Venerdì, 22 Novembre 2024
$ £

Jumanji - benvenuti nella giungla: sequel senza infamia e senza lode

#recensione Jumanji - Benvenuti nella giungla, regia di Jake Kasdan

 

Il film inizia nel 1996 dove Alex, un adolescente completamente aderente alla cultura metal, scopre il gioco di Jumanji sepolto sotto un piccolo cumulo di sabbia. Quella stessa sera, la scatola assume la forma di una cartuccia da videogiochi e Alex, accendendo la televisione, viene risucchiato all'interno dello stesso .

Ci spostiamo al giorno d'oggi dove troviamo un gruppo, composto da due ragazze, Bethany e Martha, e due ragazzi Anthony (anche noto come "fridge") e Spencer, protagonista assoluto della vicenda.

I ragazzi sono messi in punizione dal preside della loro scuola per vari motivi, per lo più legati al loro carattere: Bethany infatti è la ragazza popolare e menefreghista del liceo, Martha la ragazza combattiva (e questo si rifletterà anche nel suo avatar all'interno del videogioco), Fridge è quello più impulsivo e meno propenso a mentire e Spencer è semplicemente un perfetto esempio di ragazzo nerd, con ottime capacità di studio, disposto ad ogni tipo di sacrificio ma scarso nelle relazioni sociali.

Per punizione devono ripulire una cantina della scuola che il preside vuole adibire a nuova aula informatica. Lì trovano il videogioco, lo collegano alla TV, iniziano a giocare (non identificandosi pienamente nei propri avatar) e la loro missione sarà quella di completarlo, senza andare in game over, per tornare a casa.

Bisogna dare a Cesare quel che è di Cesare: Jumanji benvenuti nella giungla riesce a divertire molto bene e intrattenere ogni sorta di pubblico, dai giovani ai nostalgici.
In secondo luogo ha dei buoni riferimenti al primo film e non ne dipende completamente. Aggiungiamo poi che, oltre ai ragazzi, fa capolino qualche vecchia conoscenza dalla pellicola del '96.

Le gag comiche sono gestite quasi tutte bene, alcune in maniera davvero esilarante: basti pensare a Jack Black che per tutto il film non si trova a proprio agio in un corpo maschile o Dwayne "The Rock" Johnson che tenta di essere timido.

Il lato tecnico non è male: la colonna sonora è ben curata e non possiamo nascondere un certo brivido lungo la schiena nel aver sentito riecheggiare quei tamburi tribali, ben impressi nella mente degli spettatori cresciuti con il primo, come accompagnamento del gioco.

La regia di Jake Kasdan, figlio di quel Lawrence Kasdan che ci ha regalato la sceneggiatura de "l'impero colpisce ancora", non è particolarmente ispirata ma non si può nemmeno parlare di una regia completamente operaia.

Verso il finale si scopre anche qual'è il messaggio che il film vuole trasmettere, ovvero di non sprecare la propria vita e ciò è stato a proprio modo impressionante perché hanno voluto inserire un messaggio abbastanza potente in un film per ragazzi, soprattutto in un momento storico come questo.

Per ultimo, ma non meno importante, abbiamo trovato interessante l'idea di fare in modo che i protagonisti entrassero effettivamente dentro al gioco a differenza del precedente che vedeva invece i ragazzi coinvolti in una lotta per la sopravvivenza nella propria dimensione contro delle creature fuoriuscite dalla giungla di Jumanji.

Un punto debole del film risiede in alcune gag, lungi dall'essere divertenti, e nella ripetizione di alcune di queste.

Un po' troppo macchiettistico è lo Spencer interpretato da The Rock poiché il suo avatar del videogioco è, fondamentalmente, un compendio esasperato di tutte le caratteristiche dei ruoli che lo hanno contraddistinto nel corso degli ultimi dieci anni.

Abbastanza sopra le righe lo è Jack Black con alcune sue trovate e quasi tutti i momenti comici.

Per ultimo il Villain, personaggio non solo molto decontestualizzato ed illogico nell'universo che vuole raccontare il film, fisicamente diverso da quanto ci si aspetterebbe, ma anche troppo piatto. Non ci vorremmo pronunciare a lungo su questo Villain ma il Van Pelt del primo film era un personaggio magistrale forse perché il suo background era avvolto nel mistero. Qui si tenta di dare un passato e delle motivazioni al personaggio di Bobby Cannavale non riuscendo a convincerci in toto.

Per concludere è lecito porsi la domanda: questo secondo Jumanji è un buon sequel o l'ennesima trovata commerciale senz'anima?
Secondo noi è un film che sta nel mezzo.

Sebbene fossimo entrati in sala adagiati sugli allori del pregiudizio data la mancanza di idee ad Hollywood e soprattutto la tendenza, o forse moda, di donare al pubblico sequel fuori tempo massimo puntando sull'efficacia dell'effetto nostalgia, ci siamo piacevolmente ricreduti per l'egregio modo in cui Jake Kasdan ha adempito al difficile compito di espandere l'universo di una storia autoconclusiva ben 22 anni dopo il primo film.

Jumanji - benvenuti nella giungla, successivamente ad alcuni fugaci riferimenti al primo capitolo, si pone come un'operazione commerciale non completamente dipendente dal film del '96 con tre obbiettivi ben distinti: attirare un pubblico di giovani in sala, attirare la generazione cresciuta con il primo film e soprattutto rispondere laddove il primo Jumanji aveva lasciato interrogativi in sospeso ma non vogliamo rovinare il film a chi ancora non l'ha visto.

Si può anche dire che alcuni di questi interrogativi hanno una soddisfacente risposta ma si sarebbe sicuramente potuto e dovuto fare di più.
Nonostante ciò il film è sicuramente promosso, anche se non a pieni voti, e non ci stupiremo nel notare in alcuni ragazzi d'oggi lo stesso effetto che ha avuto il primo per la propria generazione: il ricordo di una visione ben più che positiva.

 

Voto: 7,5


Nicolò Ferdinandi

11 gennaio 2018

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

Newsletter

Iscriviti alla nostra newsletter per scoprire gli sconti sugli spettacoli teatrali riservati ai nostri lettori