Recensione dello spettacolo “Chi è IO?” in scena al Teatro Ambra Jovinelli di Roma dal 3 al 14 aprile 2024
È decisamente uno spettacolo particolare quello che il regista e autore Angelo Longoni ha messo in scena all’Ambra Jovinelli di Roma. Un palco decisamente adatto a quello che è stato il debutto romano della commedia che vede come protagonisti quattro tra i migliori attori dell’attuale panorama italiano. Francesco Pannofino, Emanuela Rossi, Andrea Pannofino ed Eleonora Ivone sul palco hanno brillato: hanno saputo regalare alla platea in sala la performance che ci si aspettava da parte di veri professionisti del teatro. La rara arte di saper rendere un personaggio simpatico, atipico e antipatico allo stesso tempo non è da tutti e Pannofino vi è riuscito perfettamente: il suo Leo Mayer è prima vittima delle situazioni, poi artefice e infine quasi un super partes che, dall’alto del suo lavoro di psicanalista, analizza e giudica i suoi pazienti. È vittima di un bizzarro show televisivo in cui viene psicanalizzato a sua volta da due inedite Anima e Psiche che si fanno beffa delle sue azioni e dei suoi impulsi; parallelamente, però, si evince che Leo è stato artefice di decisioni e impulsi sbagliati che lo hanno portato a un passo dalla morte.
L’idea di presentare la vita come un programma televisivo appare decisamente moderna e attuale; eppure, non è stata sfruttata appieno tanto che, man mano che lo spettacolo va avanti, l’aura di novità si perde e il testo inizia a diventare pesante e ad assumere un sapore “antico”.
Si resta ammirati dalla bravura dei quattro protagonisti che riescono a catturare l’attenzione del pubblico coinvolgendolo a tratti, eppure il testo poteva essere meglio orchestrato e meno di nicchia. Alla fine della performance, infatti, vien fuori ben poco: la sceneggiatura resta troppo scolastica, con battute, concetti e morale scontate e già sentite altrove. Nel sottotesto si percepisce la volontà di comunicare di più, e c’è da dirne tanto e approfonditamente, ma vanno usate altre parole che siano meno banali. A rispondere agli interrogativi posti dall’autore, cioé “Può l’amore essere più forte della morte? Cosa conta davvero nella vita? Cosa siamo e cosa vogliamo?” non sono riusciti nemmeno i più grandi psicoanalisti della storia e non si ha la pretesa che lo faccia una pièce di 80 minuti. Per questo, il fantastico cast messo insieme per l’occasione sembra sprecato per un testo che dev’essere ulteriormente affinato e raffinato. Il materiale c’è, va plasmato e indirizzato verso una risposta finale, quella che il pubblico non si aspetta di ricevere.
Diana Della Mura
8 aprile 2024