Sabato, 23 Novembre 2024
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ACTION pro, quando l'insegnamento è un fatto fondamentalmente di rapporti umani

La Platea ha incontrato per i suoi lettori gli ideatori di un nuovo progetto di formazione teatrale.

Leggiamo le parole dei protagonisti al riguardo.

Valerio Morigi: "ACTION pro è il risultato dell'unione delle società Wake Up ed Exit Music e di quattro menti: Angelo Longoni, Pier Maria Cecchini (ndr. al momento è impegnato in Basilicata alla regia del suo film Le Rose Della Signora Wesmaker), Valerio e Fabrizio Morigi; tutti quanti attivi nel mondo del teatro, del cinema e della musica: Fabrizio Morigi è produttore musicale e direttore di Exit Music (che ha ospitato l'intervista), Angelo Longoni affermato regista teatrale e cinematografico, produttore della società Wake Up, io, Valerio Morigi, attore cinematografico, televisivo e teatrale, Pier Maria Cecchini attore e regista cinematografico e teatrale nonché docente di recitazione da diverso tempo. I corsi inizieranno a novembre di quest'anno e faremo le audizioni il 15 di ottobre al Teatro Porta Portese in via Portuense 102.

E' richiesto un monologo di massimo 3 minuti che servirà per dare un primo giudizio, poi successivamente ci saranno dei colloqui più approfonditi. All'interno di queste selezioni sceglieremo anche cinque persone per le borse di studio; usufruiranno di una borsa di studio parziale che potrà aiutarli a sostenere il costo del corso. All'interno del corso, una volta alla settimana, ci sarà un corso di "Esercitazioni con la macchina da presa". È indispensabile prenotare il provino alla mail Questo indirizzo email è protetto dagli spambots. È necessario abilitare JavaScript per vederlo.. Siamo su facebook alla pagina Action.


Ed ora l'intervista ad Angelo Longoni che ci parla della sua direzione artistica


Come nascono e si conciliano la direzione artistica di Angelo Longoni e la direzione didattica di Pier Maria Cecchini (che hanno due formazioni diversissime) e come si arriva al progetto ACTION pro?

Nascono e si conciliano poiché Cecchini si occupa principalmente della gestione mentre io delle "linee guida" della scuola.
La direzione didattica di Pier Maria è molto tecnica, dovuta alla sua esperienza decennale di insegnamento ed è molto bravo a coordinare orari, lezioni ed insegnanti.
Lo stimolo principale per creare questa scuola viene da Valerio Morigi che è un attore con il quale ho lavorato tantissimo, abbiamo avuto diverse esperienze, siamo amici e direi che proprio l'amicizia tra me e Valerio ha gettato le fondamenta per fare questa scuola.
La nostra idea era quella di fare una scuola un po' diversa dalle altre, una scuola che unisse tutte le forme di recitazione, sia per quel che riguarda la macchina da presa, sia per quel che riguarda il teatro. All'interno della scelta di fondare questa scuola c'è anche l' idea di creare un momento realizzativo importante che veda l'unione degli insegnanti con gli allievi. Noi vorremmo che il risultato finale, questo spettacolo che cercheremo di fare in estiva, veda sul palcoscenico sia gli allievi sia gli insegnati che hanno avuto parte attiva nell'insegnamento all'interno del progetto.

 

Un laboratorio di recitazione con un obiettivo ben preciso, l'allestimento di "Giulio Cesare" e "Marcantonio e Cleopatra" due tragedie shakespeariane con tanti punti di contatto ma anche con tante differenze sostanziali...cosa ha dettato questa scelta in funzione del laboratorio? Quali gli altri progetti per gli allievi?

La mia idea era quella di riuscire a finire la scuola con una cosa estremamente tangibile, un fatto formativo da concretizzare direttamente sulle assi dello spazio scenico teatrale, e da qui è nata l'idea di unire per la prima volta il Giulio Cesare e il Marcantonio e Cleopatra, due testi shakespeariani che presentano entrambe il personaggio fisso di Marcantonio.
Da un punto di vista drammaturgico sono consequenziali l'uno all'altro e raccontano un momento fondamentale di Roma .
L'idea si raccontare una Roma shakespeariana mi sembrava un bel modo per unire insegnanti e allievi nella realizzazione di questi due testi, per l'occasione ridotti.


Qual è quel "quid" che rende non solo sulla carta ma anche "realmente" questo laboratorio e questa scuola diversa dalle "tante" altre che negli ultimi anni abbiamo visto nascere fiorire (e spesso rapidamente morire) a Roma?

