Fin dal suo esordio, Chiara Gamberale è piaciuta. Leggendo i suoi libri si avverte una fresca tristezza che si confonde ad un sottilissimo cinismo.
In Arrivano i pagliacci, edito da Bompiani nel 2002, la protagonista, Allegra Lunare (nome che rende il tutto più interessante) scrive una lettera (lunga quanto tutta l’opera) ai futuri inquilini della casa che sta per lasciare.
La ragazza, durante il trasloco, non intende buttare o spostare nessuno degli oggetti di quell’abitazione poiché sono parte di un’esistenza tanto interiorizzata che il mutarli nello spazio e nel tempo potrebbe simbolicamente lacerarla.
Allegra nasce dall’amore semplice di due ribelli degli anni settanta: lei è un’ingenua ex modella, lui un brillante studente universitario; insieme fanno sì che Allegra e suo fratello minore crescano nelle contraddizioni più belle e bizzarre, fino a quando lui non palesa le proprie crisi esistenziali avvicinandosi alla psicologa che cura il piccolo della famiglia, affetto dalla sindrome di down. Nel frattempo, la migliore amica della protagonista parte, successivamente alla madre che, ancora innamorata del marito, è costretta ad allontanarsi per sopravvivere in pace.
Le fondamenta di un’infanzia piuttosto serena si sgangheranno: Allegra cresce, si dedica al teatro, impara a riflettere ma la sua audacia e intelligenza fanno a pugni con una figura paterna che gradualmente si stropiccia.
Un’ulteriore scossa avviene quando Allegra si innamora della futura vittima dell’omicidio di cui è artefice il padre e che avviene nella stessa casa che, all’inizio del romanzo, sta per essere lasciata.
Si alternano lutti a tradimenti, innamoramenti a partenze. Il sentirsi persi e sconfitti da assenze e mancanze sono il leitmotiv della lettera: il vuoto tartassa la mente di Allegra e all’improvviso qualcosa o qualcuno la scovano nel mortificante nascondiglio della paura. Da qui comincia l’ascesa alla pienezza sotto forma di un monologo interiore riversato in una lettera.
Provata dall’ultimo disastro familiare, la ragazza ricorda le parole di un suo caro compagno di teatro che un giorno le racconta del suo abituale terrore nel vedere la madre coinvolta in una pericolosa performance circense; solo dopo questa sarebbero andati in scena i pagliacci. Ecco, alla loro vista il bambino si rasserenava e gioiva; gli allegri omini, che ridevano con lui, rappresentavano la madre salva.
‒ Che cosa insegna la storia narrata? ‒ , direbbe la maestra. – Nel camminare appesantiti da ciò che ci vorremmo scrollare di dosso, prima o poi, arrivano i pagliacci, ed è con loro che saremo pronti a saltellare leggeri, magari verso nuove case, magari verso nuove direzioni‒, risponderebbe lo studente.
Beh, la giovane Allegra non può che essere ottimista e, Chiara Gamberale, con la sua penna vitale al punto giusto, senza perdersi troppo in moralismi, la rende, alla fine di tutto, proprio così.
Francesca Ielpo
16 giugno 2014