In queste ultime ore centinaia di email hanno invaso la nostra posta. La maggior parte di queste recita più o meno così:
In ottemperanza alle nuove disposizioni emanate dal DPCM del 4 marzo 2020 per contrastare la diffusione del contagio da COVID-19 il teatro X annuncia che fino al 3 aprile tutti gli spettacoli sono sospesi.
Ci sono però anche casi di teatri e compagnie, che hanno scelto di rimanere aperti o di andare in scena, naturalmente per evitare delle ripercussioni economiche che potrebbero essere decisive per il loro futuro. I teatri che hanno scelto di rimanere aperti hanno comunque specificato che sono pronti a rispettare le norme di distanza fra gli spettatori e di predisporre le sale al meglio per far fronte all’attuale emergenza.
Si tratta di una scelta giusta o sbagliata? In questi giorni abbiamo avuto modo di parlare con molti addetti del settore, attrici, registi, direttori artistici ed abbiamo avuto modo di riflettere sui tre atteggiamenti principali con i quali ci siamo scontrati: chi minimizza, chi rimane neutrale facendo finta di niente e chi invece si è lasciato prendere dal panico.
Una cosa l’abbiamo capita, sia chi enfatizza il problema del Coronavirus sia chi lo minimizza è sulla stessa barca. Davanti a certe emergenze la cosa migliore da fare è essere ragionevoli e rispettare quelli che sono i decreti disposti dal governo. Chi ha minimizzato è caduto nello stesso errore di chi si è lasciato prendere dal panico. Noi de La Platea, non c’è bisogno di dirlo, siamo i primi sostenitori del teatro, vorremmo fossero aperti ventiquattro ore su ventiquattro e sette giorni su sette, ma in certi momenti è giusto rispettare quanto viene deciso dall’alto, a prescindere dai propri colori politici, dalle proprie ideologie o dal fatto che secondo noi quanto deciso possa essere giusto o sbagliato.
Come si legge nell’Art. 1 / b del Decreto firmato ieri sera dal Presidente del Consiglio Conte: “sono sospese le manifestazioni, gli eventi e gli spettacoli di qualsiasi natura, ivi inclusi quelli cinematografici e teatrali, svolti in ogni luogo, sia pubblico sia privato, che comportano affollamento di persone tale da non consentire il rispetto della distanza di sicurezza interpersonale di almeno un metro (...) Le disposizioni del presente decreto producono effetto dalla data di adozione del medesimo e sono efficaci, salve diverse previsioni contenute nelle singole misure, fino al 3 aprile 2020”.
Per questo motivo alcuni teatri hanno deciso di rimanere aperti garantendo la “distanza di sicurezza” di un metro fra gli spettatori. Ma si tratta evidentemente di una misura di difficile applicazione. Per prima cosa come verificare che la misura venga applicata? E poi nel caso degli abbonati in che modo decidere chi rimane escluso e chi no? Ripetiamo in certe situazione non si può far altro che fare un passo indietro, rispettare ed aspettare.
“Sì, ma dal punto di vista economico? Molti piccoli teatri rischieranno la chiusura”… è vero ciò potrebbe rappresentare un danno enorme per tutto il sistema teatro, così come per il cinema, per il turismo e tanti altri settori. Ma in questo momento la cosa migliore da fare è pensare ad un problema alla volta, certi che quando tutto questo sarà passato, speriamo il prima possibile, le passioni per le cose che amiamo (a prescindere da quali esse siano) tornino più forti di prima… Chissà, magari sarà un modo per l’Italia per ripartire e migliorarsi, ma prima bisogna cambiare mentalità!
Per anni il nostro motto è stato #andiamoateatro per il momento lo trasformiamo in #andremoateatro e in attesa di poter tornare alla normalità mandiamo un saluto a tutti i nostri lettori.
Enrico Ferdinandi
5 marzo 2020