#recensione del film "Benedetta follia", regia di Carlo Verdone
Guglielmo è un marito, padre di famiglia e proprietario di un negozio di articoli d'alta moda e reliquie per sacerdoti e vescovi, dotato di fede cristiana inamovibile. La sua vita e la sua visone dei valori della famiglia cambiano quando si trova costretto a divorziare nel giorno del proprio venticinquesimo anniversario: la moglie si riscopre bisessuale ed ammette di tradirlo da un anno con la commessa del suo negozio.
Ma non sarà da solo ancora per molto.
Un giorno, infatti, arriva Luna.
Si tratta di una giovane, bella e stravagante ragazza in cerca di un posto di lavoro che, dopo qualche lieve attrito, cambierà la vita di Guglielmo e lo inizierà al mondo dei siti d'incontri online. Non andrà tutto come previsto...
Partiamo col dire che Carlo Verdone è un bravissimo attore e un discreto regista che nel corso degli anni aveva iniziato a perdersi, vedi il radicale cambio stilistico con il film "Sotto una buona stella" e "L'abbiamo fatta grossa", quest'ultimo comunque in risalta rispetto al precedente.
Il fatto di distribuirlo nelle sale ad inizio anno è una buona mossa da parte di Filmauro, che consegna al grande pubblico un film difficile collocare questo all'interno della produzione di Verdone poiché noi reputiamo che sia un curioso punto d'incontro tra la sua filmografia vecchia e nuova.
Il film vanta anche due nomi eccellenti nel cast tecnico, soprattutto nella sceneggiatura: Roberto Marchionni, noto ai più come Menotti e Nicola Guaglianone.
Entrambi sono accomunati dall'aver scritto uno dei più gloriosi esperimenti del cinema italiano come "Lo chiamavano Jeeg Robot".
Ma i collegamenti con il film di Mainetti non terminano qui. Infatti la coprotagonista, Luna, è interpretata da Ilenia Pastorelli ovvero la protagonista femminile del film, l'indimenticabile Alessia. In "Benedetta follia" la Pastorelli interpreta un personaggio meraviglioso, di una bellezza quasi aggressiva, sfaccettato e, probabilmente, con maggiore approfondimento psicologico e un background più interessante rispetto agli altri.
Le interpretazioni sono abbastanza valide. Primo su tutti, Carlo Verdone che tiene le redini del film in maniera piuttosto discreta. Lucrezia Lante della Rovere, figlia della compianta Marina Ripa di Meana, è Lidia, uno dei perni della vicenda.
Una altro nome altisonante nel cast è la grande Maria Pia Calzone, il personaggio di Ornella.
Dopo l'incredibile successo di Gomorra, l'interprete di Immacolata Savastano ritorna sul grande schermo per donarci l'interpretazione di una dottoressa in cui lo spettatore si immedesima presto
La Calzone è stata bravissima a far notare l'imbarazzo e il disagio di alcuni eventi ed è anche stata sorprendente per il fatto di aver dato un piccolo colpo di scena sul finale
Poco da dire sul personaggio se non che ci ha convinti per il suo aspetto così dolce ed insicuro in contrasto con un'ottima forza di volontà che sarebbe difficile da attribuirle. Per ultimo, ma non meno importante, il finale è stato particolarmente bello perché, con il "piccolo colpo di scena" di cui sopra e grazie anche ad alcune scelte registiche ricollegate alla vecchia filmografia dell'autore è andato a tradire quell'ideale di "amarezza verdoniana" che contraddistingue la filmografia dell'autore, cosa parzialmente assente in "sotto una buona stella"
C'è da dire che purtroppo il film non è esente da difetti. Uno su tutti è il lasso di tempo che va tra la seconda parte del film all'ultima mezz'ora. Sembra quasi che il film abbia un arresto per diventare qualcosa di diametralmente opposto. Unica nota di merito da attribuire a questo difetto è che riesce a dare un senso, solo con qualche breve dialogo, al titolo del film.
Il background di alcuni personaggi, per esempio Luna, ci viene fatto intuire passo dopo passo ma in maniera un po' troppo lenta e forse alcune cose sarebbero state più godibili se il film avesse subito qualche lieve cambio di ritmo. A cavallo tra vecchio e nuovo Verdone, "Benedetta follia" risulta un film bello, godibile ma anche abbastanza fuori ritmo. Non è indimenticabile ma sicuramente rappresenta un buon punto nella filmografia del comico romano.
I temi che tratta sono resi anche abbastanza bene. Si tratta dell'omosessualità, la bisessualità, la solitudine, la voglia di superare le difficoltà aggrappandosi disperatamente ad ogni possibile scoglio, l'imprevedibilità degli eventi.
L'amarezza di cui sopra citato è gestita in maniera efficace e conforme ai canoni della filmografia più vera e, a nostro parere, più bella di Verdone. Il tentativo di avvicinarsi anche al pubblico di giovani d'oggi non fa uscire il film completamente vittorioso ma bisogna dargli i giusti meriti.
Voto: 7--
Nicolò Ferdinandi
20 gennaio 2018