Recensione dello spettacolo Filumena Marturano in scena al Teatro Della Pergola di Firenze dal 13 al 22 dicembre 2016
Fino al 22 dicembre se passate da Firenze e avete voglia di una serata diversa e non rientrare in albergo troppo presto, al Teatro Della Pergola potrete assistere allo spettacolo Filumena Marturano, scritta nel 1946 da Eduardo De Filippo per sua sorella Titina. Questa è una delle commedie più tradotte e rappresentate all’estero, molto apprezzata sia dal pubblico che dalla critica.
La regia è di Liliana Cavani, con l’assistenza di Marina Bianchi. La regista si è cimentata per la prima volta con la prosa, poiché in precedenza aveva sempre lavorato in ambito cinematografico e lirico. In questa versione sul palco ci sono ad interpretare i protagonisti: Mariangela D’Abbraccio che da vita ad una forte Filumena Marturano e Geppy Gleijeses che definisce al meglio Domenico Soriano. Ad affiancarli: Nunzia Schiano, Mimmo Mignemi, Ylenia Oliviero, Elisabetta Mirra, Fabio Pappacena, Eduardo Scarpetta, Gregorio Maria De Paola, Agostino Pannone. Nella recitazione di questa commedia/dramma, gli attori non solo sono bravi con le parole, ma anche con la mimica e la gestualità: un esempio su tutti il monologo “Madonna delle Rose” della D’Abbraccio.
Certamente non è facile assistere “a digiuno” alla Filumena Marturano perché alcune battute sono recitate in un napoletano molto stretto, perciò chi va a teatro per la prima volta, non conoscendo la storia, potrebbe fare fatica a seguire la vicenda.
In questo spettacolo, non più in tre atti ma riunito in uno solo della durata di circa due ore e mezzo, inizialmente la scenografia di Raimonda Gaetani (che ha ideato anche i costumi) rappresenta quello che Eduardo faceva soltanto intravedere: la camera da letto, sulla sinistra è presente un letto e un baule per i vestiti, sul fondo una parete a rombi e un armadio, completano la scena sedie e un tavolo. Ad un certo punto la parete si alza, gli oggetti vengono portati via al buio e quando si riaccendono le luci vediamo l’altra scenografia: il salone di casa Soriano, con due grandi finestre laterali e l’arredamento tipico dell’epoca.
Anche i costumi rispettano la commedia e troviamo una vasta gamma di abiti di una famiglia borghese del 1946, nella prima scena vestiti da casa e più dimessi, per poi giungere ad altri più raffinati, in occasione del matrimonio di Filumena e Domenico Soriano.
Molto importanti i due temi trattati dall’autore, che Liliana Cavani e Marina Bianchi hanno saputo comunicare al pubblico attraverso la recitazione degli attori: la figura femminile di Filumena (ex-prostituta) e il problema dei diritti per i figli illegittimi.
Il pubblico ha apprezzato molto questo spettacolo, con lunghissimi applausi ai saluti finali, anche se qualcuno ha fatto notare che avrebbe preferito ci fosse l’intervallo perché seguire una bellissima commedia come questa senza una pausa, può risultare pesante.
Gabriele Isetto
19 dicembre 2016