Domenica, 24 Novembre 2024
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Benvenuto Cellini. Berlioz non è mai ovvio

Report della Conferenza Stampa di presentazione del Benvenuto Cellini di Berlioz tenutasi nella Sala Grigia del Teatro Costanzi il 19 marzo 2016

"La prima opera che ho visto nella mia vita è stata a Parigi il Wozzeck di Berg. E l'ho odiata. Non mi piaceva il modo di recitare. Ho subito abbandonato l'idea di una regia. L'opera mi è sempre piaciuto più ascoltarla che vederla. Magari i cantanti hanno voci splendide, ma il loro fisico non è credibile. Capisco però che i teatri sono prima di tutto preoccupati delle voci. Per i miei due Berlioz ho preteso, comunque, ci fossero non solo ottimi cantanti, ma veri attori. Trovarmi davanti una Giulietta che invece di essere una teenager è un donnone di 55 anni che pesa quasi cento chili, per me è francamente insopportabile. Non riesco a sospendere il mio dubbio, non riesco a crederci."
(Terry Gilliam)

Sabato 19 marzo nella Sala Grigia del Teatro Costanzi si è tenuta la presentazione del Benvenuto Cellini per la regia di Terry Gilliam alla presenza del Sovrintendente Carlo Fuortes, del direttore artistico Alessio Vlad, del maestro Roberto Abbado, dell'assistente alla regia Natascha Metherell e di gran parte del cast dell’opera.

 

Ha aperto la Conferenza Stampa il Sovrintendente Carlo Fuortes che dopo aver fatto le dovute presentazioni ha dichiarato "Siamo molto contenti di questo Benvenuto Cellini. L'abbiamo voluto ardentemente perché pur essendo un'opera di repertorio è poco nota nonostante abbia una messa in scena bellissima e una musica innovativa (fa da motore alla drammaturgia in modo straordinario) e rivoluzionaria per la prima metà del 1800 (motivo per cui all'epoca non fu un grande successo).

E' un opera "romana" in quanto è interamente ambientata a Roma (ci sono continui riferimenti al Carnevale, alle piazze, al Papa...) e non essendo la prima volta che viene allestito in questo Teatro, l'ultima fu nel 1995 per la regia di Gigi Proietti, pensando che fosse un bel titolo e passati tutti questi anni ci è sembrato interessante e giusto metterlo nuovamente in cartellone. Altro elemento che ha creato le condizioni per questo allestimento è stata la coproduzione con due grandi Teatri europei, l'ENO di Londra e il De National Opera and Ballet di Amsterdam, che hanno garantito un grande spettacolo per la regia di Terry Gilliam e la possibilità di mettere insieme un gruppo di artisti di altissima qualità senza i quali non è assolutamente il caso di mettere in scena un'opera come questa. Con questo Benvenuto Cellini vedrete in tutti i sensi un "grande spettacolo" e credo che sia ciò che deve fare il Teatro dell'Opera di una città come Roma: fare allestimenti che devono meravigliare, stupire ed essere ricordati.

