La storia d’amore tra Naomi, ebrea, e Abdel, palestinese, oggi, a Tel Aviv, ha più chiavi di lettura. Quella che sembra la più imperiosa, data la stretta, tragica attualità del momento, non è la più evidente. Emergono altri temi, altrettanto urgenti: la difficoltà di una vita in bilico, di un domani imperscrutabile, di un muro sempre più minaccioso che ci associa al pensiero di altri muri, ma anche, e soprattutto, l’impossibilità di amarsi limpidamente, come è nel diritto di ogni essere umano.
Due ragazzi liberi da idee preconcette, alieni da qualsiasi fondamentalismo religioso e da ogni distruttivo nazionalismo, lontani dai calcoli bizantini della politica dei vari paesi – tutti – che sono, in un modo o nell’altro, implicati nella questione arabo- israeliana: due ragazzi che, malgrado le differenze di religione, di classe, di storia, sono e si sentono ancora fratelli e figli della stessa terra, sono costretti alla fine a cadere nel baratro che separa due famiglie nemiche. È la rinnovata tragedia, se si vuole, di Giulietta e di Romeo, è la vicenda della cecità umana che si fa stupidità storica e che si infrappone come un muro, sì, ancora un muro, fra i sentimenti puri e maturi di due giovani vite.
Ecco: il teatro non racconta solo favole, vuole anche essere carne, viscere, sangue della nostra faticosa, assurda, impietosa esistenza. E, soprattutto, vuole portare un granello di sabbia, una pietra, un mattone, alla costruzione dell’edificio della pace. Un discorso utopistico? Senza dubbio. Ma le utopie dei deboli sono le paure dei forti. Perché l’utopia è l’anticipazione di una ricerca che deve solo superare le strettoie del presente.
Mario Moretti
NOTE REGIA
Quando 10 anni fa portammo in scena per la prima volta Love's kamikaze pensammo che quello fosse il periodo più giusto per raccontare una storia d'amore che avesse come scenario il conflitto arabo-israeliano.
In quel periodo Tel Aviv, città dove è ambientata l'azione scenica, era giornalmente insanguinata da scontri a fuoco e attentati kamikaze. Arafat e Sharon si confrontavano invano alla ricerca di una soluzione politica che potesse portare un po’ di tregua in quei territori e tra quei popoli massacrati. Così come le varie - e interessate - mediazioni internazionali a nulla servivano.
Sentivamo doveroso in quel momento che anche il teatro, come specchio poetico della realtà, volgesse il suo sguardo verso quella immane tragedia.
Il testo di Mario Moretti, con il suo raccontare un amore appassionato e impossibile tra un'ebrea ed un arabo, in una Tel Aviv dilaniata da atavici odi razziali, era la giusta occasione.
A dieci anni di distanza la questione arabo-israeliana è purtroppo ancora al centro delle tragedie mondiali e anzi, lontana dal mostrare anche solo lievi segni di pacificazione - complice probabilmente una miope e sciagurata politica internazionale che ha portato ulteriore destabilizzazione in un contesto estremamente critico - si tinge quotidianamente di nuovi inquietanti sviluppi.
Love's kamikaze, nella nuova edizione stavolta affidata alle vibranti interpretazioni di Euridice Axen e Marco Rossetti, continua quindi a mostrare la sua tragica attualità e rappresenta oggi, da parte nostra, la disperata volontà di continuare a contrapporci alle barbarie e alle ingiustizie con le uniche armi a nostra disposizione: il teatro e la poesia.
Claudio Boccaccini
redazione
13 ottobre 2015
informazioni
Teatro Ambra Alla Garbatella
dal 20 Ottobre all’ 1 Novembre
Teatro e società presenta
LOVE’S KAMIKAZE
di Mario Moretti
con Euridice Axen e Marco Rossetti
regia Claudio Boccaccini
musiche Antonio Di Pofi
scene Carla Ghezzi
costumi Antonella Balsamo
tecnico luci e fonica Alessandro Pezza
Dedicato a Mario Moretti