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Giulia Ananìa ci parla di "MAZZABUBÙ 2.0" al teatro Quirinetta il 13 marzo 2016

#intervista

Al teatro Quirinetta si da il via all’allestimento di “MAZZABUBÙ 2.0 con Giulia Ananìa & Edoardo Pesce il nuovo varietà”, spettacolo ispirato all’album e trasmissione televisiva presentata da Gabriella Ferri, a cui gli autori di questo spettacolo rendono omaggio. Un viaggio nel mondo del varietà, dove ci si ispira oltre che alla colonna romana della Ferri, anche ad artisti come Montesano, Proietti e ancora prima Petrolini.

Personaggi istrionici che hanno arricchito il nostro panorama. Nell’attesa trepidante di questo nuovo prodotto artistico, incontriamo Giulia Anania, giovane e romanissima cantautrice, scrittrice e paroliera. Dall'età di quattordici anni inizia a scrivere canzoni, dove si alternano temi sociali e sentimentali, sogni e disillusioni generazionali, linguaggi poetici dal taglio rock, influenzato da sfumature più trasognate, con un occhio sempre rivolto alla musica popolare italiana e la scena indipendente americana.

 

Gabriella Ferri, voce di Roma, urbe variegata, caciarona e drammatica, accogliente come una madre, a volte difficile. Città che offre scenari di vita e scorci di enorme potenza espressiva, alla quale la stessa Gabriella si rifaceva. Giulia e Gabriella, un’unione oramai consolidata, che vive in tutta la sua carica esplosiva nello spettacolo “Bella, Gabriella!” e che ha dato vita ora a questo nuovo progetto pronto a debuttare al Quirinetta. Quando nasce l’incontro e l’amore per questa donna?

Più o meno all’età di sei, sette anni. Alle Elementari andavo in una scuola a via de Giubbonari e un giorno incontrammo lei, Gabriella, a fare la spesa al mercato di Campo de Fiori. Tutte le persone le andavano incontro con ammirazione, parlandole al tempo stesso con confidenza, come fosse un’amica. “ A Gabriè! Quando torni in televisione, ce manchi!” , “ Eh, mo vedemo..sto a preparà un programma”. Anche mia mamma le si avvicinò per chiacchierare e poi mi raccontò chi fosse quella donna magnetica e al contempo estremamente familiare. Tornata a casa mi fece ascoltare diversi dischi. Da quel momento cominciai a chiederle sempre la sua musica, con la tipica ossessività dei bambini.

 

Quanto di artistico ti ha lasciato la Ferri, e cosa cerchi di riportare nell’esecuzione delle sue canzoni? Cosa ti ha, quindi, ispirato di questa donna arrabbiata e ironica, del suo personaggio poliedrico?

Qualche anno fa mi regalarono un bellissimo libro che raccoglieva suoi disegni, quadri e poesie. Realizzai dopo tutti i concerti che avevo visto nell’ adolescenza e in questi anni che la più vera delle artiste italiane e non solo che avevo mai ascoltato restava lei. Una rivoluzionaria, forse l’unica vera hippie che abbiamo mai avuto. Una donna che poteva permettersi di ironizzare sulla sua femminilità, di giocarci. Volevo che questa sua autenticità non rimanesse racchiusa solo in un ricordo, ma continuasse a vivere  anche oggi, per questo il desiderio di fare uno spettacolo su di lei. Non è un operazione nostalgica, bensì proiettata nel futuro. Voglia di Gabriella oggi, in tutto quel che vedo.

 

Sul palco assieme a te la figura di Edoardo Pesce. Cosa dici di questa collaborazione?

Edoardo è un attore già molto lanciato grazie anche alle sue ottime prove per il cinema e per serie televisive molto popolari come i Cesaroni e Romanzo Criminale, ma personalmente mi sono innamorata del suo lavoro meno conosciuto, il testo teatrale “Born in Tor Bella Monaca” e di tutte le sue canzoni che, nonostante il successo mainstream, continua a portare in locali fumosi, da pochi posti, quasi senza dirlo a nessuno (ma riempiendo comunque di pubblico i locali). Ha una finezza e ironia uniche. Mi sorprende, emoziona e diverte come un nuovo Proietti e sicuramente, di tutti quelli che lavorano con la cultura “romana popolare” è il più autentico e intelligente conoscitore (e anche il meno paraculo). Mi sembrava il compagno ideale per affrontare questa sfida e riportare in scena il varietà. Per fortuna ha accettato!

 

Inoltre vi affiancherà un’orchestra di eccezione pare.

Sono tutti i musicisti straordinari, alcuni presi dall’ orchestra di “Bella, Gabriella!” altri dagli splendidi incontri di questa città: Felice Zaccheo ( mandolinista) Stefania Nanni (fisarmonica e mille strumenti) Gabriele Parrini (elettrica e basso) Filippo Schininà (batteria).  In questo spettacolo le sonorità saranno molto diverse rispetto a quelle folk / elettroniche di “Bella, Gabriella!”. Saranno oniriche e ballerine, da gran varietà televisivo! E i musicisti saranno “costretti” anche a recitare e interagire con me ed Edoardo. Tutti parte attiva dunque di questo grande show!

