Recensione dello spettacolo "Tucidide. Atene contro Melo", Alessandro Baricco, Giovanni Sollima, Stefania Rocca, Valeria Solarino, Enrico Melozzi e i 100 Cellos. 11 settembre, Auditorium Parco della Musica Ennio Morricone. All'interno del RomaEuropaFestival
Dovrebbe essere sempre così uno spettacolo che lascia il segno, tenace, senza troppi fronzoli, chiaro, così come questo strepitoso "Tucidide. Atene contro Melo", un testo riletto e raccontato da Alessandro Baricco di una vicenda della "Guerra del Peloponneso" di Tucidide. Baricco sceglie un fatto storico , come pretesto quasi educativo per segnalarci alcuni messaggi fondamentali dello stare al mondo e da buon oratore qual è lo fa con estrema chiarezza, senza celare nessun significato, anzi, si prodiga con un fare maieutico a entrare il più possibile nelle metafore che sceglie per darci insegnamento. Cura il dialogo con il pubblico, fino ai minimi particolari.
Non recita e neanche ambisce a farlo, in questo lascia spazio a Valeria Solarino e Stefania Rocca che impersonano rispettivamente gli ambasciatori ateniesi e quelli dell'isola di Melo. Ma se già questo potrebbe essere abbastanza per costruire uno spettacolo sufficiente, ebbene la costruzione affiora maestosa e sovrasta completamente il palco della cavea dell'Auditorium Ennio Morricone grazie allo schieramento di cento violoncelli , i 100 Cellos, ensemble unico fondato da Giovanni Sollima ed Enrico Melozzi che lo dirige. Sollima ne compone le musica ed è anch'esso sul palco con il suo violoncello che dialoga con le parole facendoci sentire con forza l'intensità del suo recitare musica. I cento violoncelli si schierano dapprima mostrandoci il retro, si fanno scudi, alti e totemici, una scenografia di casse armoniche che lasciano spazio al solista Sollima. Poi uno alla volta si girano piano, le corde iniziano ad essere mosse, suonano a file, fino a raggiungere un maestoso ensemble finale.
Raramente una colonna sonora si è tagliata in modo così preciso su un testo. E Baricco ci invita tra un brano e l'altro, sempre, costantemente a pensare. L'episodio dei Meli , che hanno l'unica colpa di essersi resi indipendenti durante la lunghissima guerra del Peloponneso, un saggio di Giustizia e Diritto in fondo non ci insegna altro che a mantenere i propri credo, sacrificarsi all'attesa, cingere la speranza. La giusta Atene che aveva condannato a morte i Meli, in ultimo cede a un ripensamento e cambia le sorti di un popolo. E lo fa solo in ultimo, affidando il destino di un popolo a due navi, la prima che porta il messaggio della distruzione, il secondo quello della salvezza. A questo punto la sorte e la vita di tanti è affidata unicamente al mare. Baricco ci invita a continuare a sperare sempre, Sollima accompagna la speranza costruendo il suono del mare a cui è affidato un destino. Non importa l'epilogo, sperare, credere, pensare, ogni giorno; senza mai smettere di credere che tutto possa cambiare. A fine spettacolo la cavea esulta, i legni dei violoncelli brillano. Questo è davvero uno spettacolo che lascia il segno!
Barbara Chiappa
13 settembre 2024