Martedì, 05 Novembre 2024
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Immaginarono che ogni uomo è due uomini e che il vero è l’altro, quello che sta in cielo. Immaginarono anche che i nostri atti gettino un riflesso invertito, di modo che se noi vegliamo, l’altro dorme, se fornichiamo, l’altro è casto, se rubiamo, l’altro dà del suo. Morti, ci uniremo a lui e saremo lui.
(L’Aleph, Jorge Luis Borges)

Un uomo si è barricato nella sua casa d’oro, pronto a difendersi da chiunque voglia ferire la sua solitudine, sia costui venditore, ladro, avventore, fedele di un dio sbagliato: di sicuro è uno straniero. A bussare alla sua porta insistentemente sono invece sua moglie e suo figlio.

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Balletto in due atti liberamente ispirato alla tragedia di William Shakespeare.


Torna in un riallestimento pensato da Fabrizio Monteverde stesso, il celebre titolo di Balletto di Roma Giulietta e Romeo; una creazione che segue fedelmente il testo di Shakespeare e la celebre partitura di Prokovief, e che riesce comunque ad essere, secondo anche le critiche dell’epoca, straordinariamente e meravigliosamente "asciutta". Proprio questo è l'aggettivo più adatto alla vocazione di Monteverde ad indagare fino all’essenza centrale e all’essenzialità anche le storie e le emozioni più ampie e senza confini.

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Da martedì 9 a giovedì 11 aprile alle ore 21.00 all'OFF/OFF Theatre di Via Giulia, va in scena lo spettacolo La pacchia è finita, dell'autrice Anne-Riitta Ciccone per la regia di Lorenzo d'Amico de Carvalho, che dirige i tre monologhi interpretati dagli attori Gianvincenzo Pugliese, impegnato ne Sulla Stessa Barca, seguito da Maria Vittoria Casarotti Todeschini nei panni de La Santa e infine Gabriele Stella, protagonista di Kappatrequattrocinquebis.

Tre personaggi che fanno irruzione nelle nostre vite, costringendoci ad ascoltare. Tre monologhi che gettano una luce nuova e impietosa sugli ultimi, coloro che vengono da “fuori” dei confini della nostra società, quei confini sempre più chiusi agli esseri umani ma nel contempo pronti ad accogliere chi per necessità o costrizione è disposto a perdere ogni umanità e farsi oggetto.

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Chiuse in una stanza a discutere, le rappresentanti del Consiglio di Fabbrica di un'importante azienda tessile appena ceduta ad una multinazionale straniera, dovranno decidere se accettare o meno l'unica condizione proposta dalla Direzione per evitare i licenziamenti.

Il dibattito si accende progressivamente e ognuna di loro, prima di votare, ripercorrerà il proprio vissuto tra lavoro in fabbrica e vita privata.

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 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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