Un anziano zio che confonde il presente con il passato; una casa ingombra di cimeli del periodo in cui Berlino era divisa dal muro (1961-1989); e cinque nipoti, badanti improvvisati, divisi su tutto: la cattolica boldriniana, imbevuta di sensi di colpa nei confronti di tutte le minoranze; la fascioleghista che deporterebbe tutti i non omologati; il menefreghista autodistruttivo, disinformato e indifferente; l’artistoide sinistra-champagne, incapace di leggere i mutamenti e le tensioni sociali in atto; l’insicuro, arrabbiato e deluso, studente a oltranza per mancanza di alternative. Le divisioni di oggi, quelle di ieri, il senso della storia, il destino dei ricorsi, la facilità con cui si costruisce una barriera, in una commedia agrodolce sulle contraddizioni della giovinezza e su quello che la vecchiaia può insegnarci a capire, ad accettare, a ricordare.
Note di regia
Dopo l’entusiasmante esperienza di “Operazione Balena” arriva un’altra prova non facile offertami dalla Compagnia DiciannoveeVenti e dalla intelligente e acuta penna di Gianfranco Vergoni. Un’altra realtà, un’altra dimensione, nuovi rapporti ma stessa forza di narrazione e di contesto storico. In questo nuovo lavoro ci troviamo a fare i conti con il Muro di Berlino e la sua caduta, un evento che ha rappresentato uno snodo fondamentale nella nostra storia recente e che ha cambiato totalmente l’assetto dell’Europa segnando la fine della Guerra Fredda e lo svelamento di uno dei sistemi di controllo più spietati mai esistiti: la Stasi. E l’ironia del titolo? Nessun legame con il muro e nulla che ridicolizzi quello che è stato ma un riferimento ai protagonisti della nostra storia: un gruppo di ragazzi, legati tra loro da vincoli di parentela, alle prese con i turni per assistere un loro zio rimasto solo dal suo ritorno in Italia, in cambio della casa al momento della sua dipartita. Nulla di particolarmente amorevole, ma un’ipocrita e mirata assistenza. Lo zio ha vissuto e lavorato a Berlino e di quegli anni e della caduta del muro, per una serie di rapporti che erano nati in quel periodo, ha una marea di ricordi e ossessioni che si mescolano continuamente con la realtà chiamando, involontariamente, in causa gli stessi nipoti. I litigi, i rancori e le cattiverie tra i fratelli e i cugini in cerca ciascuno di una propria affermazione nella vita, porteranno a qualcosa di impensabile proprio nella casa dello zio che per ironia della sorte si troverà a rivivere, in un mescolamento continuo tra passato e presente, ciò per cui tanto ha lottato e tanto ha sofferto: la divisione, la separazione, l’allontanamento, la perdita ed addirittura la morte a causa del regime instauratosi in quegli anni. In questo spettacolo, di cui non sveliamo altro, tentiamo tutti di ragionare su ciò che è stato e su ciò che non dovrebbe più essere in un momento pericoloso dove altri muri, vicino e lontano da noi, si vorrebbero rialzare. Tutti i muri sono sbagliati, sono lontani dal dialogo e quindi dalla civiltà e dalle conquiste fatte da chi ha combattuto ed è morto perché non ce ne fossero altri. Lontani i tempi in cui Kennedy diceva “Un maledetto muro è meglio di una guerra” e forse in quel momento aveva ragione. Sappiamo che la guerra non ci fu ma sappiamo anche che il muro fu per anni sofferenza terrore e morte. Oggi non vogliamo né gli uni né le altre. Ed infatti l’epilogo inaspettato della nostra commedia, tra una risata e momenti più amari, vuole proprio essere un invito alla tolleranza, al recupero del buon senso, del dialogo e dell’accoglienza senza più ipocrisia.
redazione
26 marzo 2019
informazioni
Compagnia DiciannoveeVenti
in collaborazione con
Etherea Omnis s.r.l.
presenta
“NOI, I RAGAZZI DELLO ZIO DI BERLINO”
di Gianfranco Vergoni
Regia Marco Simeoli
con:
Irene Cedroni, Alessio Chiodini, Emanuele Di Luca
Giulia Di Tommaso, Ilaria Nestovito
e con la partecipazione straordinaria di:
Luis Molteni
TEATRO SETTE
VIA BENEVENTO, 23 - ROMA
DAL 26 AL 31 MARZO 2019
ORE 21.00 - DOMENICA ORE 18.00
Costo biglietti:
intero 24 € - ridotto 18 €
Info e prenotazioni:
Teatro Sette - 06/44236382
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