#segnalazione
Il Pellicano è un dramma da camera: scritto nel 1907, è la quarta composizione per l’ “Intima teatern” di Stoccolma dove venne rappresentato per la prima volta. Il simbolo del pellicano, l’animale che pur di nutrire i suoi figli, si priverebbe del proprio sangue, è usato con tecnica antifrastica, per raccontare la natura di una madre che invece beve il sangue dei suoi figli, come un vampiro.
Una famiglia si risveglia all’indomani della morte del padre e gli equilibri che l’avevano malamente tenuta insieme nel passato, si rompono: la madre vive nella vanità della sua giovinezza svanita, i suoi figli cercano di ricostruire la loro difficile infanzia, mentre suo genero tenta di impossessarsi del dominio della casa. Il dramma, di eccezionale forza e bellezza, rimanda continuamente a miti famosi: Medea che ammazza i suoi figli e soprattutto Amleto. I quattro personaggi sono gli stessi che si scontrano nella tragedia di Shakespeare: la madre (la regina Gertrude/ Elisa), il figlio (Amleto/Friedrick), la figlia (Ofelia/Gerda), e il genero (re Claudio/Axel), senza dimenticare il fantasma del padre di Amleto, identificato in quella sedia a dondolo che ogni tanto oscilla, come per magia. Il primo titolo di questo dramma era “I sonnambuli”; in effetti sul palcoscenico sembrano muoversi figure avvolte nel sonno o nella morte. Nell’ultima battuta, il figlio fa esplicito riferimento ai bianchi battelli che salpavano per l’isola dei morti: “…ricordi quando andavamo giù ai bianchi battelli e li accarezzavamo?”. Forse l’enigma del dramma di Strindberg si annida proprio in quell’ultima battuta:“… Gerda affrettati, la campanella di bordo è suonata, la mamma sta seduta nel salone di prua, no, lei non è con noi, povera mamma! È rimasta a riva? Dov’è? Non la vedo… e senza la mamma non è divertente. Eccola che arriva! Ora cominciano le vacanze!”.
Walter Pagliaro
redazione
14 febbraio 2017
informazioni
Teatro Palladium
Dal 21 al 26 febbraio
IL PELLICANO
di August Strindberg
traduzione di Franco Perrelli
regia di Walter Pagliaro
scene e costumi di Luigi Perego
con Micaela Esdra, Fabrizio Amicucci, Marina Locchi
Associazione Culturale Gianni Santuccio
in collaborazione con Teatro Stabile dell’Abruzzo