Ha preso poi la parola il Direttore d'orchestra Roberto Abbado che ha fatto alcune puntualizzazioni sul piano musicale "La musica del Benvenuto Cellini è fortemente innovativa, motivo principale per cui la prima a Parigi del 1838 fu un fallimento totale. La seconda ragione di questo insuccesso fu la difficoltà di realizzazione, ancora oggi nel 2016 tutti gli interpreti sono stati messi a durissima prova. Il pezzo più celebre dell'opera, l'Overture del Carnevale romano, nell'allestimento che vedrete è presentata nella prima versione per orchestra e coro (ne esiste una seconda versione solo per orchestra) e sembra, da quanto ha lascito scritto lo stesso Berlioz che il direttore d'orchestra non riusciva a giungere neanche alla metà del tempo che lui avrebbe voluto...quindi lo eseguivano più lento del doppio più lento, questo per dire quanto era difficile allora e quanto è difficile ancora oggi anche sul piano esecutivo.
E' molto ardita e molto scomoda la musica di Berlioz a cominciare dall'uso del ritmo che spesso è asimmetrico, un dettaglio che crea molti problemi al Direttore, all'orchestra, ai cantanti e al coro. Molto innovativo sul piano dell'orchestrazione non tanto per gli impasti sonori che riusciva a creare ma per la concezione e l'uso del suono specialmente dell'orchestra: per la prima volta Berlioz tese a un suono spazializzato, cioè che deve riempire uno spazio e che quindi viene distribuito su più livelli sonori. In pratica spesso fa suonare una sezione dell'orchestra forte e una sezione pianissimo ed è incredibile ma la parte dell'orchestra che suona pianissimo è udibile. Berlioz crea i precedenti e pone le basi per quello che poi verrà fatto dalle avanguardie degli anni '50 e '60 del Novecento. Ha inoltre in se un concetto di "utopia" che riguarda quella che è una vera e propria difficoltà di esecuzione in quanto spesso la sua musica è al limite dell'ineseguibile.
Tutto questo crea una grande tensione che sicuramente aveva derivato da Beethoven, un altro compositore "scomodo" che metteva e mette l'esecutore a durissima prova. Infatti non facendo sentire a proprio agio l'esecutore ne nasce una tensione che è la base del concetto stesso di musica che il compositore tedesco aveva in mente. Berlioz fa la stessa cosa e la supera, è un po' come se fosse un Beethoven improvvisamente impazzito, imponendo un andamento melodico molto personale e innovando anche le combinazioni armoniche che non sono mai ovvie."

Ha preso poi brevemente la parola il direttore artistico Alessio Vlad che ha sottolineato come "Spero che con questa produzione si sfati un luogo comune. Qesta è un'opera estrema in ogni senso che non si può fare senza un cast adeguato che in questo caso è assolutamente straordinario. Il Benvenuto Cellini spesso viene fatta all'inaugurazione di stagione proprio per la difficoltà d'esecuzione, infatti anche in questo caso per il Teatro sarà uno sforzo enorme ma non sarà uno sforzo per il pubblico ascoltarla. Vengono mischiate in questo allestimento le tre versioni esistenti, le due di Parigi e la versione di Weimar, e ne viene fuori una nuova versione ibrida che, pur essendo tutti noi per principio dei puristi, rende l'esecuzione di questa edizione sotto ogni senso plausibile.

Ha concluso in ultimo l'assistente alla regia Natascha Metherell "Quest'opera mette insieme tre geni: Cellini, Berlioz e Terry Gilliam. Due anni fa abbiamo fatto questa produzione con l'ENO e non c'era e c'è nessuno più di Gilliam che potesse rappresentare al meglio il genio e la follia di due artisti come Cellini e Berlioz. 
Con questo gruppo straordinario di cantanti, attori ed acrobati che sono il cuore dell'opera, Terry, che ne è assolutamente innamorato, ha allestito due opere: questo Benvenuto Cellini e precedentemente La Dannazione di Faust (sempre di Berlioz). 
Venendo dal cinema, per Terry, i due aspetti più importanti sono la spettacolarità del teatro d'opera e l'onestà dei personaggi. Sono questi i due fattori su cui lui lavora di più, infatti abbiamo nella scena del Carnevale (dura una trentina di minuti) che è il cuore dell'opera la spettacolarità del teatro e nella caratterizzazione dei personaggi, non soltanto dei protagonisti solisti ma anche del coro, il racconto della storia di ogni personaggio che ci narra della sua onestà e delle sue vicissitudini.
E' stato davvero un piacere per noi, dopo aver lavorato con Terry per sei anni, venire qui a Roma, percepirne le atmosfere e, con i ragazzi che sono stati con noi tutto questo tempo, capirne i colori e i sapori.

 

Fabio Montemurro
21 marzo 2016

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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