Il periodo di Natale è, per molti, un momento, oltre che di festa, di pausa. Poco lavoro, compagnia e relax. Alcuni adorano stare con la propria famiglia, altri si coccolano con una buona lettura. C’è chi ne approfitta per poter viaggiare e vedere posti in una luce diversa. Ci sono anche coloro che si fermano e chiedono al cinema qualche ora di distrazione. Cinema contemporaneo, ma soprattutto cinema più vecchio. Ci sono pellicole, infatti, che ci donano perfettamente il clima natalizio. Per la maggior parte degli amanti della “Settima Arte” il film per eccellenza di Natale è “La vita è meravigliosa” del 1946 di Frank Capra.
Siamo nel 1945 in uno sperduto paese della provincia americana, noto come Bedfort. George Bailey (James Stewart) è un onest’uomo, che ha dedicato tutta la sua vita al bene della sua famiglia, della propria città e del prossimo, sempre in contrasto con l’avido Henry F. Potter (Lionel Barrymore), una sorta di moderno Scrooge che detesta il prossimo e ambisce ad avere il potere economico e sociale di tutta Bedfort. George sin da bambino, sogna un’esistenza avventurosa, in luoghi caldi ed esotici; ma ogni volta il suo duro lavoro, le sue aspirazioni e i suoi sforzi vengono messi in secondo piano rispetto alle esigenze altrui o alla mala sorte, come l’usare i soldi per la luna di miele per rimborsare i soci della sua cooperativa, evitandone il fallimento, dal crollo della Borsa del ’29. La vita di George sarà sempre così: in prossimità di cadere, ma tramite sacrifici, risollevarsi e sorridere.
Alla vigilia di Natale del '45, il vecchio Potter ha praticamente in mano tutta Bedfort, compresa la banca con cui i Bailey hanno debiti e ipoteche. Per distrazione, l'anziano William (Mitchell), zio di George nonché impiegato, lascia la somma da pagare non lontano dall'avido Potter, il quale ne approfitta per rubare la somma e mettere in difficoltà gli unici che non hanno mai ceduto al suo denaro.
Stavolta George è veramente nei guai: non sa come fare e dove trovare i soldi. Arriva anche a rispondere male alla moglie e ai figli, lui così ottimista. In preda alla disperazione e nella serata più fredda dell'anno, George si ritrova davanti ad un fiume e decide di uccidersi. In quel momento, dall'alto piomba un anziano signore che costringe George a salvarlo. Questo si rivela essere Clarence (Travers), un angelo di "seconda categoria", cioè senza ali; che per averle deve compiere la sua missione: in questo caso far capire a George quanto la sua esistenza sia fondamentale non solo per i suoi cari ma per l'intera comunità. Riuscirà nel suo intento?
Unico film in cui Frank Capra è sia regista, che coautore, nonché produttore; è considerato il film di Natale per eccellenza, non solo per i cattolici o i credenti, ma da molte altre persone per il messaggio che manda: messaggio che non si può dire, senza spoilerare il finale.
La sceneggiatura del film nasce da...un bigliettino di Natale. Eh sìì! Philip Van Doren Stern provò per anni di far pubblicare questa storiella di Natale, dal titolo The Greadest Gift. Nel '43, stanco di rifiuti, decise di stampare il racconto in biglietti per le feste che distribuì a familiari ed amici: biglietti che di mano in mano arrivarono anche a Frank Capra.
Il set non è un paese vero e proprio, ma una delle più grandi set realizzati: oltre 16 km quadrati, includendo 75 edifici, un distretto industriale, una via principale con 300 case. Altra vera rivoluzione, usata anche in seguito, fu la neve. Evitando il fatto che il film venne girato d'estate (si dice che facevano quasi 30°), nel passato, l'effetto della neve che cadeva veniva realizzato con fiocchi d'avena tinti di bianco. Poiché Capra volle girare con il suono in presa diretta e, cadendo, i fiocchi facevano rumore, si realizzò una miscela di un materiale chimico simile alla nostra gommapiuma (noto come foamite) mischiata con acqua e sapone, che invece risultò silenziosissima.
Per la parte di George venne assegnata subito a Stewart, che esegue una delle sue più storiche interpretazioni; così come quello di sua madre, che andò a Beulah Bondi, già madre di Stewart in tre precedenti pellicole. Per il ruolo di Mary si fecero i nomi di Olivia de Havilland e Ginger Rogers, ma alla fine si optò per Donna Reed: curioso sapere che fu proprio lei a rompere il vetro al primo ciak nella scena della palla da baseball, avendo avuto un trascorso da giocatrice.
Altro magistrale interprete fu Barrymore nel ruolo del perfido Potter (curioso col senno del poi questo nome ad un malvagio: la differenza - ricordate - è che questo si chiama Henry). La scelta andò su questo attore, dopo che Capra sentì l'attore interpretare l'avaro Scrooge in una versione radiofonica del Canto di Natale.
Candidato a 5 premi Oscar, senza vincerne neanche uno, costò a Capra un'accusa di filocomunismo per aver reso cattivo il banchiere Potter; ma è al 20° posto dei 100 film americani migliori di sempre: un buon motivo per vederlo!
Francesco Fario
24 dicembre 2023