progetti della “scuola-lavoro”. 

A dirigere le luci David Haughton, il quale ha creato una forte reazione positiva nel pubblico sopratutto nella scena dell’apparizione della Regia della Notte: inizialmente lampi e tuoni e poi di colpo il fondale oltre le arcate del Tempio diventa un cielo stellato che preannuncia l’ingresso in scena della Baratta. 

Kemp oltre che con la regia, ha fatto un magnifico lavoro anche nell’ideazione dei costumi fiabeschi, giocando con i colori; ad esempio i sacerdoti del Tempio indossavano lunghe tuniche arancioni che risaltavano quando la scena era totalmente illuminata. Di forte impatto anche i costumi realizzati per i personaggi della Regina della Notte e dell’uccellatore Papageno: lei con un costume composto da ampia gonna di leggero tessuto ricamato con pietre, corpettonero e una magnifica collana, completava il tutto una corona stilizzata; lui invece sui toni del verde, con delle applicazioni simili a delle foglie e il becco giallo sopra la testa lo faceva sembrare un vero pennuto.

In conclusione è stato uno spettacolo dai toni settecenteschi infatti, come afferma il regista nelle sue note, lo ha realizzato come Mozart l’avrebbe voluto, anche se si è preso alcune libertà come ad esempio all’inizio dell’opera, quando Tamino dovrebbe combattere contro un serpente, ma al suo posto è stato realizzata la battaglia contro dinosauro; oppure i personaggi dei tre Geni-fanciulli alati che sono in bicicletta per simboleggiare il volo. Il pubblico ha risposto molto positivamente.

 

Gabriele Isetto

12 novembre 2016 

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori