Domenica, 08 Settembre 2024
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La seconda compagnia di ‘Cenerentola’ conferma il talento di Calesso

Recensione di ‘La Cenerentola’, in scena a Trieste dal 26 aprile  al 5 maggio 2024

 

Abbiamo scritto nei giorni scorsi di una entusiasmante ‘La Cenerentola’ andata in scena al Verdi di Trieste.

In due delle sei recite  ci sono dei cambi nel cast che meritano alcune riflessioni.

Alla seconda visione lo spettacolo  si conferma, dal punto di vista visivo, decisamente riuscito. La  regia di Paolo Gavazzeni e Piero Maranghi , superato l’effetto sorpresa di certe trovate, pare scorrere addirittura meglio . Le scene di Lele Luzzati sono funzionali ed agili, i costumi ripresi da Nicoletta Ceccolini in alcuni casi risultano, pensiamo per esempio a Don Ramiro, ancora più d’effetto e l’apporto delle proiezioni video di Giuseppe Ragazzini si dimostra più ampio e suggestivo che al primo impatto.

Dal punto di vista vocale, ci sono alcuni interpreti invariati nelle due compagnie.

Matteo D’Apolito, Alidoro, conferma il giudizio precedente: una voce educata, non potente ma interessante, forse un po’ affaticata dal ritmo serrato delle recite. Buona la resa nell’aria del primo atto, anche se in alcuni passaggi  un suono più sontuoso avrebbe dato maggior pathos alla narrazione.

Federica Sardella è Clorinda, una delle sorellastre. Molto divertente in scena, gioca con una voce dalle sfumature stridule, con un volume contenuto, che nelle scene d’insieme alle volte la mette in secondo piano, ma conquista  la platea per le capacità di costruire il personaggio, al pari della sorella Tisbe, che ha la voce di Carlotta Vichi, dotata di una voce  di maggior peso ed un colore ambrato piacevole, che viene piegato a tratteggiare una fanciulla spassosamente antipatica e capricciosa.

In definitiva, due autentiche mattatrici della scena.

Interessante l’interpretazione di Juan de Dios Mateos, un aitante Don Ramiro che unisce alla estensione necessaria per questo ruolo , una voce di peso, che dà quell’autorevolezza narrativa che era  latitante nel pur  pirotecnico Monaco. 

Veniamo quindi alla terna dei protagonisti. Va detto subito che  Nizzardo e Martella si confrontavano con due fuoriclasse che hanno  avuto anche il tempo per interiorizzare la parte, in tanti anni di carriera: Lepore e Caoduro.

Non basta il tempo, ovviamente, ma ci vogliono anche le dote vocali eccezionali e soprattutto la sensibilità che abbiamo descritto nella recensione della loro recita.

Qui abbiamo condizioni un po’ diverse, ma va detto che comunque entrambi hanno raccolto ampi consensi alla fine della serata.

Vincenzo Nizzardo è dotato di  voce interessante  ed è interprete di marcata personalità. Dalla sua prova emergono certamente la conferma di una buona estensione,  che brilla soprattutto nella zona baritonaleggiante, la capacità di tenere il palcoscenico con sicurezza, acuti potenti e suono potente.

Francamente in alcuni momenti l’attenzione sull’aspetto musicale ha il sopravvento sulla parola, che si fa incomprensibile e questo penalizza lo spessore di un Don Magnifico che appare, più che un signore in età che cerca di piazzare due figlie viziate e capricciose, un uomo ancora affascinante, fisicamente aitante ed atletico nei movimenti e questa sensazione viene ampliata dalla vocalità piuttosto chiara, pulita da quei graffi  e da quella sfumature bronzee che sono necessarie per rendere credibile questo padre arrivista.

Pierpaolo Martella è  un cantante giovanissimo, che riesce a portare a termine la parte  con correttezza e mette in evidenza una materiale vocale interessante, sul quale dovrà lavorare, ovviamente, per poter calibrare al meglio le sue potenzialità.

