Mercoledì 25 novembre si è tenuta nella Sala Grigia del Teatro Costanzi di Roma alla presenza del direttore artistico Alessio Vlad, il Maestro Stefan Soltesz, il regista Mario Martone e parte del cast dell’opera, la conferenza stampa di presentazione di The Bassarids di Henze.
Ha aperto la Conferenza Stampa il direttore artistico Alessio Vlad che ha voluto ricordare come il Teatro dell'Opera di Roma aveva un credito antico verso Hans Werner Henze che è stato uno dei più grandi compositori degli ultimi 50 anni e che ha fatto in modo che il teatro musicale avesse una sua rivitalizzazione in un momento in cui era in crisi.
Nessuno può dimenticare quello che nel 1954 successe al Costanzi, una delle serate più vergognose nella storia dell'opera lirica in Italia quando dopo l'enorme consenso di pubblico che aveva avuto al San Carlo di Napoli venne rappresentata anche qui la prima opera di successo di Henze che era Boulevard Solitude. La serata è rimasta famosa perché scatenò le peggiori reazioni del peggior pubblico che mai ci sia stato in Italia. Addirittura si venne alle mani, in sala si formarono due fazioni di pubblico: la fazione pro Henze che era capitanata da Luchino Visconti e la fazione contro. E' una serata rimasta alla storia per "l'intolleranza" verso quello che era "il nuovo" nella lirica e nel teatro e, senza fare un racconto della critica musicale, Henze fu una delle vittime dell'ideologia che per tanti anni ha imperato nel mondo della musica e non solo in Italia e nel mondo".
Ha proseguito poi rivolgendosi alla stampa "Molti di voi hanno scritto e lodato il Teatro dell'Opera per una scelta coraggiosa. Il coraggio di questa scelta non è, come molti di voi hanno pensato, nella scelta di un titolo che non è di repertorio, ma nella consapevolezza di quello che oggi questo teatro può produrre, poiché questa è un opera che mette alla prova la capacità produttiva di un teatro in tutte quelle che sono le sue componenti. C'è una ragione per cui The Bassarids si mette in scena raramente, in Italia prima di oggi è stata allestita solo una volta nel '68 alla Scala dopo la prima di Salisburgo, perché è una delle opere più complesse e più difficili da mettere in scena. Per un teatro allestire The Bassarids è un cimento che ha eguali in poche altre opere del secolo passato. Henze che per certi versi è un compositore che spesso ha utilizzato organici cameristici, in questa opera invece si rifà al grande gigantismo che ha imperato nella musica classica del secolo scorso impiegando dei mezzi enormi e l'orchestra è talmente "importante" che non entra nella buca. Il coro è il grande protagonista di questa opera, solo memorizzare e cantare a memoria questa partitura è un dato di merito straordinario in quanto Henze si rifà ai canoni tradizionali dell'opera di 1700, 1800 e 1900 però con un linguaggio di estrema complessità ."
Ha passato poi la parola al Maestro Stefan Soltesz che ha sottolineato come "Henze negli anni '50 del '900 è un compositore schierato decisamente a sinistra in un momento in cui la Germania per il precipitare degli eventi storici e per i moti studenteschi stava virando verso un orientamento politico molto più conservatore. Infatti nel 1953 si trasferì in Italia dove la situazione era meno drastica." mentre riguardo all'opera ha sottolineata la difficoltà della partitura e l'importanza del Coro "La partitura ha delle grandi differenziazioni, momenti di grandissima forza sonora che si alternano a momenti dalle sonorità molto più cameristiche che ricordano la musica di Debussy. In questo suo aspetto è la difficoltà per l'orchestra e per il direttore d'orchestra di riuscire in pochissimo tempo a creare queste differenziazioni anche all'interno dell'esecuzione. Il coro è uno dei protagonisti di The Bassarids. Anche in questo caso la partitura è estremamente difficile, e ringrazio il Maestro Gabbiani del quale ho potuto apprezzare già le doti durante la preparazione del Rienzi e quando mi è stato proposto di venire a dirigere l'orchestra per quest'opera di Henze a Roma ho accettato proprio perché sapevo già che con la sua presenza il Coro sarebbe stato ben preparato"
In ultimo il regista Mario Martone ha detto come " Ho colto con grande entusiasmo la proposta di mettere in scena quest'opera a Roma per tante ragioni. Henze è un musicista che ho sempre amato molto e le Baccanti di Euripide è la tragedia tra le più misteriose, una delle sfide più interessanti che un regista possa affrontare.
E' un'opera questa che ci colpisce dal punto di vista dell'attualità. E' un discorso delicato, nel senso che questa è una tragedia in cui sono certamente presenti tutti i temi che in questo momento ci angosciano e sconvolgono, ma tutti questi segni sono presentati in maniera rovesciata rispetto al nostro presente: il Dio che libera è colui che scatena la violenza mentre il Re che opprime sarà colui che finirà per essere vittima.
E' una tragedia e quindi un'opera che, rispetto alle altre tragedie greche che hanno una soluzione e una catarsi,non da nessun tipo di risposta o soluzione. Non è minimamente possibile schierarsi ed offre soltanto domande, profondità e oscurità sia sul piano individuale personale sia sul piano collettivo politico.
Le Baccanti è un testo misterioso e terribile che ti mostra come semplificare le cose non è possibile. Se c'è un punto di contatto oggi con l'opera di Euripide per me è questo: Non c'è nessuna possibilità di ricondurre gli eventi della tragedia in maniera schiacciata all'attualità. Il nostro destino è quello di doverci confrontare con la complessità, questo è il messaggio che ci lascia Euripide con le sue Baccanti; è la sua ultima tragedia ed è anche il punto finale della tragedia greca, dopo tanti compimenti e dopo tante risoluzioni Le Baccanti ci lascia in sospeso ponendoci davanti a un confronto con la complessità. E' la cosa più potente che si possa dire in un tempo come questo, non facile da sentirsi dire ma fondamentale da doverci fare i conti"
Fabio Montemurro
26 novembre 2015