Sabato, 23 Novembre 2024
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La comicoterapia: quando ridere allontana le paure

Ridere piace a tutti, ridere fa bene a tutti. Chi di noi non preferisce trascorrere una serata in compagnia di quell’amico allegro e dalla battuta pronta, piuttosto che con il musone che ha costantemente qualche problema e sembra avercela con il mondo intero?

Ma forse in pochi sanno che dagli studi sulla potenza benefica del ridere si è sviluppata una vera e propria terapia.

La comicoterapia nasce dall’esperienza del clown dottore statunitense Patch Adams (1945- ) e si basa sull’intuizione (poi dimostrata scientificamente) che la risata abbia un effetto positivo sul sistema immunitario in quanto innesca nell’organismo una serie di processi chimici scientificamente dimostrati. 

La storia di Patch Adams è divenuta celebre grazie al film con Robin Williams, e sebbene il vero protagonista non ne fu mai davvero soddisfatto, la pellicola ha avuto l’indubbio pregio di veicolare il suo messaggio in tutto il mondo. Quale messaggio? Che la risata riduca gli stati ansiogeni e le contratture muscolari dell’individuo, oltre a favorire la secrezione di analgesici naturali. La risata veicola emozioni positive come gioia, speranza, ottimismo, tenerezza, fiducia, le quali si riflettono inevitabilmente sulla salute psicofisica del paziente. Gli studi sul campo hanno portato all’identificazione di una nuova branca, la gelotologia, che studia esattamente il potere terapeutico della risata. 

La comicoterapia quindi utilizza elementi di teatro comico e di clownerie per stimolare il riso e il sorriso nel paziente, così da aumentarne il benessere psicofisico e ridurre i sintomi della malattia. Numerosi sono i clown-dottori che operano nelle corsie degli ospedali, soprattutto pediatrici, seguendo gli studi della P.N.E.I. (Psiconeuroendocrinoimmunologia) una nuova branca della medicina che studia le influenze dirette delle emozioni sul corpo e in cui si dimostra come stato emotivo e organismo si influenzino a vicenda in maniera bidirezionale. 

In Italia l’associazione !Ridere per vivere! nata da Leonardo Spina e Sonia Fioravanti negli anni ‘90, diventò poi una federazione nel 2004, che raggruppa le varie associazioni che praticano la comicoterapia e formano clown dottori.

La comicoterapia non viene applicata solo negli ospedali: numerose sono le esperienze che la vedono protagonista nelle scuole, soprattutto laddove ci siano episodi di bullismo; nei centri per anziani, in carcere, nei centri per disabili. Inoltre lo splendido documentario Clownin’ Kabul racconta l’esperienza di 40 giorni dell’associazione nella città afghana martoriata dalla guerra. Il linguaggio del clown è universale, travalica barriere linguistiche e culturali, si rivolge a tutti. E  stimolando la risata di ciascuno, porta inevitabilmente la pace.  

 

Nel 2013 avevo appena terminato un workshop di comicoterapia diretto da Leonardo Spina. Il lunedì pomeriggio conducevo un laboratorio di teatroterapia a cui partecipava, tra gli altri, una piccola paziente ipoacusica, sempre chiusa in se stessa, che univa una grande intelligenza a un altrettanto notevole atteggiamento di sfida soprattutto nei confronti del mondo adulto. Spesso oppositiva, seguiva le mie indicazioni per puro senso del dovere, non riuscendo mai a essere pienamente coinvolta. 

Quel lunedì stravolsi il mio programma di giochi di teatroterapia e feci una cosa semplicissima: attingendo alla mia formazione da clown, cominciai a fingere di cadere, di dimenticarmi le cose, di inciampare…. la bambina cominciò a ridere e pian piano perse il cipiglio e la fronte aggrottata che caratterizzavano costantemente il suo viso. Grazie alla risata, finalmente trovai la strada per un nuovo rapporto con lei. 

Da allora, utilizzo sempre le tecniche di comicoterapia quando mi trovo a gestire gruppi oppositivi o svogliati, annoiati o depressi. 

La risata trasforma, rinnova, travolge. Dona nuove energie e voglia di vivere. 

A tutti.   

 

Cecilia Moreschi

17 novembre 2020

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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