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Lo sguardo oltre il fango – La ragazza n°65738 è il nuovo spettacolo di Simone Martino e Lorenzo Cioce, un dramma musicale, che sarà in scena al Sala Uno Teatro dal 28 febbraio al 5 marzo 2017, che racconta la storia di un’affettuosa amicizia nata tra due bambini all’interno di un campo di concentramento durante la seconda guerra mondiale.
Ziva (Margherita Rebeggiani) è una ragazza ebrea polacca di undici anni, deportata con la sua famiglia. Peter (Gabriele Trucchi) è un suo coetaneo tedesco, figlio del comandante delle SS in servizio nel lager. Tra i due nasce una forte sintonia che si trasforma in amore e annienta ogni differenza e lascia spazio solo al sogno di una vita condivisa fra disperazione e uno sguardo verso il futuro.
Ho chiesto a Simone Martino, autore delle musiche e coideatore e coautore del libretto con Lorenzo Cioce, di parlarmi di questo spettacolo che si prospetta molto intenso.
Simone, come è nata l’idea di questo spettacolo?
Ho sempre desiderato fare uno spettacolo che toccasse un tema così importante come quello della Shoah e un giorno, circa un anno fa, parlando con Lorenzo Cioce, lui mi ha segnalato il romanzo Il bambino con il pigiama a righe. L’ho subito acquistato e letto e da lì abbiamo cominciato a tirarne fuori una storia nostra. Lo spettacolo, però, non è tratto dal romanzo, ma solo liberamente ispirato.
Il primo passo è stato quello di documentarsi ampiamente e profondamente su documenti storici, affiancati anche da un ragazzo ebreo che sta studiando per diventare rabbino, Giuseppe Mallel, che ci ha introdotto nel dramma dell’Olocausto anche con racconti delle esperienze dirette dei propri nonni che tengono sempre vivo il valore della Memoria, aiutandoci anche nella ricostruzione corretta di alcuni elementi.
Abbiamo scelto poi di rappresentare due mestieri, all’interno del campo, che a suo tempo, nonostante le pessime condizioni di vita, garantivano a chi li svolgeva di sopravvivere e scampare ai lavori forzati.
Ziva, la protagonista, e Anna (Julie Ciccarelli), la sua amica fanno i rammendi alle casacche e ai pigiami degli ebrei morti che poi venivano consegnate ai nuovi deportati; Gabriel (Michelangelo Nari), fratello di Ziva, lavora nella casa dei tedeschi.
Abbiamo analizzato documenti sulla deportazione davvero drammatici e toccanti, anche se poi abbiamo cercato di rendere lo spettacolo non troppo pesante di cercando di trovare una modalità espressiva che non fosse troppo cupa.
Lo sguardo oltre il fango è un dramma musicale. Raccontacene la struttura.
Abbiamo assemblato il cast puntando molto sulla ricerca di un giusto rapporto tra recitazione e canto. Nonostante sia un’opera musicale, è uno spettacolo molto concentrato sulla recitazione: ho voluto che gli attori e cantanti si concentrassero sulle emozioni e non sull’esibizione; ho preferito che privilegiassero l’interpretazione più che i virtuosismi vocali. Nel cast ho tutti cantanti di grande talento: hanno tutti delle voci belle e potenti, ma ho chiesto loro di contenersi a favore di un’interpretazione più intima.
A livello registico non è stato facile affrontare la storia. E’ un racconto forte, che implica un impegno emotivo forte. Abbiamo trovato in Giovanni Deanna, qui alla sua prima regia, un ottimo sostegno. Giovanni viene dal teatro di prosa e non dal musical, quindi è abituato a lavorare sulla recitazione. Si è creata un’ottima intesa nella fusione delle nostre peculiarità: Giovanni, che fa la regia, io che curo la parte musicale e Lorenzo che cura i testi. In tutto questo siamo poi aiutati dalla supervisione artistica di Andrea Palotto.
Come affrontano i ragazzi, grandi e piccoli, questo spettacolo?
La cosa bella e particolare delle prove di questo spettacolo è la particolare attenzione di tutti e il silenzio che riempie l’aria. E’ incredibile, quando recita e canta Margherita Rebeggiani (Ziva, la bambina protagonista), come tutti rimaniamo immobili ad ascoltarla. Vive lo spettacolo con molta intensità.
Pensa: sul suo copione ha disegnato due occhi: in uno sono i riflessi i boschi e le case, nell’altro il campo di concentramento con le sbarre e il filo spinato.
Anche Gabriele Trucchi (Peter, l’altro bambino protagonista) è sempre molto attento e serio: vista la gravità dell’argomento trattato, vive le prove con concentrazione e rispetto.
Lo spettacolo racconta una storia dal punto di vista di due bambini. Come è stato spiegare ai due bambini quel tragico periodo storico?
Sì è una storia raccontata dal punto di vista di due bambini. C’è Ziva, che, strappata dalla famiglia, vive nel campo di concentramento, all’inizio senza consapevolezza perché catapultata da un momento all’altro in quella drammatica realtà. Mano a mano che prende coscienza della situazione la vive con una spontaneità sorprendente. E’ più Peter quello sempre arrabbiato. Peter è un bambino a cui piace leggere, che ama viaggiare con la fantasia e che, invece, vive un contrasto forte con il padre, ufficiale delle SS.
Nasce tra i due bambini una grandissima intesa e tutto viene raccontato attraverso le loro emozioni.
La storia ha un’evoluzione naturale non forzata che va di pari passo con la preparazione della scene. Margherita e Gabriele sono molto naturali. Giovanni, il regista, li coinvolge nella preparazione e nella comprensione della scena, del significato e poi chiede loro di rappresentare quello che provano in riferimento a quella situazione o a quella scena.
Non deve essere stato facile far capire ai due bambini cosa fosse quel mondo.
Invece, sai che lo sanno? Lo conoscono. Sono dei bambini molto preparati, ne hanno parlato bene anche con i genitori.
Parliamo dell’impianto musicale dello spettacolo.
Musicalmente, come sempre, ma qui in misura ancora maggiore, mi sono lasciato ispirare dal cuore. Rispetto ad altre mie opere precedenti, ho scelto di fare una cosa diversa: ho utilizzato un pianoforte e un terzetto d’archi. Questo soprattutto per tutta la parte che racconta la storia degli ebrei. Invece, per i tedeschi ci sarà un momento più forte su un brano finale che avrà un ampio respiro corale.
Per il resto è tutto molto minimalista, abbiamo cercato di toccare corde più intime, con la voce che, a volte, è appena soffiata. Ci sono momenti, durante le prove, di grandissima emozione e commozione. Margherita poi è una bambina molto dotata che riesce ad esprimere una grandissima umanità.
Ringrazio molto Simone Martino per la bella chiacchierata e vi esorto tutti ad andare al Sala Uno Teatro dal 28 febbraio al 5 marzo 2017 per emozionarvi con Lo sguardo oltre il fango.
Flaminio Boni
20 febbraio 2017