#intervista
Sarà in scena fino al 2 aprile al teatro della Pergola di Firenze e dal 19 al 30 aprile al teatro Franco Parenti di Milano lo spettacolo teatrale tratto dal libro di Walter Veltroni Ciao. Prodotto dalla Fondazione Teatro della Toscana il regista Piero Maccarinelli dirige Massimo Ghini e Francesco Bonomo in una pièce che racconta dell’incontro con un padre mai conosciuto. Si tratta del dialogo che Walter Veltroni ha immaginato di avere con suo padre, morto quando lui aveva solo tre anni. Un modo per superare un’assenza ed allo stesso tempo una scusa per intraprendere un viaggio alla ricerca delle radici della propria vita.
Ciao… dal libro al teatro, come è avvenuto questo passaggio?
Il passaggio è avvenuto grazie alla struttura del libro poichè ha due caratteristiche che hanno permesso un'agevole trasposizione teatrale. Il primo sta nell’unità di luogo, in quanto tutto avviene in una stanza dove io e mio padre ci incontriamo. Il secondo elemento è il dialogo. In realtà non si assiste ad altro che ad un dialogo, seppur immaginario, fra un padre e un figlio. La forza delle parola è decisiva a teatro e il mio libro si basava proprio su questo elemento.
Cosa ha significato per lei costruire questo dialogo ed immaginare di parlare con suo padre?
È stata un’esperienza molto complicata, dura e difficile. Allo stesso tempo è stata molto bella in quanto mi ha permesso di immergermi in un passato che non avevo mai avuto la forza di affrontare. Ho dovuto aprire dei cassetti rimasti chiusi per anni. Mi ha aiutato molto parlare con persone vicine a mio padre che mi hanno permesso di scoprire dei frammenti di ricordi rimasti sepolti nelle loro menti e dei quali non ero a conoscenza. È stata un’esperienza veramente molto bella, naturalmente ho dovuto fare anche un esercizio di grande responsabilità in quanto ho fatto parlare mio padre con le mie stesse parole, cosa difficile non avendolo conosciuto. Mi hanno confortato però i commenti di alcuni suoi grandi amici, come Ettore Scola o Sergio Zavoli, che dopo aver letto il libro mi hanno detto di aver ritrovato molto del suo pensiero nei dialogo che ho immaginato di avere con lui.
Francesco Bonomo interpreta sua padre Vittorio, mentre Massimo Ghini veste i suoi panni. Perchè la scelta è ricaduta su questi attori?
Nel rapporto con suo padre Massimo Ghini ha una ferita, diversa, ma simile alla mia. Ci conosciamo da quando siamo ragazzi e aveva già interpretato un personaggio legato a me nel film Zitti e Mosca per la regia di Alessandro Benvenuti. Bonomo invece è stato scelto dal regista Piero Maccarinelli e devo dire che è stata un’ottima scelta.
Ha dichiarato che questo è uno spettacolo che parla di un’assenza. Che significato ha dato nel passato e quale da oggi a questa parola?
L’assenza è una condizione tanto dolorosa, ma che spinge le persone che la provano a cercare di più. Penso che il dolore abbia alla fine un effetto quasi risarcitorio in quanto ti consente di stare più attento anche nei confronti degli altri. L’assenza è anche una dimensione affascinante in quanto si coniuga quasi sempre con la voglia di cercare, con la ricerca di qualcosa che rende la nostra vita più interessante. Credo che consumare la vita con la stessa velocità con la quale si consumi una bibita sia stupido, ogni tanto bisogna fermarsi e pensare.
Politico, scrittore, regista, giornalista. Quale di queste attività la fa sentire più a suo agio, più felice?
È vero, ho avuto la fortuna di fare tante esperienze, diverse fra loro ma tutte accumunate da una capacità che spesso viene dimenticata: l’ascolto. Io mi sento a mio agio quando ho la possibilità di raccontare delle storie ma soprattutto di ascoltare lo storie degli altri, ascoltarle, comprenderle e capirle è fondamentale per un giornalista, per un politico, così come per uno scrittore o un regista.
Il 22 maggio uscirà il suo terzo documentario, Indizi di felicità. Cos è la felicità per lei?
La felicità è una cosa semplice, come dovrebbe essere semplice vivere una vita piena, una vita integrale.
Come si vede fra venti anni?
Spero verticale!!! Questa domanda mi fa pensare ad uno scrittore uruguaiano che ho conosciuto tanti anni fa, si tratta di Eduardo Galeano… mentre parlavamo ad un certo punto mi ha detto che la cosa che più lo spaventava di più era il pensiero che avrebbe vissuto, secondo le sue previsioni, solo per vedere altri tre, al massimo quattro, mondiali di calcio. Questo è un modo di pensare al futuro che mi ha sempre messo inquietudine… diciamo che cerco di non pensare a quanti mondiali potrò ancora vedere.
Lei va spesso a teatro?
Sì, ci vado spesso, l’ultimo spettacolo l'ho visto qualche settimana fa... si tratta di Quello che non ho con Neri Marcorè andato in scena al teatro Quirino.
Secondo lei perché fa bene andare a teatro?
A teatro si vive un’esperienza unica. A teatro tutto è unico, la distanza con l’attore è minima, si vive un’esperienza collettiva e le emozioni sono più vive, più vere.
Enrico Ferdinandi
31 marzo 2017
Informazioni
TEATRO DELLA TOSCANA
presenta
Massimo Ghini e Francesco Bonomo
in
CIAO
di Walter Veltroni
regia Piero Maccarinelli
scene e costumi Maurizio Balo’
luci Umile Vainieri
produzione Fondazione Teatro della Toscana
in collaborazione con Q Academy
TOURNÉE
Firenze Teatro della Pergola 24/03 –02/04/2017
Milano Teatro Franco Parenti 19 – 30/04/2017
Tratto dal libro Ciao, di Walter Veltroni - edito da Rizzoli nel 2015