Lunedì, 25 Novembre 2024
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Olive, ancora lei: Ritorna l’amata burbera di Crosby nel Main

Recensione di Olive, ancora lei di Elisabeth Strout, Giulio Einaudi editore, una delle maggiori case editrici italiane, fondata a Torino nel 1933

 

Che ne è stato di Olive Kitteridge? Da quando l’abbiamo persa di vista, l’irresistibile eroina di Crosby nel Maine non si è mai mossa dalla sua asfittica cittadina costiera, e da lí ha continuato a guardare il mondo con la stessa burbera empatia. Sono passati gli anni, ma la vita non ha ancora finito con lei, né lei con la vita. C’è posto per un nuovo amore, nella sua vecchiaia, e amicizie profonde e implacabili verità, perché in un mondo dove tutto cambia, Olive è ancora lei.

Elizabeth Strout riprende il filo da dove l’aveva lasciato e in questo nuovo romanzo  ci narra il successivo decennio, l’estrema maturità di Olive, dunque. Ma in questa sua vecchiaia c’è una vita intera. Un nuovo amore, innanzitutto: Jack Kennison è un docente di Harvard ora in pensione, vedovo come Olive. A parte questo i due non hanno granché in comune, eppure la loro relazione ha la forza di chi si aggrappa alla vita, e le passioni che muovono i due amanti – la complicità e il desiderio raccontati in Travaglio, la rivalsa e la gelosia di Pedicure – ne trascendono i molti anni.

Trascendere il tempo è però una battaglia che non si può vincere e racconto dopo racconto, anno dopo anno, Olive si trova ad affrontare nuove forme di perdita. Deve fare i conti con la propria maternità fallace in Bambini senza madre, con la decadenza fisica in Cuore, con la solitudine in Poeta. Ma contemporaneamente, e senza rinunciare al suo piglio irridente, leva, quasi a ogni racconto, una specie di quiete, tutta terrena speranza. La vita riserva qui piccoli momenti di rivelazione, istanti di comunione, brevi felicità. Succede, magicamente, in Luce, succede in Amica, dove l’incontro insperato con l’ultima compagna di strada è insieme un’appagante occasione di rincontro.

Olive, ancora lei è “un romanzo in racconti” come il precedente, tredici racconti correlati ma allo stesso tempo indipendenti.Ciò che li unisce è il punto di vista con cui sono raccontati che è sempre quello di Olive. Ritroviamo in essi molti personaggi del primo volume ma anche di altri suoi romanzi. L’ambientazione è la stessa, una piccola cittadina fittizia del Maine, Crosby. I protagonisti sono uomini e donne imperfetti, capaci di fare errori e rialzarsi come fanno le persone comuni. La Strout ci fa quindi vedere l’essere umano in tutte le sue sfaccettature. Ci parla inoltre di solitudine, tristezza e vecchiaia. Olive infatti è ormai un’ultrasettantenne che pur rimanendo burbera, schietta, irascibile e impaziente si è un po’ ammorbidita. È diventata più empatica con gli altri esseri umani, percepisce la sua solitudine ed inizia ad avvicinarsi maggiormente alle persone che la circondano, cerca davvero di capirli.

“Raccontami comi ci si sente ad essere te”

Li giudica sempre dall’alto però ha iniziato a giudicare anche se stessa e a rivedere i propri errori con il figlio, con il suo primo marito e con le persone che la circondano. È molto attenta a ciò che accade intorno a lei e ai suoi vicini. È una donna agli sgoccioli della propria vita che ad un certo punto deve arrendersi al fatto di non poter più essere autosufficiente e quindi di aver bisogno degli altri.

Il romanzo quindi ci parla in maniera delicata delle fragilità e delle imperfezioni di Olive e degli altri protagonisti. Ma ci offre anche speranza facendoci vedere che la vita può sempre sorprenderci, la stessa Olive pur così complicata riesce a ritrovare l’amore con Jake, un uomo molto diverso da lei.

“Gesù, Olive, certo che sei una donna proprio difficile. Tu sei impossibile, maledizione, e io, cazzo, mi sono proprio innamorato. Quindi, se non ti spiace, Olive, forse potresti essere un po’ meno Olive con me, anche se questo comporta esserlo un po’ di più con gli altri. Perché io ti amo, e non abbiamo tantissimo tempo.”

Elisabeth Strout ci racconta la vita con il suo linguaggio schietto, senza fronzoli. Utilizza parole semplici e immediate che fanno percepire e vivere cosa provano i protagonisti. Racconta senza giudicare e con delicatezza, i fatti così come avvengono.

È un romanzo semplice che non racconta tematiche scottanti o particolari ma ci regala una visione dell’essere umano in tutte le sue sfaccettature. I protagonisti sono umani e in quanto tali provano gioie e dolori, subiscono perdite, hanno rimpianti. Sono esseri a tutto tondo. Sono soprattutto anziani, persone avanti con l’età, che soppesano la propria vita e si riappacificano con se stessi.

Olive, ancora lei è quindi un romanzo che scandaglia l’animo umano e ci offre speranza perché ci fa vedere che anche nella sofferenza si possono provare attimi di felicità. Olive stessa riesce a ritrovare l’amore con Jack e trova un’amica nella casa di riposo. Offre anche sostegno a Cindy, una sua ex allieva malata di cancro e riceve conforto dalle sue ex badanti.

La vita può essere piena di piccoli bei momenti se ci si sofferma a guardare con attenzione e non ci si arena a rimuginare solo sugli aspetti apparentemente più difficili.É questo che secondo noi vuole dirci Elisabeth Strout.

 

Elisabeth Strout

Vive a New York con il marito e la figlia, ed è originaria del Maine. Ha insegnato letteratura e scrittura al Manhattan Community College per dieci anni e scrittura alla New School. Con Amy e Isabelle (2000), acclamato da pubblico e critica, e vero e proprio caso editoriale, il suo primo romanzo, è stata finalista al PEN/Faulkner Prize e all'Orange Prize, e ha vinto il Los Angeles Times Art Seidenbaum Award per l'opera prima e il Chicago Tribune Heartland Prize.Con Olive Kitteridge (2009) ha vinto il Premio Pulitzer. Tra le sue pubblicazioni con Einaudi Mi chiamo Lucy Barton (2016), Tutto è possibile (2017), Olive, ancora lei (2020)

 

 

Debora Fusco

26 aprile 2020

 

 

 

Informazioni

 

Olive, ancora lei

Di Elisabeth Strout

Giulio Einaudi editore

Pag 272

€ 19,50 (cartaceo)
€ 9,99 (ebook)

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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