Nel mondo globalizzato del quale tutti ormai facciamo parte, numerose sono le iniziative che abbattono i confini geografici, superano le differenze linguistiche e culturali, travalicano i chilometri e il fuso orario, per unire le più varie personalità a spendere il proprio tempo e le proprie energie per un ideale comune.
Una di queste meravigliose esperienze si chiama Storytellers for Peace.
Il progetto Storytellers for Peace nasce nel giugno del 2016, ideato e diretto da Alessandro Ghebreigziabiher (scrittore, narratore e attore di Roma). Si tratta di una rete internazionale di artisti, narratori, autori, attori e musicisti, che creano storie collettive attraverso la realizzazione di un video a più voci. Gli artisti provengono da tutto il mondo e narrano storie di pace, giustizia, uguaglianza e diritti umani. Ogni partecipante racconta nella propria lingua madre. Il risultato finale è quindi un video di narrazione multilingue che mostra quanto il mondo possa essere bello, interessante, ricco, variegato, quando si unisce per una causa importante che riguarda tutti. Il motto degli Storytellers for Peace è proprio “costruiamo la pace attraverso le storie”.
Il network è ormai giunto al decimo video. Dopo aver affrontato argomenti come il 30° anniversario della caduta del muro di Berlino o il 70° anniversario della Dichiarazione dei Diritti Umani, il video attuale è stato realizzato in occasione del prossimo 2 dicembre. In questa data si celebra la Giornata Internazionale per l’abolizione della schiavitù, evento istituito dall’Assemblea dell’ONU nel 1986:
Il video realizzato per questa importante ricorrenza narra storie sulla schiavitù passata e alcune forme di quella attuale. Proprio in quest’occasione, si è aggiunta la compagnia indiana “Theatre for change”, da sempre al fianco dei cittadini poveri e sfruttati attraverso il teatro e la narrazione. Gli altri storytellers che hanno partecipato a questo video provengono dagli Stati Uniti, dall’Argentina, dall’Eritrea, dalla Germania, dalla Spagna e naturalmente dall’Italia. Le scorse edizioni avevano visto la partecipazione anche di storytellers dall’Australia, dal Cile, dal Portogallo e dal Bangladesh.
Dai cinque continenti quindi, narratori di diverse culture, lingue, religioni, usanze, si uniscono perché accomunati da un’idea più grande delle loro differenze, un’idea che è la stessa per tutti gli esseri umani: la pace.
Cecilia Moreschi
28 novembre 2020