Il suo Dandini non è il deus ex machina che ne aveva fatto Caoduro e gli manca l’autorevolezza magnetica del collega, ma  ha sicuramente le carte in regola per maturare il personaggio

Aya Wakizono è stata una Angelina che punta tutto sull’aspetto musicale. 

Mancando il lavoro approfondito sulla parola che ha caratterizzato l’interpretazione delle Verrecchia, la sua è una Cenerentola meno intensa dal punto di vista narrativo, che mira alla piacevolezza sonora, con una voce dal bel colore sopranile, con acuti sicuri e la zona bassa un po’ forzata. Il suono  alle volte risulta  non del tutto omogeneo, come se certi passaggi fossero meno appoggiati di altri, ma la prova  è apprezzata dal pubblico che la festeggia alla fine.

Certamente la sensazione è che lo spettacolo abbia esiti completamente diversi con le due compagnie. In nessuna delle due ci sono prove inadeguate e sicuramente ci saranno stati spettatori che avranno apprezzato di più l’intensità di una ed altri che avranno goduto della esibizione sonora dell’altra.

Quello che ha garantito in ogni caso il successo è stata la direzione del Maestro Calesso, che, pur in presenza di tante differenze interpretative, ha saputo tessere una trama musicale sempre raffinata, pulitissima anche quando il ritmo del canto aveva il sopravvento sulla poesia del testo, anche quando alcune sfumature sembravano rimanere in buca d’orchestra a non raggiungere il palcoscenico, anche quando, soprattutto nei momenti di insieme, gli equilibri  erano da costruire su presupposti differenti da quelli della compagnia principale. Ha saputo plasmare il materiale artistico  che gli è  stato offerto  ed ottenuto spettacoli differenti, ma mai insoddisfacenti. Un merito non da poco .

L’orchestra del Verdi , sotto la sua guida ha ritrovato quella affidabilità che la contraddistingue, ha messo in evidenza sensibilità e potenzialità decisamente importanti, ha dimostrato che ci sono  tutte le ragioni per credere in una ripartenza che ricollochi il teatro  nel ruolo che gli compete.

Il coro maschile, diretto dal Maestro Longo, ha entusiasmato la sala giocando di potenza, anche se questo ha portato ad alcune prevaricazioni sonore che hanno coperto le voci, soprattutto della simpaticissima Sardella e del giovane  Martella.

Alla fine tanti applausi abbondantissimi  per tutti.

 

 

Gianluca Macovez

7 maggio 2024

 

informazioni

Trieste, Teatro Giuseppe Verdi, stagione d’opera e balletto 2023-24
“La Cenerentola”

di Gioachino Rossini

Dramma giocoso in due atti su libretto di Jacopo Ferretti

 

Maestro Concertatore e Direttore ENRICO CALESSO

Regia PAOLO GAVAZZENI e PIERO MARANGHI  

Costumi ripresi da NICOLETTA CECCOLINI  

Contributi video a cura di GIUSEPPE RAGAZZINI

Scene e costumi ispirati all'allestimento di EMANUELE LUZZATI

Maestro del Coro PAOLO LONGO

Allestimento della FONDAZIONE TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA

Personaggi e interpreti

Angelina AYA WAKIZONO

Don Ramiro   JUAN DE DIOS MATEOS

Don Magnifico VINCENZO NIZZARDO

Dandini PIERPAOLO MARTELLA

Alidoro MATTEO D’APOLITO

Tisbe CARLOTTA VICHI

Clorinda FEDERICA SARDELLA

Orchestra, Coro e Tecnici della Fondazione Teatro Lirico Giuseppe Verdi di Trieste

 

Allestimento della FONDAZIONE TEATRO CARLO FELICE DI GENOVA

Trieste, 4 maggio 2024

 La Platea, la rivista dedicata al mondo del teatro e dell'arte. Registrata al Tribunale di Roma, n° 262 del 27 novembre 2014
 

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