Recensione de “Lultimo volo per Tokyo” di Hayashi Mariko edito da Atmosphere Libri.
“Durante gli anni Ottanta la bellezza e la giovinezza erano le chiavi che consentivano di aprire qualsiasi porta. I giovani erano carichi di ottimismo, attivi, volenterosi di scoprire posti nuovi e sperimentare ogni divertimento fino a diventarne ebbri.”
(Hayashi Mariko)
Non nascondiamo come l'Atmosphere Libri e il suo catalogo, che ha preso forma negli ultimi dieci anni, siano stati una piacevolissima sorpresa. Proprio quest'anno hanno dato alle stampe, nella Collana Asiasphere a L'ultimo volo per Tokyo, una raccolta di racconti di Hayashi Mariko, ad oggi, ancora inedita in Italia...un po' come quasi tutta la sua opera, d'altronde. Svolgendo una breve ricerca si scoprirà addirittura che questa scrittrice, celebre e pluripremiata in Giappone, da noi è praticamente una sconosciuta. La cosa non ci stupisce, fin troppe ne abbiamo viste e fin troppe ne vedremo fare alle grandi Case Editrici italiane. Menomale che a lungo andare una piccola ma anche lungimirante Casa Editrice, in questo caso romana, resasi conto di cosa mancasse sugli scaffali delle librerie nazionali ha giustamente pensato di sopperire a questa imperdonabile mancanza.
L'ultimo volo per Tokyo raccoglie al suo interno cinque storie scritte tra il luglio 1984 e il settembre 1985. La prima, che da anche il titolo alla raccolta, e l'ultima, Fino a Kioto, permisero all'autrice di conquistare nel 1985 il novantaquattresimo Premio Naoki per la letteratura.
La prima metà degli anni Ottanta del secolo scorso videro il Giappone, al pari passo con molti Paesi dell'Occidente, entrare in una nuova fase caratterizzata da una parte dall'Edonismo e dal Consumismo più sfrenato, dall'altro da un benessere economico e sociale che permise alle donne di crearsi nuovi spazi e di accedere a nuovi lavori che fino al decennio precedente erano stati prerogativa degli uomini.
L'opera letteraria di Hayashi Mariko, che all'epoca riuscì a mediare tra la nascente tendenza letteraria della narrativa come prodotto culturale di intrattenimento di massa e la letteratura “alta”, si colloca in un mondo letterario di mezzo al contempo rappresentativo ma anche sarcasticamente critico nei confronti di quella che a posteriori verrà definita come “età delle donne”.
I suoi racconti, proprio perché anche lei ne fa parte, diventano emblema di una generazione bombardata dai mass media e attratta, nolente o volente, dalle nuove possibilità che essi pubblicizzano.
Le protagoniste di questa antologia sono tutte donne tra i 30 e i 40 anni, che come tutti ambiscono al benessere sociale, economico e al successo. Sono donne di tutti i giorni nelle quali si può identificare ogni lettrice, in quanto viene data più che una descrizione esteriore una realistica e vivissima descrizione psicologica. Sono donne forti e determinate che lavorano o si fanno strada come freelance proprio nel settore della comunicazione di massa, argomento di scherno predominante dei primi lavori di Hayashi.
Realistiche e spesso autobiografiche sono le situazioni descritte, anche se a volte portate alle estreme conseguenze. Ne sono un vivido esempio le vicende narrata ne La penna dell'angelo dove la protagonista, Hiroko, finisce per essere vittima non solo degli editor, ma sopratutto di se stessa e della sua “penna”.
È interessante notare come spesso, tra le righe, vengano seminate dall'Autrice critiche spiazzanti sia alle consuetudini culturali e sociali ormai cristallizzate da decenni sia alle nuove mode che, nel fertilissimo humus culturale che si era venuto a creare in quegli anni, di giorno in giorno nascevano, morivano ma a volte, ahi noi, si protraevano nel tempo.
Ne sono esempi, che contestualizzano spesso anche i fatti narrati, la cena consumata dai due ex amanti Midori e Nagahara, nel ristorante francese che apre la storia (i primi anni Ottanta vedono nel Paese del Sol Levante il boom della cucina gourmet), o i tre elevati standard che facevano di un uomo il candidato ideale per il matrimonio (alta educazione, alto stipendio e alta statura) che per la protagonista de Il teru teru bōzu, Reiko, risulteranno tanto elevati quanto superflui perché alla fine del racconto purtroppo si renderà conto, dopo tanto tempo, di non conoscere affatto il marito, Kunio. Lascia l'amaro in bocca la costosissima bottiglia di vino comprato in Canada dalla protagonista di Vino, un racconto criticamente ambivalente perché da una parte ironizza sulla “(sub)cultura del vino” che in quei primi anni del decennio stava spopolando, dall'altro sulla tradizione tipicamente giapponese di omaggiare i propri conoscenti con regali confezionati a regola d'arte in un determinato periodo dell'anno o al ritorno dalle trasferte di lavoro.
Anticipa invece le strutture narrative di Banana Yoshimoto l'ultimo racconto, Fino a Kioto, dove la comica e ingenua protagonista, Kuniko, rimarrà delusa nelle aspettative costruendo con e su Takashi una storia d'amore perfetta quanto illusoria in una classica quanto banale trama da shōjo manga.
A permeare ogni racconto c'è l'eros intimo e personale tipico della narrativa giapponese. Una sessualità che si manifesta in molteplici forme che vanno dal cibo agli oggetti, all'utilizzo di forme verbali in senso figurato. Nessuno metterà mai in dubbio quanto l'erotismo era e rimane nella letteratura Giappone una cosa seria, in quanto, a differenza della nostra, nessuna morale sociale o ufficiale è mai stata incline a condannarlo.
Fabio Montemurro
4 dicembre 2020
Informazioni
L'ultimo volo per Tokyo
di Hayashi Mariko
traduzione e cura di Anna Specchio
Atmosphere Libri
Pagine 2016
Cartaceo euro 16,50