Giovedì, 19 Settembre 2024
$ £

Interruzioni volontarie: la difficoltà di emergere. Intervista a Claudia Salvatore

Dal 9 al 12 febbraio, al Teatro Studio Uno di Torpignattara, è andato in scena Interruzioni volontarie. Uno spettacolo scritto e interpretato da Claudia Salvatore che si racconta e ci racconta per noi de La Platea.


Scritto da te e interpretato da te. Parlaci di Margherita, da dove nasce?
Margherita è solo un nome fiabesco che ho voluto dare a colei che “incarna” la protagonista, un'identità ferma, che non riesce ad andare avanti, non riesce a costruire, non si riesce nemmeno a definire, così poco centrata da essere sfumata anche nei tratti, assente, immobile, eppure piena e rumorosa.

Il titolo dello spettacolo attuale è “interruzioni volontarie-cut”, la primissima versione è nata nel 2013, presentata sotto forma di studio di 25' al festiva RIC e prodotto da ATCL, e nasce da una riflessione su quella che ho voluto definire “la presenza episodica”, ovvero l' essere presenti a se stessi solo a tratti, o solo fisicamente, essere intermittenti, vivere alcuni momenti e poi spegnersi, interrompersi, ricominciare, o lasciar scorrere il tempo rimanendo in “pausa” o essere altrove, in un altro luogo, in un altro momento. Ho riflettuto sul fatto che tante volte siamo da qualche parte, ma siamo assenti e spesso non sappiamo perché. Collezioniamo così una serie di ricordi e di esperienze che non hanno fine e rimangono un po' in attesa, pronti a reclamare il loro spazio, uno sguardo sul passato che ci fa voltare pagina, ma andare avanti costa fatica. Infine si aggira in questo scenario il “non detto”, le tante parole che sono rimaste da qualche parte in testa e che non se ne vanno, ma si vendicano.


Suggestioni che portano la firma di autori come Sarah Kane e David Foster Wallace, altre influenze?
Sarah Kane sicuramente è stata l'autrice a cui mi sono più ispirata, da “Psicosi delle 4:48” a “Febbre”. L'ho letta, riletta, rigirata, smontata e ricostruita, ma poi ho anche deciso di lasciarla andare, per questo la nuova versione è CUT, ho voluto tagliare ciò che rimaneva di suo nel testo, effettivamente viaggiava ormai in autonomia e aveva un'identità autoriale distinta. Poi c’è David Foster Wallace e oltre lui anche Ugo Cornia, con il suo testo “Quasi amore” che mi ha fornito non poche suggestioni, per non parlare poi delle persone in carne ed ossa, le fissazioni, le paure, quegli spazi e sguardi che ho studiato, indagato, rubato dalle persone che hanno fatto e fanno parte della mia vita.


Incomunicabilità, vuoti interiori, un monologo che viene inscenato per trasmettere cosa?
Credo che ognuno possa trovarci una propria piccola parte, trovare lo stimolo per fare i conti con se stesso, con le voci che sta ignorando, con le persone che ha lasciato andare o che non ha perdonato. In generale penso che possa essere uno schermo, ci si guarda da fuori, e si scoprono delle cose che non ci piacciono. Con una frase potrei spiegare meglio tutto: “Eccomi, sono tutti i miei punti deboli, margherita diceva: sono solo tacche addosso, ce l'hanno tutti, ognuno decide come e dove procurarsele, ognuno combatte contro se stesso, a modo suo.” Ecco, forse voglio dire questo: quali sono e dove sono le vostre tacche? Abbiate coraggio di non sentirvi esclusi.

 

Quali gli stimoli e quali le difficoltà che rintracci nel mondo del teatro?
Non vorrei smontare tutto dicendo che non ci credo più, ma è così, non sono più tanto giovane e non mi interessa più fare a gara per accaparrarmi un ruolo, o voler affermare un mio spettacolo, non ce la faccio più a farlo per passione, per vocazione, per istinto, e non ce la faccio più nemmeno a dover dimostrare sempre qualcosa, dimostrare e attendere e investire ogni volta entusiasmo tempo e fiducia. È un periodaccio. Mi sono allontanata dal teatro ufficiale, preferisco scrivere e dire cose che ascolteranno in pochi. Sono incazzata nera e ad altre condizioni non ci sto. Ci sono queste piccole realtà, che sono il Teatro Studio Uno, il csoa Spartaco … queste mi interessano, perché hanno un motivo, una necessità, un'urgenza. È un teatro onesto, sincero. Per quanto mi riguarda sono casa ormai, un posto dove le mie idee prendono vita.


Nuovi spettacoli in cantiere?
Ebbene sì. Parlando, appunto, del Teatro Studio Uno farò un altro spettacolo in stagione. Dal 6 al 10 aprile. Si intitola “Run” la regia è affidata alla mia fidata collega Barbara Caridi e sarà una performance legata alla corsa e al suo significato, ma non posso svelare oltre.

 


Erika Cofone
17 febbraio 2017

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori