Domenica, 22 Dicembre 2024
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Recensione delle mostre Gotico americano – I Maestri della Madonna Straus e La stanza di Mantegna – Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi ospitate presso le Gallerie Nazionali d’Arte Antica Barberini Corsini dal 27 settembre 2018 al 27 gennaio 2019



Ancora una volta le Gallerie Nazionali di Arte Antica decidono di puntare su mostre che focalizzino l’attenzione su poche opere ma dal valore assoluto: la sede di Palazzo Barberini ospiterà, infatti, fino al 27 gennaio Gotico americano – I Maestri della Madonna Straus e La stanza di Mantegna – Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi.
Gotico americano – I Maestri della Madonna Straus è il risultato di un’ormai collaudatissima politica di scambio con musei italiani e stranieri – in questo caso il Museum of Fine Arts di Houston: arrivano, così, nelle belle sale di Palazzo Barberini alcune pregiatissime tavole del Trecento. Si tratta di due Madonna Con Il Bambino, una del cosiddetto Maestro della Madonna Straus e l’altra assegnata al Maestro Senese Della Madonna Straus.


In entrambe le opere l’immolazione di Gesù è prefigurata dai due uccellini: nella prima la rondine tiene con il becco un filo mentre l’altra estremità è legata al dito del bambinello. Il filo è rosso sangue, così simile a quello che circonda il collo dell’infante redentore decorandolo con un pendente di corallo. Con una mano avvicina delicatamente – ma implacabilmente – il dito di Maria perché indichi quel segno di passione e rinascita mentre con l’altra tiene ben ferma la rondine, quasi potesse stritolarla. Nella seconda il cardellino appare meno remissivo, come se lo sfiorasse il desiderio di sottrarsi alla missione salvifica da lui simboleggiata.

 


Le due tavole, com’è facilmente intuibile, sono complementari sin dalla denominazione “Straus”: essa deriva dai collezionisti americani Edith Abraham e Percy Selden Straus, figlio di quegli Isidor e Ida che preferirono annegare sul Titanic piuttosto che separarsi. Si è deciso, inoltre, di metterle a confronto con un’ulteriore Madonna con il Bambino, attribuita al Maestro della Madonna di Palazzo Venezia.
La stanza di Mantegna – Capolavori dal Museo Jacquemart-André di Parigi, curata da Michele Di Monte, si incentra principalmente su quell’impressionante tela del pittore padovano che è l’Ecce Homo: lo stupefacente stato di conservazione e l’enorme maestria con cui sono rese le forme anatomiche non sono le uniche caratteristiche che impediscono a chi la guardi di passare oltre. Gesù si consuma nel sacrificio circondato da individui il cui numero non è immediatamente distinguibile. Avvicinandosi ci si accorge della loro presenza sempre più opprimente, delle numerose escoriazioni sul corpo del protagonista, dell’abilità con cui è tratteggiata la rozza corda che gli penzola atrocemente dal collo e degli altri segni tipici del martirio. Impressiona, inoltre, il livore con cui Gesù è osservato dalla figura che gli sta a lato e lo ghermisce con una mano: non c’è pietà per chi è vittima, nemmeno se chi si rende tale lo fa per amore. Il direttore, Flaminia Gennari Santori, fa notare come dal quadro manchi un personaggio: ognuno di noi è quel Pilato che guarda la scena ed è chiamato a giudicare, a schierarsi, a scegliere se rimanere indifferente a un tale dolore.

In mostra ci sono anche altre opere appartenenti alla prestigiosa collezione di Edouard André e della moglie Nélie Jacquemart, in seguito lasciata allo Stato francese: oltre a un’attribuzione al Mantegna -
Madonna con il Bambino tra i santi Gerolamo e Ludovico di Tolosa – è possibile ammirare la
Madonna col Bambino di Giovanni Battista Cima da Conegliano, un Ritratto d’uomo su pergamena di Giorgio Schiavone, il disegno Ercole e Anteo e il notevole bronzetto di Andrea Briosco - detto il Riccio - che raffigura Mosè. Tutti di influenza mantegnesca e riuniti in una sala detta “stanza” in riferimento al Dante che, nel De Vulgari Eloquentia, così definisce “una dimora capace ovvero ricettacolo di tutta l’arte”. E un artista fondamentale come Andrea Mantegna ne merita decisamente una tutta per sé.

 

Cristian Pandolfino

28 settembre 2018

 

informazioni

Didascalia foto in ordine di apparizione:

Andrea Mantegna
(Isola di Carturo 1431 – Mantova 1506) Ecce Homo, 1500 ca
tempera su tela montata su tavola 54,7 x 43,5 cm
Paris, Musée Jacquemart-André – Institut de France © Studio Sébert Photographes

Maestro della Madonna Straus (attivo 1385 - 1415)
Madonna con il Bambino
Tempera e foglia d’oro su tavola, 90,1 x 48,2 cm
© The Museum of Fine Arts, Houston, The Edith A. and Percy S. Straus Collection

Maestro Senese della Madonna Straus (attivo 1340 - 1360)
Madonna con il Bambino
Tempera e foglia d’oro su tavola, 81,3 x 45,1 cm
© The Museum of Fine Arts, Houston, The Edith A. and Percy S. Straus Collection

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Recensione della mostra di La luce di Roma dal 13 settembre al 10 ottobre 2018 all’Auditorium Parco della Musica

 

In una delle location culturalmente più vivaci di Roma, l’Auditorium Parco della Musica, sarà ospitata fino al 10 ottobre la mostra La luce di Roma di Alessandra Giovannoni: un’artista nota nel panorama culturale contemporaneo per la sua personale interpretazione del paesaggio dell’Urbe. Ma all’arrivo all’Auditorium, già all’ingresso principale si rimane disorientati: nessuna insegna ad indicare la mostra. Tra risposte vaghe e percorsi poco chiari viene il dubbio di aver sbagliato location, quando infine si giunge al foyer della Sala Sinopoli, spazio dedicato agli 8 quadri dell’artista.

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LA MOSTRA - Libri come opere d’arte, parole che diventano pennellate, allegorie che diventano virgole di colore.  Ma anche segni e corpi, materia e sincronicità, staticità e movimento. Due "sostanze" totalmente diverse, quelle del brindisino Luisiano Schiavone e della spoletina Chiara Montenero, ma dalle "forme" similari, accomunate da un forte legame con l'astratto, da una vitalità cromatica, da una ricerca costante.

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"Dall'indaco, un blu ancora più intenso" scrisse qualche secolo fa un monaco buddista.
Tingendo con la pianta di indaco ripetutamente un tessuto, si ottiene un blu ancora più blu dell'indaco stesso. E se intingessimo la vita con la vita, se andassimo a fondo in un abisso indaco totalmente inesplorato, sopportando e superando ogni ostacolo, dalla paura del buio alla pressione del mare che comprime il cuore e ti impedisce di pensare...
Cosa c'è andando a fondo, verso l'impossibile. Cosa puoi trovare?

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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