Intervista a Roberto Nugnes in scena al con “Tsunami” al teatro dell'Orologio dal 31 marzo al 3 aprile 2016
Chi è Roberto Nugnes e come arriva al Teatro?
Le prime esperienze teatrali le ho avute in veste di attore, anche se l’obiettivo principale era la scrittura e la regia cinematografica. L’impianto teatrale di diverse sceneggiature, però, non ha mai tradito il mio amore per il teatro, soprattutto per la scrittura. Al momento è un dolce rifugio, un passaggiodovuto.
Perché il titolo “Tsunami”?
Tsunami è un qualcosa che non da via di scampo, che resetta, che mette un punto, un evento violento e liberatorio allo stesso tempo.Qualcuno mi ha fatto notare l’assolutezza che ha in comune con il titolo All-in, il mio lavoro precedente, cosa alla quale non avevopensato.
Cosa ti ha spinto a contestualizzare la narrazione negli anni '80?
Si parla di consumismo, e proprio negli anni 80 c‘è stata la sua esplosione,dove si è ottenutala compiutezza del fenomeno iniziato con il boom economico. Non c’è niente da demonizzare, non è il mio intento, anzi, trovo che nonostante tutto siastato un decennio pieno di fermentoculturale, a patto però che non ci si soffermi a guardare con snobbismo la merdaprodotta in quegli anni. In genere si tende ad analizzarequeldecennio come l’inizio di un decadimentoculturale; iocredo più semplicemente che siastato la fine di un percorso. Ciò che c’è stato in seguito, sino ai nostrigiorni, è molto più complesso.
Quanto del teatro dell'assurdo c'è in questa tua "commedia dolce amara"?
Il teatro così detto dell’assurdo mi ha sempre affascinato, e nonostante una staticità, un’impossibiltà al raggiungimento di una soluzione, trovo che abbia delle dinamiche molto cinematografiche. É tragico, è comico, è surreale, elementi per mefondamentali per la creazione di personaggi e la stesura di una storia. Trovo eccezionalequandol’azione è racchiusa in dialoghi e silenzi.
Se c'è qual'è il sottile filo rosso che lega il tuo esordio "All In" a “Tsunami”?
In All-in trattavo il gioco d’azzardo, soprattutto nelle sue recenti degenerazioni, e toccavo il consumismo; Tsunami va indietro nel tempo e cerca di andare ad esplorare quest’ultimoargomento,divenendo, in qualche modo, una costola di All-in.
Cosa ti è rimasto del Fringe Festival 2015?
Al Fringe si vede e si respira teatro, una gran bella vetrina che bisogna sfruttare al meglio.
Tutti i buoni motivi (se ci sono) per venire a seguirvi al Teatro dell'Orologio dal 31 marzo al 3 aprile.
Viene evocato un recente passato che ci ha visto protagonisti; si ride, si sorride e si cerca di esprimere qualche concetto, per cercare così di contribuire alla creazione di un’opinione. Sembrano alte pretese, in realtà è tutto molto semplice. E poi non dura molto, e le poltrone della sala Orfeo sono comode; a me, di solito, in veste di spettatore, bastano queste ultime due.
Fabio Montemurro
31 marzo 2016