Report del concerto per violoncello e pianoforte di Andrei Ionita/ Naoko Sonoda del 2 aprile 2016 nell'Aula Magna de La Sapienza.
Chiunque era presente non dimenticherà mai il suo entrare in scena dimesso e pacato, il sedersi davanti il pianoforte, l'accordare il violoncello e senza alcuna partitura di riferimento dare inizio alla "magia" con la trascrizione della "Sonata in re maggiore" di Locatellie e proseguire fino all'intervallo con il "Pezzo capriccioso in si minore di Čajkovskij" e "la Sonata n. 1 in re minore" di Debussy.
A soli 21 anni Andrei Ionita è un Enfant Terrible, dimostra capacità tecniche e interpretative impressionanti. Riesce a lavorare senza alcuna sporcatura sia sui registri più bassi, sia sui registri più alti realizzando arpeggi e pizzicati che fanno sembrare il suo violoncello un violino.
La cosa che colpisce fin dal primo istante è il suo suonare con una passione che rasenta la sensualità, traendo dallo strumento un suono puro e pieno di vita che riesce a mantenere questa vena di gioiosa vitalità anche nelle tonalità e nei registri più malinconici,
Nonostante l'indiscutibile bravura e capacità della pianista giapponese, nella Sonata in re maggiore e nel Pezzo capriccioso il pianoforte quasi scompare sia visivamente sia sonoramente. E' praticamente impossibile non essere magnetizzati da questo violoncellista che sembra essere tutt'uno con il suo strumento.
Dopo l'intervallo si riprende con la "Sonata n.2 in fa maggiore op.99" di Brahms, un vero è proprio banco di prova che vede Ionita e Sonoda confrontarsi sullo stesso terreno con le stesse possibilità. Anche se si equiparanno, l'eclettismo di Ionita avrà comunque la meglio sia sul piano sonoro sia sull'attenzione del pubblico che continuerà a rimanere estasiato.
Superata la prova più difficile i due musicisti posso serenamente avviarsi lungo l'ultima esecuzione, l'Introduzione e variazioni di Paganini sul tema "Dal tuo stellato soglio" dal Mosè di Rossini.
Il violoncello suona come il violino del compositore genovese, dallo stupore viene quasi da chiedersi se anche Ionita non abbia stretto un "Faustiano" patto col Demonio come narrano le tante leggende e dicerie su Paganini.
Il pubblico in sala non riesce davvero a credere alle sue orecchie, ai ripetuti scrosci di applausi si uniscono gli apprezzamenti "Fantastico!" "Bravissimo!" "Fa venire i brividi!".
Viene richiesto a gran voce il bis, sia Ionita che Sonoda non se lo fanno chiedere più di una volta e ne concedono due: "Le danze popolari rumene" di Bartók e "l'Arioso" di Bach. E' inutile stare a scriverlo, due esecuzioni impeccabili che hanno ancora una volta emozionato il pubblico in sala.
Col senno di poi, spiace davvero per chi non c'era e se l'è perso.
Fabio Montemurro
4 aprile 2016