Recensione dello spettacolo Il giuocatore in scena al teatro Sala Umberto dal 4 al 14 Aprile 2024
Roberto Valerio traspone con successo una delle ben sedici commedie scritte tra il 1750 e 1751 da Goldoni in risposta d'una scommessa con il pubblico veneziano. Pur mantenendo la vivacità e l'intreccio goldoniano dell'opera, il regista modernizza la storia universalizzando l'ambientazione e i costumi, dando un taglio moderno ai personaggi.
L'elemento più riuscito è sicuramente la comicità che riceve un buon plauso dal pubblico e vede come principali mattatori della risata il servitore Pancrazio interpretato da Nicola Rignanese e la brillantissima Alvia Reale nelle vesti di zia Gandolfa.
Rignanese riporta all'interno del suo ruolo i tratti caratteristici di un classico Arlecchino, personaggio tra l'altro presente nell'omonima commedia scritta da Goldoni ma qui diventato semplicemente un servitore generico. Infatti questo Pancrazio ricorda vagamente il buon Ferruccio Soleri nel timore reverenziale, la parlata diretta e spudorata, ridanciana e buffa. Una bontà di fondo condita con il desiderio di evitare pasticci, che tuttavia stavolta sono provocati proprio dal padrone Florindo.
Quest'ultimo, protagonista della vicenda è interpretato da un pimpante Alessandro Averone che offre una buona prova interpretativa e riesce a sottolineare il grave disagio d'un incallito giocatore di carte. Il personaggio è speranzoso di svoltare ma destinato ad una continuo fallimento, sempre alla rincorsa dei propri debiti. La lettura del personaggio ci spinge emotivamente a provare pena verso un uomo in balia del suo vizio. Lo vediamo distruggere qualsiasi rapporto umano con fidanzate, amici, futuri familiari, chiunque, pur di poter soddisfare la sua dipendenza dal gioco.
La situazione passa dal comico al tragico, dal paradossale al grottesco, in un'escalation di imbrogli, sotterfugi e svelamenti, con un protagonista fuori controllo pronto a vendere anche la propria dignità per rispondere al “Dio Gioco”.
La parabola di umanità accecata coinvolge la maggior parte dei personaggi della storia che pur di arrivare al loro scopo sono pronti a far carte false o a rimuovere qualsiasi barlume di verità e consapevolezza.
Proprio il lieto fine che con un colpo di mano risolve una situazione ormai insostenibile ci lascia grande amarezza per questo genere di rimozione della realtà. La sensazione è che si tratti d' una illusione e che tutto presto tornerà a rovinarsi e macchiarsi da capo. Il vizio è ciclico ci insegna Goldoni, non s'esaurisce con compromessi o gesti di generosità e perciò questa vicenda può incarnare l'esempio di qualsiasi dipendenza umana, con le sue “epifanie” e continue ricadute verso il baratro.
Amaro anche l'ossimoro di una vecchiaia spudorata, rappresentata con geniale ilarità, vulnerabilità e sarcasmo dall'ottima Alvia Reale, la quale è assatanata d'affetto e di sesso e per recuperare la propria giovinezza tenta cinicamente all'occasione di “comprar” quella altrui.
Mimosa Campironi, nei panni di Rosaura, oltre alla recitazione si fa notare per una sorprendente capacità musicale nel canto e al pianoforte.
La scenografia risulta efficace e consiste in un battello sistemato a un lato, a 45 gradi rispetto all'asse della scena, che successivamente si trasforma in una parete della casa di zia Gandolfa. Nel vagare a destra e sinistra in scena, proprio come fosse una barca, Florindo si strugge alla ricerca di soldi e nuove partite a carte e attira a sè giocatori che lo usano e ingannano, qui simpaticamente rappresentati alla maniera di subdoli gatto e la volpe da un lato e di stralunati e sconclusionati Lucky e Pozzo di Samuel Beckett dall'altro.
La commedia è avvincente e fa riflettere sulla difficoltà di cambiare e redimersi.
Demian Antonio Aprea
9 aprile 2024
informazioni
dal 4 al 14 aprile 2024
Teatro Sala Umberto
IL GIUOCATORE
Testo : Carlo Goldoni
Regia e adattamento : Roberto Valerio