Un incontro suggestivo per ricordare Victoria de los Angeles, al Giovanni da Udine, il 27 ottobre 2023
Venerdi 27 ottobre, alle 17.30, si è inaugurata la rassegna ‘PICCOLI GRANDI EVENTI’ al Teatro Giovanni da Udine.
Si tratta di una interessantissima serie di incontri voluti dalla direttrice Musica e Danza, la Signora Fiorenza Cedolins, che coinvolgono illustri studiosi ed interessanti cantanti che si propongono di indagare il mondo della canzone.
Il primo incontro, introdotto con eleganza dal soprano friulano, magnifica padrona di casa, ha al centro la figura di Victoria de los Angeles, cantante spagnola di cui si celebrano i cent’anni dalla nascita.
Per ricordarla è intervenuto il critico musicale Jorge Binaghi, co-fondatore della Fundacio’ Victoria de los Angeles.
Binaghi è letterato raffinato, critico affidabile ed onesto, poco incline agli eccessi ed alle forzature ed ha saputo presentare il grande soprano catalano pastellandone la figura con misura ed affetto.
Ha descritto la sua famiglia , di origini umili. Ha ricordato l’irrompere della Guerra Civile nella vita di quella giovane che cantava a squarciagola nelle aule vuote dell’Università, dove il padre era bidello. Ha parlato degli anni felici della giovinezza e di quelli tragici che si abbatterono su di lei, superati i quaranta anni, quando il matrimonio fallì, perse un figlio e dovette gestire il grave handicap dell’altro di cui, racconta Binaghi, lei era orgogliosissima.
Un particolare che spiega, meglio di tante pagine biografiche, quegli sguardi velati di malinconia , quella bruma triste che ammanta il volto della Señora in tutte le sue fotografie più note.
Una vita costellata dalla sofferenza, che riversava nelle sue interpretazioni, vissuta con una intensità tale che dovette cancellare alcuni brani dal repertorio, man mano che il carico emotivo sui singoli pezzi si faceva intollerabile.
Un modo di sublimare la musica, che si fa strumento fondamentale per sopravvivere ad un presente bagnato di lacrime, per riuscire a ritagliare attimi di poesia in una quotidianità che ferisce la vita, come mostrano i frammenti di sorriso che appaiono fugaci nei bei filmati di repertorio proposti da Binaghi, in un intervento tenero ed elegante, che è una vera, interessantissima, lezione di stile.
Quanta grazia nella direzione del teatro di aver voluto, in un anno in cui tutti celebrano, spesso a sproposito, il secolo dalla nascita della Callas, ricordare un’artista delicata e raffinata, nata nello stesso anno, che nel corso di una carriera lunghissima ha sempre celebrato il valore della canzone popolare, inserendola copiosamente nei suoi recital, a ricordare l’umiltà delle proprie origini, ma anche il valore taumaturgico dell’Arte.
A ricordare il dono prezioso dell’unicità, di come l’arte voglia dire coltivare le differenze, non l’omologazione
La seconda parte della serata vede protagonisti una coppia di giovanissimi interpreti friulani: il pianista Alessandro Del Gobbo ed il soprano Gaja Vittoria Pellizzari, chiamati ad evocare le atmosfere musicali amati dal soprano castigliano.
Il concerto si apre con un brano di Mozart: ‘Ridente la calma’, nel quale la Pellizzari, allieva del soprano Annamaria Dell’Oste, mostra subito solide basi tecniche, un centro omogeneo ed un colore dalla grande personalità, in un brano che sa irrorare di eleganza e di appropriata malinconia.
Accurata l’interpretazione di ‘Che fa il mio bene’ di Beethoven, aria da concerto per la quale la cantante, nonostante la giovanissima età, riesce ad esibire una interessante tavolozza di sfumature , senza mai scivolare nello stereotipo.
La Pellizzari prosegue sicura, passando per un suggestivo Schumann, un Wagner dalla forte componente interpretativa, fino ad arrivare ad una commovente versione di ‘Wiegenlied’ di Brahms, uno dei brani preferiti dalla de los Angeles, che il giovane soprano friulano legge con personalità intensa, senza imitare, ma regalando un momento di struggente e credibile poesia.