Le scuole di recitazione sono tante, alcune sono estremamente professionali e sono quelle più di tradizione, altre sono più improvvisate e mostrano dei difetti. La nostra idea è quella di affrontare la recitazione a tutto tondo. La recitazione non è qualcosa esclusivamente televisiva, cinematografica o teatrale, la nostra concezione della recitazione è di una persona che è in grado di rappresentare qualunque forma di drammaturgia.
Poi al di là di questo ciò che ci differenzia dalle altre scuole è l'umanità. E' Il fatto che ci sono io, c'è Pier maria, c'è Valerio... ci differenziamo dagli altri per l'amore che mettiamo nel lavoro che facciamo. La recitazione prendila come vuoi sempre quella è, quindi diventa fondamentale l'aspetto umano, cioè come ti rapporti agli allievi e agli strumenti che usi.
Io, per esempio, ho scoperto in me, insegnando in alcune scuole di recitazione, una dote inspiegabile d'insegnamento e da lì ho pensato 'Sono in grado oltre di mettere in scena i miei spettacoli o di girare un film anche di trasmettere un insegnamento'; insegnamento che ha principalmente un aspetto umano, caratteristica che lo distingue dagli altri e che ti permette di entrare in sintonia e a tirar fuori le capacità latenti dei ragazzi. Stanislavskij diceva che fare il regista è "Vedere è far vedere" ossia "vedere per primo tu quello che farai vedere agli altri.


I tuoi lavori teatrali hanno avuto spesso importanti produzioni alle spalle (Argot, della Cometa, di Porta Romana, Piccolo di Milano...) e i premi che i tuoi allestimenti hanno vinto ad oggi sono molti. Ci piacerebbe sapere, dato che sono note anche le tue incursioni nel mondo del cinema, quanto l'uno (il teatro) e quanto l'altro (il cinema) influenzeranno la tua didattica.

In egual misura perché, come ho già detto prima , il nostro intento è affrontare la recitazione in tutte le sue applicazioni, quindi ci saranno esercitazioni davanti alla macchina da presa e sul palcoscenico. Faremo in modo di formare dei ragazzi completi e quindi il mio amore per il cinema e per il teatro si fonderanno.

 

Dei tuoi studi alla Civica di Milano, a distanza di tanti anni con l'aggiunta dell'esperienza fatta sul campo, quanto sarà presente nel tuo metodo d'insegnamento oggi?

Ci sarà ben poco. Sono dell'idea che non sempre le scuole ti diano il "massimo delle tue capacità" ed io credo che il massimo delle mie capacità lo abbia sviluppato successivamente, non a scuola. Facciamo un mestiere difficile da insegnare perché se non hai un bagaglio individuale di conoscenza ed esperienza è difficile trasmettere le competenze solo con l'insegnamento. Infatti questa scuola vuole tirare fuori dai ragazzi le loro potenzialità. Credo che l'esperienza migliore che ho fatto non sia quella scolastica ma quella di tanti anni di lavoro, perché s'impara molto più facendo che acquisendo soltanto dai professori o dagli insegnanti. Sicuramente anche i nostri ragazzi faranno così perché da noi apprenderanno degli insegnamenti che poi metteranno in pratica e una volta fatta esperienza allora il loro apprendimento sarà davvero completo e definitivo.

 

Concludendo un buon consiglio da dare ai nostri giovani lettori che vogliono intraprendere l'attività recitativa in teatro.

Vent'anni fa dicevo che l'unico modo per affrontare questo lavoro, sia da regista che da attore, era quello di studiare e formarsi; sono ancora di questa idea.
Adesso sembra che non tutti la pensino così, tant'è vero che vedo molti attori che non sono capaci ma comunque lavorano, dato che hanno una bella faccia o altro. Esempi in Italia ne abbiamo tantissimi sia nel cinema che nella televisione e purtroppo perfino a teatro.
Il punto è questo: le peculiarità che spesso si richiedono oggi sono principalmente esteriori, ma se ci si accontenta solo ed esclusivamente di quello non si arriverà mai a dei livelli alti; quindi l'unico modo è quello di formarsi. In Italia si pensa che nel momento in cui si va sul palcoscenico o davanti una macchina da presa non ci sia assolutamente bisogno di formazione, ma ci si sbaglia. Ci vuole la bella faccia, l'intraprendenza e anche tutto quello che di esteriore aiuta in questo mestiere,ma la formazione è imprescindibile.

 


Fabio Montemurro
17 settembre 2015

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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