 

Veniamo allo spettacolo che tu, assieme ad Edoardo Pesce, portate in scena. Mazzabubù è il nono album della Ferri, ispirato allo spettacolo televisivo che la stessa cantante presentava. E voi rendete omaggio presentando “Mazzabubù 2.0”una mescolanza di varietà, concerto e teatro. Come nasce lo spettacolo?

Nella maggior parte dei concerti e spettacoli che vado a vedere manca l’ironia e lo “sbrago” di emozioni! Si può ridere e ci si può commuovere dei drammi della vita, ma in generale bisogna prendersi meno sul serio. Prendendo spunto dall’ingegno e la creatività che si respirava in programmi a dir poco geniali come Mazzabubù, che negli anni ’70 tenevano incollati milioni di spettatori alla televisione, portiamo il varietà ai giorni d’oggi e faremo ridere, ballare ed emozionare con temi attuali, magari non sempre piacevoli, con trasformismo e personaggi dell’ Italia di questi anni.

 

Fra i vari album della Ferri è stato scelto proprio Mazzabubù perché, appunto, legato a un immaginario di spettacolo e di varietà. Riscoprire la formula del varietà oggi in relazione a quello degli anni ’70 quali difficoltà o stimoli comporta? Soprattutto, il vostro è stato un approccio fedele a quella scena passata o avete anche aggiunto degli spunti di innovazione?

La difficoltà in generale oggi per lo spettacolo è la totale mancanza di risorse economiche. Con gli anni si rischia di cadere nella frustrazione e di mollare la presa. Io però ho una fibra combattiva e più ci levano gli spazi , più cerco di riprenderli, più vogliono che le persone si chiudano in casa, più lotto perché ci siano spettacoli gratis in piazza. Il Comune e lo Stato si sognerebbero mai di dare risorse se non ai soliti nomi, ma per fortuna ci sono spazi privati come Quirinetta o altre realtà, come un posto che amo molto di Roma: il Monk Club, che decidono di produrre spettacoli – scommessa come questo. Esistono personedi grande esperienza che credono in progetti giovani e freschi, come la nostra organizzatrice e produttrice Elisabetta Nepitelli Alegiani, donna di teatro ed ex direttrice del Teatro Quarticciolo ( chiuso dal Comune di Roma come tutti i teatri di Cintura) che si è presa l’accollo di credere e investire in quelle che sono le mie idee, così da farle fiorire in progetti comuni e grandi. Mi affianco ad artisti cresciuti come me in questi tempi di crisi, che hanno voglia di fare tanto e non si interessano di podi o si mettono su di un piedistallo per lasciarsi osannare. Inoltre, se nella maggior parte degli spettacoli si risparmia sulla scenografia, noi investiamo proprio su quella. PerMazzabubu avremo una vera e propria installazione mobile creata ad hoc dall’ illustratrice belga Bernadette Moens e ispirata alla formula del varietà. E se poi non abbiamo soldi per le ballerine…beh, le facciamo cartonate, in un carosello di luci e suoni! Una cosa è certa insomma, se manca tutto, noi non se famo mancà niente! In pieno spirito da varietà appunto.

 

Oltre che “donna de core” legata alla tradizione romana, pur sempre con un respiro ampio e aperto, la Ferri veste bene anche i panni di un clown speciale, che porta sapientemente in se la nostalgia, l’ironia un po’ amara e il sorriso spontaneo e spavaldo. Una donna che le tragedie e i drammi della vita li sentiva tutti in petto, riesce comunque a lanciarci come monito l’opzione della risata, anche se consapevole e riflessiva. Giulia, “life is a cabaret” dunque?

Più che cabaret, la vita non è altro che un gran varietà. È tutto espresso nella canzone di Gabriella: Ma che ne so. “Via via, via! Su con la vita, su con la vita, che qui si muore anche! Si va avanti, via, via, via!”                E ancora: “Ma che ne so, io se dico si mi metto in tasca anche l’ultima follia..accetterò che perda anch’ io per certi addii senza il coraggio di un addio..passerà via così, finirà come no, via così se ne andrà, come no! “

 

Nuovi progetti con dentro Gabriella o meno?

Il mio album come cantautrice del quale sono molto soddisfatta, spero proprio di far uscire un primo singolo già in primavera. E poi diverse canzoni per grandi artisti che dovrebbero uscire da qui ai prossimi mesi a cui ho collaborato come paroliera e autrice.  Questo è, infatti, il mio lavoro ufficiale, mi piace creare più dietro che davanti le quinte.

 

Erika Cofone

10 marzo 2016

 

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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