La prima parte si chiude con una lussuosa esecuzione pianistica di Del Gobbo, che mette in evidenza una tecnica sicura, che non è mai ostentazione e che viene posta al servizio di una suggestiva interpretazione, ricca di colori, che, sarà per il clima magico della serata, sembra aver trovato le sfumature nel racconto della vita della de los Angeles.
La seconda parte allinea Schubert, con una misurata ‘Da quel sembiante appresi’; un Rossini dagli stimoli danteschi, screziato d’ironia; un ‘Se tu m’ami’ di Parisotti per il quale la cantante è stata capace di individuare una articolata tavolozza, che le permette di descrivere un caleidoscopio di sensazioni senza cadere in facili leziosismi.
Nel corso di ‘Povera me’ di Viardot, forse a causa di un po’ di polvere, il soprano ha qualche piccolo colpo di tosse. Incanta vedere come riesce a gestire l’episodio, senza perdere il controllo del mezzo vocale, mantenendo salda l’interpretazione e ferrea l’intonazione. Una prova di professionalità da consumata interprete, che sottolinea ancora una volta le potenzialità di questa artista, che chiude il concerto con una canzone classica spagnola ‘El Vito’.
Seguono ben tre bis, nei quali si cerca di esplorare atmosfere più ironiche e divertite, fino al saluto finale della Signora Cedolins, che riesce a trascinare a fatica sul palcoscenico Jorge Binaghi, che è così ritroso per non togliere l’attenzione ai giovani interpreti ai quali il celebre soprano chiede, come regalo personale, di poter riascoltare la suggestiva ‘Ninna Nanna’ di Brahms.
Una serata ingioiellata da applausi abbondanti e sinceri, da una platea che annoverava rappresentanti del Conservatorio Tartini di Trieste, di quello di Udine, di alcune penne storiche della critica teatrale e di tanti studenti di musica.
Una considerazione finale, però, va fatta.
Iniziative come questa sono coraggiose e controcorrente. Non puntano al sold out, ma alla semina. Di valori e di passione. Di motivazione ed ideali. Si è chiamato da Barcellona un critico che ha sempre brillato per rettitudine e trasparenza, per raccontare una donna coraggiosa, che ha saputo regalare al mondo la luce della sua arte, anche quando dentro sentiva la notte più profonda. Si è regalato un palcoscenico a due giovani interpreti, che se lo sono guadagnati per il loro valore e gli si è anche offerta la possibilità di incontrare il loro pubblico, in un dopo concerto gestito con misura e delicatezza da una Cedolins che si trasformava da Primadonna del teatro in godibile padrona di casa, capace di intrattenere con la stessa affabilità pezzi di storia del teatro e giovani curiosi.
In un tempo di scalpitanti sovrintendenti autoreferenziali, di burocrati chiamati a gestire il mondo della cultura con la calcolatrice invece che con il cuore, di politici calati nelle caselle vuote degli organigrammi, vedere competenza, passione, coraggio e determinazione del credere nel futuro del teatro come strumento per cambiare il mondo, è già una autentica Opera d’Arte, che speriamo che il pubblico friulano, ma non solo, abbia la voglia ed il piacere di sostenere.
La rassegna è continuata la stessa sera con il piacevole concerto di Stefania Seculin. Mezzosoprano e performer che ha indagato un secolo di canzoni, da ‘A Vucchella’ ad ‘Over the Rainbow’, a dimostrare ancora una volta come non esistano reali divisioni fra i generi musicali, ma piuttosto fra buona e cattiva musica ed ancora di più fra appassionati interpreti di qualità e cantanti di maniera, categoria questa a cui certo non appartiene la cantante triestina.
Gianluca Macovez
30 ottobre 2023
Informazioni
QUANDO LA CANZONETTA DIVENTA UN CLASSICO? IL LIED
Conferenza concerto
Relatore JORGE BINAGHI
Soprano GAJA VITTORIA PELLIZZARI
Pianoforte ALESSANDRO DEL GOBBO
Teatro Giovanni da Udine, 28 ottobre 2023