Il teatro ha la funzione di costruire cittadini
Nella città di Firenze e più precisamente nel suo I.P.M. Meucci, è appena partito un ambizioso quanto affascinante progetto. Streaming Theater: un ponte fra carcere e città nasce con l’intento di educare e formare i giovani ospiti dell’istituto penitenziario ai mestieri dello spettacolo, con particolare attenzione alla formazione dell’attore. Il teatro risponde quindi a due bisogni fondamentali del carcere minorile: comunicare con l’esterno e lavorare quotidianamente per imparare un mestiere in grado di aprire strade future.
La potente e coraggiosa iniziativa è partita ufficialmente il 19 dicembre con un laboratorio teatrale integrato condotto dalla compagnia Interazioni Elementari tra il dentro e il fuori del carcere. Avrà la durata di circa un anno.
L’evento inaugurale è stato trasmesso in streaming ed è ora presente sul canale Youtube della compagnia Interazioni Elementari. Nella prima parte del video i giovani ospiti del carcere eseguono con grande energia e partecipazione gli stessi esercizi realizzati in contemporanea dagli attori della compagnia, collegati tramite la piattaforma zoom. La compagnia si trova nel Complesso Monumentale delle Murate, ex carcere di Firenze fino al 1983. Nel corso della diretta streaming, uno degli attori ci svela il significato e il motivo della scelta di questo luogo: emblema di rinascita, l’ex carcere è stato recentemente trasformato in un luogo di cultura, incontro e memoria storica.
La potenza del laboratorio teatrale travalica i confini dello spazio e supera gli inevitabili ma presto dimenticati problemi tecnici. I due gruppi di attori utilizzano corpo, energia e voce per esprimersi con passione e creatività, come se fossero nella stessa stanza. Stimolati dalla lettura di alcuni stralci del Libro dell’Inquietudine di Pessoa, affrontano con grande naturalezza temi esistenziali e universali. Ciascuno esprime a voce alta pensieri, domande, riflessioni, nella più totale assenza di giudizio, certo che quel che ha da dire verrà accolto e rimarrà nella memoria di tutti.
Ma forse il momento più intensamente significativo è stato quando i ragazzi del Meucci si sono avvicinati allo schermo e hanno gridato “buongiorno” con tutta l’energia che avevano dentro. Nei loro occhi, pur seminascosti dal trucco e dalle mascherine, fuoriesce dirompente la volontà di comunicare con l’esterno, di essere ascoltati, in una parola di “esserci”.
Nella seconda parte del video viene lasciato spazio al dialogo e al confronto. Sono ora presenti le associazioni che partecipano al progetto, come Progress, L’altro diritto, Volontariato Penitenziario, Giallomare Minimal Teatro. Partecipano anche i servizi sociali del Comune di Firenze. Vengono affrontate varie tematiche, come la necessità che il teatro venga realizzato in maniera più sistematica e radicata negli istituti di detenzione, i quali non devono essere mondi a parte bensì avere la possibilità di dialogare con l’esterno e mostrare i progetti che vengono svolti all’interno. Le istituzioni sono invitate pertanto a sviluppare capacità di ascolto nei confronti dei ragazzi ospiti del carcere e delle associazioni che lavorano con loro. Il carcere può evolversi quindi, ed essere trasformato in un luogo di creatività, produzione, collaborazione con l’esterno.
Ambizioso? Utopistico? Irrealizzabile?
Forse se un anno fa qualcuno ci avesse detto che avremmo fatto teatro in streaming e con le mascherine sul viso, avremmo usato le stesse parole. Invece è quanto è accaduto. L’arte ha trovato altre strade, altri modi per esprimersi. E forse è riuscita a raggiungere un numero più folto di persone.
Il teatro, grazie alla competenza e dedizione di altissimi professionisti, è entrato nel carcere e ha creato un ponte con l’esterno.
Il teatro può fare tutto questo e altro ancora.
Ma soprattutto, come ha sapientemente affermato la dott.ssa Donata Bianchi, e nessuno mai dovrebbe dimenticare, il teatro ha la funzione di costruire cittadini.
Cecilia Moreschi
23 dicembre 2020